CIVETTA CAPOGROSSO - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCIVETTA CAPOGROSSO

NOME SCIENTIFICO: Aegolius funereus
 

Il punto di forza di questo rapace è sicuramente l’udito. La stessa particolare conformazione del cranio consente infatti a questo uccello di individuare immediatamente la posizione da cui provengono le fonti sonore. Risultato, la possibilità di catturare facilmente le prede anche in assenza totale di luce. Piuttosto confidente con l’uomo, teme invece i predatori arboricoli, tra cui la Martora…

Minacce

Tipicamente stanziale, la Civetta caporosso compie invece movimenti importanti a seconda delle stagioni, preferendo trasferirsi a quote più basse durante l’inverno o in occasione di stagioni particolarmente rigide. Come la “cugina” Civetta nana, appare fortissima la sua dipendenza da foreste mature e strutturate, tipicamente, alle nostre latitudini, foreste di conifere o boschi misti con betulle e pioppi. 

Questo si spiega con la necessità di individuare siti idonei per la nidificazione, cavità naturali o più spesso cavità lasciate libere da Picidi, e in particolare il Picchio nero. Proprio l’abbondanza del Picchio nero appare positivamente correlata alla presenza della Civetta capogrosso, mentre è stata evidenziata una competizione con l’Allocco Strix aluco  che ne limiterebbe la presenza.

In definitiva, la distribuzione della Civetta capogrosso appare più condizionata dalla presenza del picchio nero che da altri fattori ambientali. Questa specie infatti non appare molto sensibile al disturbo umano, mentre una buona alternativa alle cavità naturali è costituita da idonee cassette nido, nelle quali, è stato dimostrato, la specie nidifica volentieri..

La gestione forestale intensiva con rimozione dai boschi delle piante con bassa resa economica – alberi molto vecchi e ricchi di cavità – comporta la distruzione dei siti di nidificazione. È questa una delle principali minacce per la specie, essendo quest’ultima dipendente in prima battuta dall’abbondanza di Picidi ma, di conseguenza, delle piante che ospitano le cavità. Meno impattante sulle popolazioni alpine è il problema della disponibilità di cibo, mentre la predazione – soprattutto durante l’incubazione delle uova – può costituire un fattore chiave in grado di determinare l’esito della riproduzione.