CODONE
NOME SCIENTIFICO: Anas acutaLe lunghe penne della coda gli hanno valso il nome inglese di Pintail, sono il segno distintivo del Codone, anatra piuttosto rara in inverno in Italia, rinvenibile soprattutto nella Laguna di Venezia e in poche altre zone umide del Paese. Relativamente schivo, si fa notare maggiormente durante il corteggiamento – difficilmente in Italia – quando il maschio emette un fischio sommesso per attirare l’attenzione della femmina, che ha poi la possibilità di scegliere tra diversi individui dell’altro sesso. Anche i rapidi battiti d’ala producono un piccolo fischio.
Ordine: Anseriformes
Famiglia: Anatidae
Zone umide aperte, con vegetazione non troppo fitta, caratterizzate dalla presenza di acque dolci: è qui che si può incontrare il Codone, che frequenta estuari, paludi, lagune e tundra. Si dedica alla ricerca di cibo, soprattutto nelle ore notturne. Anatra di superficie, si alimenta di vegetali che crescono in aree in cui il livello delle acque è piuttosto basso (piante acquatiche, alghe e semi) e che può raggiungere senza immergersi. Più raramente si ciba di vermi, molluschi e piccoli pesci.
L’areale dell’Anas acuta è molto vasto: la specie nidifica in Nord Europa, nell’area settentrionale del continente asiatico, in Canada, Alaska e nel centro degli Stati Uniti. Durante lo svernamento si sposta a sud dell’areale, arrivando a toccare anche l’equatore. È presente in Italia nei mesi di febbraio-marzo e, successivamente, a partire da ottobre, con l’inizio dei movimenti post-produttivi. Solo in rare occasioni il Codone nidifica sul territorio nazionale. Negli sporadici episodi di riproduzione la specie si è concentrata soprattutto in Veneto (Laguna di Venezia), Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia.
Di forma piuttosto snella, il Codone raggiunge al massimo i 70 cm di lunghezza e 1,2 kg di peso. Il becco è molto pronunciato, così come la coda, di forma particolarmente aguzza, come indica il nome latino acuta . Nel periodo riproduttivo il maschio cambia aspetto: il piumaggio del corpo è prevalentemente grigio chiaro, mentre il bianco del petto si estende sul collo formando due strisce laterali. La testa è marrone con qualche riflesso ramato. La coda, prevalentemente grigia, presenta due lunghe piume verde scuro, mentre il sottocoda appare nero. Il piumaggio della femmina si mostra meno sgargiante: marrone chiaro – a differenza dalla femmina del Germano reale – con sfumature nere e rossicce. In entrambi i sessi il becco si caratterizza per una tonalità grigio-blu, mentre le zampe sono grigie. Gli individui più giovani assomigliano alla femmina, ma le parti superiori sono di tonalità più scura.
Il nido viene costruito in prossimità di un corso d’acqua, anche su dune o isolotti, in luoghi circondati dalla vegetazione, dove il Codone scava buche poco profonde. La femmina depone dalle 7 alle 10 uova, che poi cova per tre settimane abbondanti. I pulcini sono pronti per il volo a circa un mese e mezzo dalla nascita. Subito dopo la muta, la madre lascia il nido e la famiglia si smembra.
Grazie al censimento realizzato sull’avifauna acquatica in inverno, è possibile stabilire con una certa precisione le variazioni del contingente svernante nel corso del tempo, mentre sono pochi gli studi portati a termine sulle caratteristiche peculiari della specie e sulle sue esigenze ecologiche. Va inoltre considerato che la specie è vittima di un alto tasso di mortalità nei primi anni di vita: in Italia, il 50% dei soggetti non sopravvive oltre il primo autunno e il 90% non arriva ai 5 anni.
Essendo la caccia una delle principali minacce per il Codone, sarebbe opportuno analizzare gli effetti diretti e indiretti che la pratica venatoria esercita sulla popolazione dei codoni, a partire da un monitoraggio puntuale della specie durante il periodo riproduttivo. Nell’attesa di studi più approfonditi, una prova delle conseguenze della caccia sul Codone è rappresentata dall’altissima percentuale di segnalazioni di soggetti “stranieri” vittime di abbattimenti diretti sul suolo Italiano, come dimostrano i dati su inanellamenti e ricatture.
Con tutta evidenza, il prelievo venatorio che viene effettuato in Italia sulla specie non risulta comunque compatibile con lo stato di conservazione della stessa a livello internazionale. Anche in base alle prescrizioni della stessa Direttiva Uccelli, a livello di singoli Stati dovrebbe esserne quindi proibita la caccia durante il periodo di nidificazione, riproduzione e dipendenza, per evitare l’aggravarsi del declino delle popolazioni.
In Italia, in particolare, è necessario procedere a un monitoraggio approfondito e alla conseguente elaborazione di statistiche che confermino – o più probabilmente smentiscano – la sostenibilità della caccia al Codone su territorio nazionale. La mancanza di dati attendibili riguardanti la popolazione svernante in Italia rende comunque consigliabile – in attesa di studi più approfonditi – la sospensione della caccia a questa specie.
Una delle principali minacce per la specie è sicuramente costituita dalla caccia. Sebbene la popolazione di codoni risulti in declino, la specie risulta ad oggi ancora cacciabile, mostrandosi inoltre particolarmente esposta al pericolo di avvelenamento da piombo conseguente all’ingestione di pallini da caccia.
La popolazione svernante, durante i mesi trascorsi nel continente africano, spesso subisce forti perdite causati dalle alterazioni del corso e della portata a cui sono soggetti i corsi d’acqua africani – probabilmente accentuati dai mutamenti climatici in atto – verso cui gli individui migrano durante la stagione fredda. Peraltro, l’ambiente acquatico ospita praticamente tutte le principali fonti di cibo per il Codone, rendendolo particolarmente esposto a ogni sorta di mutamenti nell’ecosistema fluviale.
Ulteriori minacce pendono poi sulla popolazione nidificante: inquinamento da petrolio, drenaggio degli ambienti umidi, estrazione della torba e incendio e sfalcio dei canneti sono pericoli rilevanti, specialmente per le fasi di schiusa e involo. Anche la modifica nella gestione delle aree umide incide sulla conservazione della specie, poiché può portare a un abbandono del pascolo e allo sviluppo di terreni con fitta vegetazione arborea.
In generale, l’industrializzazione e lo sfruttamento intensivo del territorio, messi in atto soprattutto nelle aree costiere di tutta Europa, causano modifiche profonde di questi ambienti, tali da inficiare l’andamento riproduttivo di molte specie ad essi legate, Codone compreso. La specie risulta infine parzialmente suscettibile al botulismo, che può portare alla paralisi respiratoria e all’influenza aviaria.
Specie considerata in declino, il Codone versa in uno stato di conservazione sfavorevole sia a livello dell’Unione europea che nell’intero continente. La specie non è stata inclusa nella Lista Rossa nazionale e, nonostante una situazione negativa anche nel nostro Paese, non risulta tutelata dalla legislazione venatoria vigente.
All’interno dell’Unione europea sia la popolazione nidificante sia quella svernante hanno conosciuto un pesante declino nel ventennio tra il 1970 e il 1990. Per il decennio successivo, il trend è rimasto negativo, ma ha segnato un decremento più moderato. La popolazione nidificante nell’Unione europea si attesta intorno alle 70mila-120mila coppie – pari al 5% della popolazione nidificante globale – mentre quella svernante è pari a 1.600.000 individui.
In Italia la specie è prevalentemente svernante e solo raramente nidifica. La popolazione svernante ha conosciuto un picco tra il 1995 e il 1996 raggiungendo i 6.879 individui. L’area che più influenza l’andamento della popolazione nazionale di Codone è la Laguna di Venezia, luogo in cui, tra il 1996 e il 2000, si concentrava il 39% del contingente svernante italiano. La popolazione nidificante entro i confini nazionali non risulta invece essere significativa – a fini conservazionistici – a livello europeo.
In Italia il Codone è presente soprattutto nei periodi precedenti e successivi alla riproduzione, migrazione e svernamento, vale a dire da febbraio ad aprile e da ottobre a gennaio. I picchi si raggiungono nella prima decade di marzo e nella decade centrale di novembre. La specie compie spostamenti migratori molto ampi e, nella Penisola italiana, si concentra soprattutto nelle regioni settentrionali, nella Pianura padana e sulla costa adriatica. Gli esemplari che sorvolano il territorio nazionale spesso provengono dall’Olanda, segno che i codoni si spostano lungo le coste dell’Europa settentrionale in autunno, per poi scegliere percorsi più diretti per spostarsi verso il continente africano per lo svernamento.
Il verso del Codone presenta caratteristiche originali rispetto a quello di anatre simili. Nell’emettere il suo canto, l’ Anas acuta articola suoni molto diversi tra loro: i primi ricordano cinguettii e sono di tonalità medio bassa, ripetuti in modo pressoché identico; i due suoni successivi sono più simili al classico “starnazzare” tipico della famiglia degli Anatidi.