CORVO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliCORVO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Corvus frugilegus
 

“Allora, quest'uccello d'ebano, inducendo la mia triste fantasia a sorridere, / con la grave e severa dignità del suo aspetto: / «Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso - io dissi - tu non sei certo un vile / orrido, torvo e antico corvo errante lontanto dalle spiagge della Notte / dimmi qual'è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte!» / Disse il corvo: «Mai più».” (da Poe, E.A. The Raven, 1845).

   Così E.A. Poe descrive l'uccello “del malaugurio” per eccellenza, irrisoluto e longevo, presente anche nella Bibbia e nella Metamorfosi di Ovidio. Volatile con una grande capacità di apprendimento e di adattamento, è in grado di lanciare piccoli oggetti per difendersi da potenziali aggressori o di manovrare ramoscelli per raggiungere il cibo nelle fessure dei tronchi.

   Il termine italiano "Corvo" viene dal latino Corvus, mentre il termine frugilegus, anch'esso latino, è composto dal sostantivo, frux, frugis f.= frutto e dal verbo legere = raccogliere, accumulare.

Stato di salute

Lo status di conservazione del Corvo comune viene valutato come favorevole a livello europeo e nell’Ue. In Europa la popolazione è risultata in incremento nel periodo 1970-1990 mentre nel decennio 1990-2000 è risultata stabile a livello di Ue. Non è stato possibile effettuare una valutazione a scala europea per la mancanza di dati relativi alla popolazione chiave della Russia.

 

La popolazione nidificante dell’Ue è stimata in 2.100.000 – 3.400.000 coppie e corrisponde al 19-21% della popolazione europea complessiva (stimata in 10.000.000 – 18.000.000 di coppie) e a una frazione compresa tra il 5% ed il 24% della popolazione globale della specie. Non ci sono disponibili per potere effettuare una valutazione di responsabilità dell'Italia per la conservazione della specie, ma possiamo constatare che negli anni ’80 gli individui svernanti in Italia erano stimati in alcune centinaia di migliaia.

 

Le catene montuose agiscono quali importanti barriere geografiche per la specie, ed è quindi verosimile, pur in mancanza di ricatture dirette, che questi uccelli raggiungano l’Italia attraverso le nostre regioni più nord-orientali, per poi distribuirsi primariamente nelle aree padane e dell'Alto Adriatico.

 

Nel 1889 il corvo svernava in tutte le pianure della Penisola e delle grandi isole. Nel 1955 era scomparso dall'Italia meridionale e si era molto ridotto nelle regioni tirreniche. A metà anni ‘80 la popolazione svernante era stimata in alcune centinaia di migliaia di individui, svernanti esclusivamente nella Pianura Padana centrale e occidentale e nelle regioni adriatiche settentrionali, ed in minima parte nelle vallate alpine più ampie, ed era completamente scomparso da Sicilia e Sardegna.