CORVO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliCORVO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Corvus frugilegus
 

“Allora, quest'uccello d'ebano, inducendo la mia triste fantasia a sorridere, / con la grave e severa dignità del suo aspetto: / «Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso - io dissi - tu non sei certo un vile / orrido, torvo e antico corvo errante lontanto dalle spiagge della Notte / dimmi qual'è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte!» / Disse il corvo: «Mai più».” (da Poe, E.A. The Raven, 1845).

   Così E.A. Poe descrive l'uccello “del malaugurio” per eccellenza, irrisoluto e longevo, presente anche nella Bibbia e nella Metamorfosi di Ovidio. Volatile con una grande capacità di apprendimento e di adattamento, è in grado di lanciare piccoli oggetti per difendersi da potenziali aggressori o di manovrare ramoscelli per raggiungere il cibo nelle fessure dei tronchi.

   Il termine italiano "Corvo" viene dal latino Corvus, mentre il termine frugilegus, anch'esso latino, è composto dal sostantivo, frux, frugis f.= frutto e dal verbo legere = raccogliere, accumulare.

Minacce

Essendo il Corvo comune una specie prettamente granivora e molto vorace, in inverno la sua alimentazione è legata soprattutto alle coltivazioni; in Italia settentrionale va alla ricerca di stoppie di mais, prati, campi arati e marcite. La dieta invernale comprende infatti soprattutto semi di mais, ma anche sostanze di origine animale, quali insetti adulti e larve, micromammiferi.

 

La specie si nutre più velocemente delle altre specie di corvidi soprattutto sui campi fertilizzati con letame e sui campi arati e livellati: questa maggior efficienza alimentare deriva da una maggiore frequenza di beccata e da un frequente ricorso a varie tecniche di alimentazione.

 

L’ultima indagine sulla popolazione a scala nazionale è stata svolta a metà anni ’80. Considerato il marcato declino a cui è soggetta la specie come specie svernante in Italia, si ritiene opportuna la realizzazione di un’analoga indagine, al fine di stimare l’attuale contingente svernante nel nostro Paese.

 

È verosimile che le cause del declino in Italia siano legate a fattori non legati al territorio nazionale, ma che molto probabilmente sono stati i cambiamenti climatici ad avere un ruolo significativo in tal senso. L'aumento delle temperature invernali potrebbe aver determinando un accorciamento dei percorsi migratori delle popolazioni svernanti in Italia.