COTURNICE DI SICILIA
NOME SCIENTIFICO: Alectoris graeca whitakeriTrova rifugio sulle ripide pendici del vulcano più alto d’Europa. Il suo richiamo si sente all’alba e al tramonto. Sceglie le ampie aree impervie attorno all’Etna, ma non disdegna le coste frastagliate, punteggiate dalla macchia mediterranea. È questa la Coturnice di Sicilia, o “Pirnici”, come è più opportuno chiamarla utilizzando il dialetto siciliano, visto che l’intera popolazione di questa che ormai è considerata da molti studiosi una specie è concentrata esclusivamente sull’isola…
Ordine: Galliformes Famiglia: Phasianidae
Più piccola della sorella “continentale”, la Coturnice di Sicilia rappresenta l’emblema della fauna selvatica dell’isola. L’intera popolazione si trova in Sicilia, con una piccola colonia censita sul versante calabrese.
Del tutto distinta per aspetto ed esigenze ecologiche dalle diverse sottospecie continentali, la Coturnice di Sicilia non raggiunge di solito i 600 grammi di peso nel maschio (poco più di 300 grammi le femmine). Nonostante il forte declino che l’ha caratterizzata negli scorsi decenni, in Sicilia resiste un contingente abbastanza robusto, seppure estremamente frammentato in piccoli nuclei..
Non è raro avvistarla sulle pendici dell’Etna, dove la Piana di Catania lascia il posto alla nera roccia lavica: qui la Coturnice vive e nidifica fino a quote abbastanza elevate, anche 2.500 m. Ma la maggior parte della popolazione vive al livello del mare, dove la macchia mediterranea alternata ad ampie aree aperte e desolate offre l’habitat ideale per questa specie.
Fatta eccezione per il periodo riproduttivo – durante il quale si può ascoltare il tradizionale canto “territoriale” dei maschi – la Coturnice di Sicilia si muove in gruppo.
Attualmente, la Coturnice di Sicilia depone in media 13,1 uova l’anno, da un minimo di 7 a un massimo di 18. Ben il 98,2% arrivano a schiusa, con un numero di pulcini che sfiora i 13 per nido. Quasi 4 di questi – sempre in termini di valori medi – non riusciranno mai a volare, con un successo in termini di tasso d’involo che si situa in media attorno ai 9 giovani per coppia di successo.
A preoccupare, oltre alla consistenza assoluta della popolazione, è a questo proposito il numero medio di giovani effettivamente in circolazione. In provincia di Catania, ad esempio, tale numero risulta molto basso nelle aree non protette, 0,7, mentre nelle aree vincolate – Parco dell’Etna – risulta in linea con la “covata media” della Coturnice, e cioè pari a 4,3-6,5 individui per km quadrato.
Un’evidenza ulteriore che spiega come sia la pressione venatoria – unita al basso numero di coppie nidificanti e alla scarsa produttività delle stesse – la principale problematica che ostacola una potenziale ripresa della popolazione isolana. Pur non esistendo le condizioni per la determinazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) in termini di consistenza assoluta, è in ogni caso possibile proporre un valore di densità minimo, da raggiungere mettendo in atto opportune azioni di tutela specialmente in termini di contrasto al bracconaggio e di sostegno all’istituzione di nuove aree protette.
Tale densità dovrebbe essere uguale o superiore a 2 individui per km quadrato, per garantire la stabilità delle popolazioni nel medio periodo. Da perseguire, poi, un’azione orientata all’aumento delle popolazioni più significative, in modo da contrastare l’eccessiva frammentazione delle stesse e la conseguente impennata delle probabilità di estinzione della specie sull’isola.
La pressione venatoria può avere conseguenze particolarmente nefaste sulla specie, ed è in qualche modo responsabile di gran parte del declino osservato fino ad ora. Che la pressione venatoria sia – anche ai livelli attuali – insostenibile per la specie lo dimostra un semplice esempio, relativo alla provincia di Catania.
A fronte di una densità media pari a 1,5 individui per km quadrato, la distribuzione della Coturnice in provincia di Catania non è affatto omogenea, con ampi fenomeni di estinzioni locali. Più consistente la popolazione nel Parco regionale dell’Etna – densità media registrata pari a 1,93 individui per km quadrato – rispetto a quella rilevata in aree non coperte da vincoli di conservazione. Il forte declino registrato al di fuori delle aree protette è quindi il primo elemento che lascia intendere come qualsiasi forma di pressione venatoria non sia tollerabile dati gli attuali livelli della popolazione di Coturnice sull’isola.
Ma caccia e bracconaggio, pur se molto impattanti, spiegano solo in parte il pesante declino delle popolazioni isolane, dovuto anche alla frammentazione e al degrado dei relativi habitat. Incendi dolosi, riforestazioni che non hanno tenuto conto della necessità, per questa specie, di disporre di ampie aree aperte per alimentarsi e costruire il nido, hanno progressivamente ridotto l’ambiente idoneo per la Coturnice di Sicilia, una specie dipendente dalla disponibilità di prati e radure alternati a macchia mediterranea o aree boscate.
A fare il resto sono stati l’abuso di pesticidi, l’inquinamento genetico dovuto all’introduzione di coturnici alloctone, nonché alcune epidemie che hanno comportando valori anomali di mortalità. Anche i cambiamenti climatici potrebbero avere avuto – e avere ancor di più in prospettiva – un effetto nefasto sulla specie, anche se non esistono ancora elementi sufficienti per valutarne esattamente le conseguenze sugli habitat e sulla biologia riproduttiva della Coturnice di Sicilia.
L’Italia ospita la totalità della popolazione ed è quindi evidente il ruolo chiave del nostro Paese per la sua conservazione. Piuttosto ridotta, la popolazione attuale di Coturnice di Sicilia non supera le 1.500 coppie, mentre la stessa Lista Rossa Nazionale la classifica come specie “in pericolo”.
Protetta dalla Direttiva Uccelli, la Coturnice di Sicilia risulta in declino da diversi anni. Rispetto alla situazione storica, l’areale di nidificazione si è ridotto di quasi un quarto, con una preoccupante accelerazione a partire dal 1950. Alla contrazione dell’areale si è accompagnata una progressiva riduzione delle densità delle popolazioni.
Considerando l’intero periodo dal secondo dopoguerra ad oggi, il declino è stato del 34%, con una particolare intensità registrata negli anni Settanta. La sostanziale stabilità della popolazione registrata a partire dal 1993 – quando la stima era appunto di 1.500 coppie – non pare aver arrestato questa tendenza di lungo periodo, che si è risolta in pratica con l’abbandono di diverse aree – per esempio il Trapanese – un tempo regolarmente abitate dalla specie.
Particolarità della Coturnice di Sicilia è quella di nidificare indifferentemente a quote anche molto elevate – 2.500 metri sulle pendici dell’Etna – oppure al livello del mare, senza per questo mostrare particolari specializzazioni ecologiche. L’habitat preferito è comunque quello steppico, con moderata copertura arborea (sulla costa, è sufficiente la presenza di porzioni di macchia mediterranea, anche degradata).
La Coturnice di Sicilia è ad alto rischio di estinzione. Ridotta, estremamente frammentata in termini di consistenza assoluta e di areale, soggetta a un insostenibile pressione venatoria, la popolazione superstite di questa specie rischia di estinguersi in pochi decenni. La buona consistenza della specie nelle aree protette – Parco regionale dell’Etna – non compensa la bassissima densità registrata altrove, con un numero molto limitato di coppie nidificanti e di individui giovani in circolazione. Senza l’istituzione di nuove aree protette e una totale messa al bando del prelievo venatorio, la Coturnice di Sicilia resta estremamente vulnerabile e con ridotte possibilità di sopravvivenza nel lungo periodo.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | in calo e frammentato | cattivo |
Popolazione | in calo; nuclei isolati | cattivo |
Habitat della specie | trend ignoto ma localmente a rischio | inadeguato |
Complessivo | cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
Come la “sorella” continentale, la Coturnice di Sicilia si distingue per il canto metallico vigoroso, emesso dagli individui maschi in primavera, per attirare la compagna e delimitare il territorio, ma anche all’alba o al tramonto, per chiamare altri individui a raccolta…