CUCULO
NOME SCIENTIFICO: Cuculus canorusLa specie è ben nota per la peculiare abitudine di essere “parassita” di nidi altrui – soprattutto di capinere, forapaglie comuni, cannaiole comuni, ballerine ed averle – ove una femmina di Cuculo può deporre, complessivamente, anche fino a 15-20 uova ogni stagione: i giovani cuculi nascono contemporaneamente, o addirittura prima dei compagni di nido e, per istinto, spingono fuori dal nido le uova o la prole dei genitori adottivi, sbarazzandosi in tal modo dei concorrenti e rimanendo unici “padroni” del nido. I nuovi genitori continueranno a nutrirli lo stesso, guidati dall’istinto naturale. Diffusa è anche, in modo particolare nelle campagne, la leggenda per cui il Cuculo – che prende il nome dal peculiare richiamo ben udibile a distanza – sia anche una specie particolarmente longeva…
Ordine: Cuculiformes Famiglia: Cuculidae
Il Cuculo presenta una lunghezza di 33 cm e può raggiungere fino ai 60 cm di apertura alare, per un peso tra i 70 e i 170 grammi. La livrea tende all’azzurro nella parte superiore, mentre nella femmina talvolta può apparire bruno-rossiccio. Coda lunga e ali piuttosto appuntite e affilate, mostra nel ventre tonalità tendenti al bianco, con strie diffuse. Il volo è diritto, con rapide battute d’ala; prima di posarsi, spesso su alberi e rocce, plana. Per la “silhouette” in volo può essere confuso addirittura con lo Sparviere.
Vastissimo l’areale di presenza della specie, che comprende l’Europa e gran parte dell’Asia, fino al limite della vegetazione arborea nell’Artico, a nord, e all’Africa nord-occidentale, a sud. A Oriente lo si trova fino in Cina e Giappone. In Italia è presente la sottospecie nominale C. c. canorus , anche se la sottospecie C. c. bangsi , originaria di Penisola Iberica, Baleari e Africa settentrionale potrebbe interessare la Sicilia, essendo stata già avvistata nell’Arcipelago maltese.
Come dimostra la sua distribuzione particolarmente vasta nell’emisfero settentrionale, il Cuculo si adatta praticamente a ogni ecosistema: predilige comunque i boschi, specialmente luminosi e con un ricco sottobosco, di collina e pianura. Si alimenta di numerose specie di insetti, grossi bruchi scartati da altri uccelli, nonché ragni, molluschi, vermi e qualche vegetale. Più diffuso fino ai 1.400-1.500 metri di altitudine, presenta densità inferiori alle quote più elevate, spingendosi fino a un massimo ai 2.400 metri sulle Alpi occidentali e centrali.
Il Cuculo è ben noto per il parassitismo di cova. La “vittima” più frequente in assoluto è in Italia il Canareccione, con circa il 27% dei nidi parassitati, seguito da Luì verde, con il 25%, e dal Pettirosso con il 23%. Le uova somigliano molto a quelle della specie “ospite”. Alla schiusa – che di norma avviene dopo circa 12 giorni – il pulcino del cuculo, aiutandosi con il dorso, si sbarazza delle altre uova presenti e non ancora schiuse, presentandosi quindi nel nido come l’unico ospite. I genitori adottivi vengono ingannati da questo comportamento e nutrono il giovane Cuculo come se fosse un proprio nidiaceo per 2-3 settimane.
Una delle difficoltà che si riscontra nella raccolta di informazioni sulla specie appare legata alla difficoltà nel reperire i nidi parassitati. In generale, i dati disponibili sul Cuculo nel nostro Paese si presentano per lo più puntiformi e spesso relativi a situazioni locali.
Peraltro, i valori di densità in Italia variano molto a seconda delle diverse tipologie di ambienti idonei, che sono assai numerose trattandosi di specie pressoché ubiquitaria. Un ulteriore fattore di difficoltà è rappresentato dal fatto che la variabile “coppie” che viene prevalentemente fornita nelle indicazioni di densità rilevate si riferisce in realtà al numero di maschi cantori, mentre risulterebbero più importanti i valori di densità delle femmine, trattandosi di specie il cui sistema riproduttivo – pur non ben conosciuto – sembrerebbe basato sulla promiscuità (femmine che si accoppiano con vari maschi nel periodo della deposizione).
A fronte di tali evidenze, non risulta ad oggi possibile definire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie. A titolo indicativo, è tuttavia utile prendere a riferimento alcuni valori di densità riscontrati in varie tipologie ambientali: 0,06-0,12 coppie per kmq in ambienti forestali igrofili, 1-2 coppie per kmq in ambienti coltivati, 3 in ambienti forestali mediterranei e fino a 4 in ambienti umidi a canneto.
La conservazione della specie in Italia deve quindi basarsi sul mantenimento e il ripristino degli habitat idonei alla nidificazione e all’alimentazione delle specie ospiti, soprattutto canneti e zone umide e ambienti agricoli coltivati in modo non intensivo. La riduzione dell’uso di erbicidi in ambiente agricolo durante il periodo riproduttivo può rappresentare un ulteriore elemento favorevole alla specie. Le popolazioni dovrebbero poi essere oggetto di regolare monitoraggio, al fine di verificare i trend di medio periodo e trarne quindi ulteriori indicazioni per la conservazione.
L’areale storico di nidificazione della specie in Italia era con tutta probabilità più esteso, data la maggiore disponibilità, in passato, di habitat idonei. Pur essendo una specie particolarmente adattabile, infatti, il Cuculo in genere evita ambienti rurali con monocolture intensive, formazioni boschive troppo chiuse o aree eccessivamente urbanizzate. Densità molto più elevate si registrano invece in zone umide con vasti canneti e – naturalmente – nelle aree che vedono una elevata presenza delle specie parassitate.
Ad oggi, i principali fattori negativi per la conservazione del Cuculo sono rappresentati dalla distruzione e trasformazione degli habitat riproduttivi delle specie parassitate e dalla diminuzione, per queste ultime, delle risorse alimentari disponibili. Negativi per la specie sono anche l’uso di pesticidi e le uccisioni illegali, che spesso si verificano in primavera.
A livello biogeografico, sono diverse le porzioni di territorio italiano dove sono stati registrati decrementi significativi della specie, nel corso degli anni ’90: ad esempio in Lombardia, dove la media registrata tra il 1992 e il 2007 – pari a 8.000 coppie – nasconde in realtà una netta diminuzione verificatasi tra il 1996 e il 1998; decrementi significativi sono stati registrati anche in Alto Adige e in Toscana, ove però la specie appare stabile dopo il 2000. Altrove si registrano situazioni di stabilità o anche, in Sicilia, un’espansione significativa dei siti di presenza.
Scarsi risultano i dati disponibili sul successo riproduttivo. Nei canneti del Lago di Massaciuccoli, in Toscana, nel periodo 1992-2005, il successo di schiusa è stato del 63,6% e quello riproduttivo complessivo di poco superiore al 56%. A livello europeo si registra, sul totale delle uova deposte, un tasso d’involo compreso tra il 22 e il 66%, in Gran Bretagna, e del 30% in Germania. In Francia, sul totale dei nidi parassitati dal Cuculo, il tasso di involo raggiunge il 28%.
In generale, si rileva un’elevata mortalità dei giovani nel periodo che intercorre tra l’abbandono del nido e la loro completa autosufficienza: questo a causa del loro insistente richiamo, che attira facilmente i predatori. Inoltre, in caso di maltempo persistente dopo l’abbandono del nido, la carenza di insetti può determinarne la morte per alimentazione inadeguata. Ad influenzare la consistenza delle popolazioni possono essere anche le condizioni riscontrate nei quartieri africani di svernamento, la cui esatta distribuzione non è però ancora sufficientemente conosciuta.
Lo stato di conservazione del Cuculo viene valutato favorevole sia a livello continentale sia all’interno dei territori dell’Unione europea. Nei Paesi dell’Europa “comunitaria”, la popolazione nidificante complessiva è risultata stabile nel periodo 1970-1990 e in leggero declino nel decennio 1990-2000 – specialmente nell’Ue – per cause tuttora sconosciute. La popolazione nidificante nell’Unione europea è attualmente stimata in 850.000-1.900.000 coppie, pari al 20-22% della popolazione europea complessiva e a una frazione compresa tra il 5% e il 24% della popolazione globale della specie.
La popolazione italiana viene stimata in 50.000-100.000 coppie, pari al 5% della popolazione “comunitaria” e a non più dell’1% della popolazione continentale complessiva. Nel nostro Paese presenta un trend tendenzialmente stabile, con decrementi e fluttuazioni locali, soprattutto in relazione all’evoluzione delle specie maggiormente parassitate. È presente in tutte e tre le regioni biogeografiche – alpina, continentale e mediterranea – se pure con densità non elevate; ampi “vuoti” di areale si registrano tuttavia in Sicilia meridionale e Salento.
Il Cuculo è un migratore a lungo raggio: dai quartieri di nidificazione europei si sposta nell’Africa subsahariana, per trascorrere la stagione fredda, anche se l’areale di svernamento è tuttora poco conosciuto. Recentemente si è scoperto che i cuculi, dato che non devono occuparsi dei pulcini, migrano nei quartieri di svernamento subito dopo aver deposto le uova. L’Italia è interessata da movimenti di cuculi provenienti da un’ampia fascia dell’Europa centro-settentrionale, dalle coste occidentali dell’Inghilterra, a ovest, fino a quelle del Baltico meridionale, a est. La latitudine più settentrionale di inanellamento è rappresentata dalla costa meridionale della Norvegia. In Italia si osserva una prevalenza di ricatture nelle regioni settentrionali e centrali; più a Sud, le localizzazioni sono soprattutto costiere. Le distanze percorse sono distribuite abbastanza uniformemente tra poche centinaia e oltre 2.000 km dai siti di inanellamento.
Il Cuculo non è stato inserito nella Lista Rossa Nazionale. Risulta specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Nonostante il declino registrato negli anni ’90, in Italia come in tutta l’Europa “comunitaria”, la specie mostra ad oggi un trend orientato alla stabilità, con fluttuazioni locali. Buona è la disponibilità di habitat, anche se storicamente, con tutta probabilità, più abbondante rispetto ad oggi. La specie appare sfavorita dall’eccessivo uso di pesticidi in ambienti agricoli – specialmente quelli a monocoltura intensiva – e dall’intensa urbanizzazione. Presenza e successo riproduttivo dipendono inoltre, in massima parte, dalla consistenza e dallo stato di salute delle principali specie parassitate.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | Complessivamente stabile | Favorevole |
Popolazione | Complessivamente stabile, fluttuazioni | Favorevole |
Habitat della specie | Sufficientemente stabile | Favorevole |
Complessivo | Favorevole |
*Variazione della popolazione negli anni
I cuculi prendono nome dal loro richiamo inconfondibile, con cui annunciano il loro arrivo in primavera. In realtà, il tipico canto è emesso solo dal maschio, mentre la femmina presenta una lunga “nota” gorgogliante.