FORAPAGLIE CASTAGNOLO - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFORAPAGLIE CASTAGNOLO

NOME SCIENTIFICO: Acrocephalus melanopogon
 

Piuttosto schivo e diffidente, il Forapaglie castagnolo è un uccello tipicamente palustre. Canneti, cespugli e altra vegetazione acquatica affiorante rappresentano il luogo ideale per la costruzione del nido. Corta la coda, mentre un vistoso sopracciglio bianco fa da ornamento a un profilo particolarmente snello, su cui spicca il becco dritto…

Minacce

In uno scenario generale orientato al decremento, colpiscono alcune situazioni locali dove la popolazione di Forapaglie castagnolo è praticamente scomparsa nel giro di pochi anni. In Emilia-Romagna, per esempio, l’importante sito di Valle Mandriole, che vedeva la presenza di quasi il 4% della popolazione nazionale, o le Valli di Comacchio e le altre aree umide costiere nei pressi di Ravenna. Qui la popolazione è praticamente scomparsa, di pari passo con i cambiamenti subiti dalla vegetazione acquatica prevalente (fragmiteti in luogo di tifeti).

Tornando alla popolazione toscana, va rilevato come tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta questa superasse di certo le 1.000 coppie. Ora, in terra di Toscana, la specie resiste solo nelle aree risparmiate dalle bonifiche, come il Lago Massaciuccoli, dove però risulta estremamente localizzata e vulnerabile anche a una minima alterazione degli habitat.

Proprio l’alterazione degli habitat appare la minaccia principale per un passeriforme dalle esigenze ecologiche particolarmente complesse: anzitutto l’acqua deve essere dolce, nonostante la vicinanza al mare (oltre i tre quarti della popolazione italiana di Forapaglie castagnolo nidifica a meno di 20 km dalla costa). Quindi l’estensione di tali aree, non inferiore a 20 ettari. Infine la vegetazione, con canneti e acque libere, nonché la predilezione per determinati tipi di piante acquatiche – fragmiteti o falascheti – e la necessità di disporre di acqua stagnante per l’intero periodo della nidificazione.

La salinizzazione delle acque dovuta a lunghi periodi di scarsa o nulla piovosità, la stessa variabilità climatica – particolarmente impattante negli ultimi anni – che causa il prosciugamento delle paludi anzitempo, infine un non sempre corretto sfalcio dei canneti. Sono queste le principali minacce che hanno pesato sul Forapaglie castagnolo e hanno causato, con tutta evidenza, il declino di molte popolazioni e la quasi scomparsa della specie in molte aree di presenza storica.