FORAPAGLIE CASTAGNOLO - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Home | Le specie | Gli uccelli in... | Le specie protette | FORAPAGLIE CASTAGNOLO
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFORAPAGLIE CASTAGNOLO

NOME SCIENTIFICO: Acrocephalus melanopogon
 

Piuttosto schivo e diffidente, il Forapaglie castagnolo è un uccello tipicamente palustre. Canneti, cespugli e altra vegetazione acquatica affiorante rappresentano il luogo ideale per la costruzione del nido. Corta la coda, mentre un vistoso sopracciglio bianco fa da ornamento a un profilo particolarmente snello, su cui spicca il becco dritto…

 

Ordine: Passeriformes  Famiglia: Sylviidae

Interventi non sempre attenti nella gestione delle zone umide riducono ai minimi termini la vegetazione idonea per la costruzione del nido. Questi e altri fenomeni deve fronteggiare il Forapaglie castagnolo, piccolo Passeriforme delle zone umide dell’Italia centro-settentrionale.

La specie, piuttosto frammentaria in tutto l’areale – in Europa nidifica soprattutto nelle regioni meridionali e orientali – è in Italia sia sedentaria che migratrice e svernante. Bruno sul dorso, il Forapaglie castagnolo è caratterizzato da alcuni tratti distintivi che rendono la specie inconfondibile: dal sopracciglio bianco alle tonalità rossastre di petto e fianchi.

Parte integrante della dieta di questo uccello sono i piccoli organismi facilmente cacciabili sugli steli verticali emergenti, dove peraltro costruisce spesso il nido. È il Lago di Massaciuccoli, in Toscana, una delle aree in cui la specie mostra le migliori “performance” in termini di successo riproduttivo. Poche uova, meno di 3 per nido, ma con una percentuale di schiusa elevatissima, di poco inferiore al 97%.

Sempre più ristretto, l’habitat naturale del Forapaglie castagnolo risulta altamente vulnerabile sia alle variazioni del clima sia a interventi umani quali il semplice sfalcio dei canneti. Prova ne è la totale estinzione della specie in molte aree di presenza storica, come l’intera zona delle Valli costiere emiliano-romagnole, dove dal 2003 non si ha più notizia di nidificazioni accertate.

Prospettive

Attualmente la popolazione di Forapaglie castagnolo risulta in grave decremento in molti degli areali di presenza. La Toscana – che vede la presenza della popolazione più importante – ha conosciuto un decremento della specie pari al 17% in soli tre anni, tra il 2000 e il 2003. Altrove la specie è praticamente scomparsa come nidificante – vedi Valli di Comacchio, Valle Mandriole e altre zone umide della costa emiliano-romagnola – e presente in modo estremamente localizzato in altre regioni (al Lago Trasimeno, in Umbria, e in Puglia, a Torre Gauceto).

Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Lazio, Molise, Abruzzo, Campania e Sicilia non hanno visto alcuna nidificazione tra il 1996 e il 2000, mentre le attuali coppie nidificanti – non superiori al migliaio, contro le 3mila ipotizzate solo nel 1997 – sono quasi tutte concentrate in Toscana, a loro volta in sofferenza a causa, molto probabilmente, della riduzione della superficie a cannuccia palustre e magnocariceto. Nell’area di Massaciuccoli attualmente le migliori stime parlano di una densità media compresa tra 49,9 e 55,9 coppie per km². Densità leggermente più alte al Lago di Porta (65,5-79,3), comunque di molto inferiori a quelle rilevate alla fine degli anni Novanta.

Pur studiata approfonditamente nella “roccaforte” toscana, la specie non risulta ancora sufficientemente conosciuta in termini di parametri demografici e riproduttivi, stante anche la scarsità di informazioni su specie simili, sulla base delle quali avventurarsi nel calcolo di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). L’unico obiettivo scientificamente valido sembra essere quello di riportare le popolazioni di Forapaglie castagnolo ai livelli massimi riscontrati negli ultimi anni, con particolare riguardo alle aree dove la specie era comune fino ad anni recentissimi.

Un’opportuna gestione ambientale – che comprenda anche la gestione delle acque in modo da evitare sia i prosciugamenti precoci sia la salinizzazione – rappresenta una condizione fondamentale per la protezione dei principali siti di presenza. La stessa eutrofizzazione delle acque pare avere effetti negativi sulla specie, mentre le pratiche di sfalcio della vegetazione acquatica andrebbero in ogni caso condotte nel rispetto scrupoloso delle norme, oltre che tenendo conto il più possibile delle esigenze ecologiche di questa specie.

Minacce

In uno scenario generale orientato al decremento, colpiscono alcune situazioni locali dove la popolazione di Forapaglie castagnolo è praticamente scomparsa nel giro di pochi anni. In Emilia-Romagna, per esempio, l’importante sito di Valle Mandriole, che vedeva la presenza di quasi il 4% della popolazione nazionale, o le Valli di Comacchio e le altre aree umide costiere nei pressi di Ravenna. Qui la popolazione è praticamente scomparsa, di pari passo con i cambiamenti subiti dalla vegetazione acquatica prevalente (fragmiteti in luogo di tifeti).

Tornando alla popolazione toscana, va rilevato come tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta questa superasse di certo le 1.000 coppie. Ora, in terra di Toscana, la specie resiste solo nelle aree risparmiate dalle bonifiche, come il Lago Massaciuccoli, dove però risulta estremamente localizzata e vulnerabile anche a una minima alterazione degli habitat.

Proprio l’alterazione degli habitat appare la minaccia principale per un passeriforme dalle esigenze ecologiche particolarmente complesse: anzitutto l’acqua deve essere dolce, nonostante la vicinanza al mare (oltre i tre quarti della popolazione italiana di Forapaglie castagnolo nidifica a meno di 20 km dalla costa). Quindi l’estensione di tali aree, non inferiore a 20 ettari. Infine la vegetazione, con canneti e acque libere, nonché la predilezione per determinati tipi di piante acquatiche – fragmiteti o falascheti – e la necessità di disporre di acqua stagnante per l’intero periodo della nidificazione.

La salinizzazione delle acque dovuta a lunghi periodi di scarsa o nulla piovosità, la stessa variabilità climatica – particolarmente impattante negli ultimi anni – che causa il prosciugamento delle paludi anzitempo, infine un non sempre corretto sfalcio dei canneti. Sono queste le principali minacce che hanno pesato sul Forapaglie castagnolo e hanno causato, con tutta evidenza, il declino di molte popolazioni e la quasi scomparsa della specie in molte aree di presenza storica.

Stato di salute

Lo scenario del Forapaglie castagnolo a livello europeo si presenta relativamente favorevole, sia su scala comunitaria, sia, più in generale, a livello continentale. In moderato incremento tra il 1970 e il 1990, ha poi conosciuto un periodo di complessiva stabilità negli ultimi anni del secolo scorso.

Attualmente, la popolazione “comunitaria” di castagnolo è stimata in 13-27mila coppie, pari al 9% di quella continentale, stimabile a sua volta in 150-300mila coppie, e comunque a una frazione molto modesta della popolazione globale della specie. Con 600-1000 coppie nidificanti, la popolazione italiana rappresenta circa il 5% di quella “residente” nell’Ue.

A risaltare è però il marcato declino registrato dalla specie tra il 1990 e il 2000, in contrasto con il trend comunitario orientato prima al decremento e poi alla stabilità. Questo nonostante la particolare protezione riservata alla specie dalla legislazione venatoria, mentre il Forapaglie castagnolo risulta classificato dalla stessa Lista Rossa Nazionale quale “specie in pericolo”. Attualmente, la popolazione più importante della specie si trova in Toscana, ben 650-830 coppie nidificanti nel 2003, con un decremento tuttavia pari al 17% in soli tre anni. Altrove, soltanto Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Puglia sono state interessate da nidificazione certa tra il 1990 e il 2000.

Da rilevare, a fianco della popolazione nidificante, le numerose segnalazioni estere, in particolare nel mese di ottobre, quando gli individui dell’Europa centro-orientale (in particolare dall’Ungheria) si spostano verso i quartieri di svernamento posti nell’Europa meridionale o, più spesso, nell’Africa subsahariana. Particolarmente evidente, come risulta dai dati sulle ricatture, è la peculiare rotta migratoria seguita da questa specie, che da nord-est punta diritta verso sud ovest.

Semaforo

La popolazione italiana di Forapaglie castagnolo è ad oggi quasi completamente localizzata in Toscana, e in particolare nell’area del Lago Massaciuccoli. Questo causa un’estrema vulnerabilità della stessa anche a modeste alterazioni dell’habitat, con la stessa “roccaforte” toscana della specie che ha visto materializzarsi un decremento a doppia cifra anche negli anni più recenti. Altrove lo scenario è se possibile ancor più preoccupante, con la totale estinzione o l’estrema rarefazione della specie in molti dei siti storici di presenza. Per favorire la persistenza della popolazione residua è quindi importantissimo attuare interventi di gestione anche diretta dei siti, con particolare riguardo alla gestione delle acque, al fine di evitare sia i prosciugamenti precoci sia la salinizzazione delle aree costiere, una piaga si per sé sufficiente a compromettere il ciclo riproduttivo di questa ed altre specie delle zone umide d’acqua dolce.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* in contrazione cattivo
Popolazione in calo cattivo
Habitat della specie in diminuzione in siti importanti cattivo
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Già a febbraio cominciano a risuonare per la palude i “canti territoriali” del Forapaglie castagnolo (anche se spesso si tratta dei primi migratori verso i quartieri riproduttivi dell’Eruropa dell’est). Strettamente monogama, la coppia difende strenuamente il proprio territorio, pari anche a 900 m². Un’enormità, per una specie le cui dimensioni non superano i 12 cm, per 11 grammi di peso…