FRINGUELLO ALPINO - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliFRINGUELLO ALPINO

NOME SCIENTIFICO: Montifringilla nivalis
 

Il Fringuello alpino è una specie molto socievole: si muove infatti in stormi formati da alcune decine fino a un massimo di 300 individui. Stormi consistenti possono essere osservati, solo nelle  regioni alpine – o alcuni settori appenninici – che ospitano le densità maggiori della specie. Nidifica ad alta quota, ove si trattiene anche durante la stagione fredda, spostandosi a valle solo occasionalmente per cercare cibo anche nei pressi di baite e villaggi. Anche durante il periodo riproduttivo le coppie mantengono abitudini sociali, nidificando spesso in gruppo, talvolta isolate…

 

Ordine: Passeriformes   Famiglia: Passeridae

Nonostante il nome, ha una struttura più simile a quella dei passeri che dei fringuelli. Si tratta dell’unico uccello alpino a presentare ali e coda in gran parte bianche, ben evidenti in volo. Al suolo, appare bruno sulle parti dorsali e color crema nel ventre. La gola presenta una macchia nera negli adulti, più evidente nel maschio. Rispetto alla Passera d’Italia , mostra ali leggermente più lunghe e appuntite. Il becco è conico, nero in estate e giallastro in inverno e negli individui più giovani.

In Europa meridionale si ritrova la specie nominale M. n. nivalis , mentre le zone più impervie del Caucaso e dell’Iran settentrionale – fino all’Hindu Kush e al Pamir occidentale – ospitano la sottospecie M. n. alpicola . Il continente asiatico ospita diverse ulteriori sottospecie, tra cui la M. n. leucura , diffusa in Asia minore. Tipicamente stanziale e abituato ai climi più rigidi delle aree montuose – ove trascorre anche l’inverno – compie occasionali erratismi per reperire cibo sufficiente durante la stagione fredda.

Come la Passera d’Italia, frequenta tranquillamente anche zone che vedono un’elevata presenza dell’uomo (nidifica in alta montagna anche in strutture abitate). La sua dieta è onnivora, anche se si ciba soprattutto di invertebrati. Frequenta per la ricerca del cibo praterie e – soprattutto – terreni aperti, spesso presso chiazze di neve in fase di scioglimento, nevai e ghiacciai.

Tra i mesi di aprile e luglio costruisce un nido a forma di coppa in anfratti di rocce o edifici, prevalentemente al di sopra dei 1.900-2.000 metri, ove depone 4-5 uova bianche che la femmina cova per 13-14 giorni. I giovani restano nel nido per circa 20 giorni. In questo periodo, il Fringuello alpino si nutre prevalentemente di larve di invertebrati che si trovano sul terreno subito dopo lo scioglimento della neve. In Appennino può completare la fase riproduttiva anche in cassette nido, appositamente predisposte.

Prospettive

La maggior parte delle informazioni raccolte sulla specie fa riferimento a studi locali, prevalentemente condotti in Abruzzo. Qui come altrove sarebbe pertanto auspicabile l’avvio di indagini mirate, tali da consentire un incremento delle conoscenze sull’ecologia e le dinamiche di popolazione di questa specie dal trend stabile ma – potenzialmente – molto esposta alle modificazioni degli ambienti d’alta quota ove vive e nidifica.

Sulla base delle conoscenze disponibili, non è possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie. Questo stante, da un lato, la mancanza di dati essenziali per impostare analisi di population modelling  sulla popolazione appenninica, nonché, dall’altro, vista la consistenza superiore alle 2.500 coppie – associata alla colonialità della specie – della popolazione alpina.

In attesa di studi più approfonditi che consentano di definire nel dettaglio i fattori chiave per la sua conservazione, è utile sottolineare la necessità di mantenere il più possibile integri gli ambienti – e anche i micro-ambienti come i margini dei nevai e le praterie d’alta quota – essenziali per la nidificazione e l’alimentazione della specie. Del pari importante è la tutela di quelle formazioni – anche di origine antropica – capaci di favorirla durante la fase riproduttiva.

Da rilevare infine che, pur non essendo possibile formulare indicazioni specifiche per la conservazione della specie né valutarne il reale stato di salute, la popolazione appenninica appare in linea di principio più vulnerabile: sia per il suo spiccato isolamento, sia per gli effetti del riscaldamento climatico che risultano qui particolarmente evidenti ed impattanti.

Minacce

La popolazione italiana – seconda per importanza, in Europa, solo alla popolazione turca – mostra trend orientato alla stabilità. Tuttavia, per le sue caratteristiche ecologiche, il Fringuello alpino figura tra le specie potenzialmente più minacciate dal riscaldamento globale.

A scala biogeografica, è stata osservata una spiccata preferenza della specie per valichi, aree rocciose e praterie d’altitudine quasi sempre al di sopra del limite della vegetazione arborea. Qualche centinaio gli individui censiti tra Umbria e Lazio, mentre l’Abruzzo vede la presenza della specie sulla gran parte dei massicci montuosi (dal Gran Sasso, ove sono stimate 200-300 coppie, ai Monti della Laga, ove sono stati censiti 650 individui in un’area di quasi 10.000 ettari compresa tra i 1.700 e i 2.600 metri di quota. È presente anche in Molise con meno di un migliaio di coppie, concentrate sulle Mainarde.

In Appennino, in primavera e in estate, il Fringuello alpino tende a reperire prede al bordo dei nevai residui. Qui, come sulle Alpi, l’eccessiva frequentazione delle aree sommitali da parte dell’uomo – con conseguente distruzione o degrado della copertura erbosa – potrebbe tendere a ridurre le risorse trofiche che, specialmente in periodo riproduttivo, possono essere concentrate in aree molto limitate. Allo stesso tempo, la presenza di formazioni di origine antropica quali manufatti, case, ecc. può talora favorire la nidificazione della specie e contribuire ad accrescere la disponibilità di cibo durante la stagione più fredda.

Non è disponibile, ad oggi, alcuna informazione sui fattori influenzanti il successo riproduttivo della specie. Mancano inoltre serie storiche sufficientemente ampie per confrontare i trend di popolazione sul lungo periodo e specialmente relative ai fattori micro-climatici e ambientali che possono influenzare l’esito della riproduzione.

Stato di salute

Attualmente classificato come sicuro in Unione Europea, presenta uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. Nel complesso, si registra stabilità della popolazione nidificante nell’Unione europea sia nel periodo 1970-1990 sia nel successivo decennio 1990-2000.

La popolazione nidificante all’interno dei territori dell’Europa “comunitaria” è stimata in 13.000-31.000 coppie, pari al 2-3% della popolazione continentale della specie – stimata in 520.000-1.600.000 coppie – e a una frazione inferiore al 5% di quella globale. Da sottolineare come l’Italia, che dovrebbe ospitare dalle 3.000 alle 6.000 coppie della specie, ospiti circa un quinto dell’intera popolazione dell’Ue.

Il nostro Paese riveste dunque un ruolo strategico per la conservazione della specie, con la popolazione appenninica che desta, inoltre, particolare interesse in termini biogeografici. A livello continentale, spicca invece per importanza la popolazione turca, la più numerosa e dal trend anch’esso stabile negli ultimi 30 anni.

Molto modesti, numericamente, i dati sugli inanellamenti, se pure distribuiti in modo abbastanza omogeneo su tutto il territorio nazionale. Di particolare interesse le indagini effettuate sulle zone montuose abruzzesi, che hanno consentito di incrementare notevolmente le conoscenze sulla distribuzione e la biologia della specie.

Non è stato redatto, ad oggi, un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Fringuello alpino non è considerato nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92). 

Semaforo

Stabile nel complesso, la popolazione italiana di Fringuello alpino non è sufficientemente conosciuta dal punto di vista dell’ecologia e dei reali trend di popolazione. In termini generali, la specie appare particolarmente esposta agli effetti dei cambiamenti climatici in atto nell’area alpina ed appenninica.

Fattore Stato Stato di conservazione
Range* Stabile anche se frammentato Favorevole
Popolazione Trend reale sconosciuto Sconosciuto
Habitat Sconosciuto Sconosciuto
Complessivo   Sconosciuto

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Amante dei climi freddi, vive sulle montagne, spesso oltre il limite della vegetazione arborea. Il suo canto, acuto e vibrante, ricorda da vicino il “trillo” di un campanello.