GRILLAIO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGRILLAIO

NOME SCIENTIFICO: Falco naumanni
 

Le dolci colline dell’Italia meridionale sono costellate di antichi borghi, circondati da vecchie cascine, testimonianza di un’attività agro-pastorale oramai quasi completamente abbandonata. Sono questi i luoghi preferiti dal Grillaio, che in tempi non remoti viveva in grande armonia con l’uomo. Poi arrivarono le nuove case, le nuove città, e il Grillaio trova sempre più difficoltà a individuare un “rudere” adatto in cui costruire il nido, così come un vicino ambiente in cui procurarsi il cibo, soffocato dall’avanzare della città o da un’agricoltura oramai intensiva e poco compatibile con la biodiversità…

 

Ordine: Falconiformes  Famiglia: Falconidae

Ammirare il più piccolo fra i rapaci può essere un’esperienza interessante. Meno intollerante di altri rapaci alla presenza umana, è possibile scorgerlo mentre si sistema il piumaggio o si ciba di qualche piccola preda – le dimensioni non gli consentono certo di “prelevare” conigli o scoiattoli – senza per questo procurargli fastidio o spavento.

Il “minuscolo” Grillaio è uno dei rapaci più importanti che nidificano abitualmente sul suolo italiano. Nonostante la popolazione relativamente abbondante, l’areale di nidificazione risulta estremamente circoscritto e limitato a determinate aree del meridione d’Italia: Basilicata, Puglia, Sicilia, Sardegna, Calabria.

L’attività riproduttiva del Grillaio comincia in primavera, al ritorno dai lontani siti di svernamento. Le uova, covate per 30 giorni, si schiudono tra giugno e luglio, mentre giovani e femmine risultano abbastanza simili nel piumaggio al “cugino” Gheppio. Più agevole distinguere il maschio adulto – un esemplare misura mediamente 30 cm di lunghezza per un apertura alare di 70 cm – privo sul dorso delle caratteristiche macchie nere che caratterizzano l’altra specie.

Lasciati i cieli italiani, il Grillaio parte per l’africa subsahariana, compiendo un viaggio lunghissimo che in alcuni casi può spingersi fino al Capo di Buona Speranza. In Italia, la principale area di nidificazione è costituita dalla Murgia apulo-lucana, dove è stata registrata anche una – seppur modesta – espansione della popolazione.

Prospettive

Confortante, attualmente, il trend della popolazione peninsulare della specie, la cui persistenza appare condizionata, sostanzialmente, dalla presenza di estesi habitat di tipo steppico che rappresentano per questo rapace il principale ambiente di alimentazione, specialmente durante la fase di allevamento dei pulli. Difficile invece sopperire alla grave carenza di aree in cui costruire il nido, conseguenza della distruzione o della ristrutturazione degli edifici antichi avuta nel corso dei decenni. Da questo punto di vista, è in corso in Italia una sperimentazione tramite opportune cassette nido per aumentare la disponibilità di siti idonei per la riproduzione.

Quattro, essenzialmente, le popolazioni di Grillaio identificabili sul suolo nazionale. Quella peninsulare, quella siciliana, quella sarda e – di recente – la colonia emiliana. Se la popolazione emiliana è ancora troppo esigua e presente da poco tempo per procedere all’individuazione di un target di conservazione, per le restanti popolazioni si possono proporre distinti target di conservazione.

La popolazione peninsulare, stimabile in circa 10-15mila individui, è attualmente ampiamente al di sopra del target di conservazione auspicabile, pari a 5.000 individui. Non così la popolazione sarda (comunque non ancora studiata in modo sufficientemente approfondito), adeguata solo se si prende in considerazione il valore massimo della forbice statistica, ossia 200 coppie. Anche la popolazione siciliana risulta ancora poco consistente per assicurare una sopravvivenza autonoma, con il target di conservazione qui individuato che risulta pari a circa mille individui.

Per preservare o raggiungere questi risultati – da non intendersi comunque come Valori di Riferimento Favorevole in quanto la specie è coloniale e la popolazione della stessa è superiore alle 2.500 coppie  – è necessario individuare e proteggere i principali siti riproduttivi della specie, siano essi di origine “antropica” (edifici e simili) siano essi di origine naturale (pareti rocciose). Del pari, vanno individuate e tutelate le aree di alimentazione, in particolare gli ambienti steppici o pseudosteppici legati all’agricoltura intensiva. La combinazione di questi due elementi, unita ad un’efficace protezione della specie, è essenziale per la persistenza a lungo termine delle popolazioni di Grillaio nell’area italiana e mediterranea.

Minacce

Il Grillaio è presente quasi esclusivamente nell’area mediterranea, con areali di presenza principali, per quanto riguarda l’Italia, nella Murgia apulo-lucana, in Sicilia e in Sardegna.

Se in passato bracconaggio e riduzione dell’habitat hanno pesantemente influito sulla presenza del Grillaio in Italia, la situazione attuale a livello di trend demografici è abbastanza confortante, con alcune migliaia di coppie censite tra Puglia e Basilicata negli anni Novanta, poi raddoppiate nel giro di un decennio. Anche le 200 coppie censite in Sicilia alla fine degli anni Ottanta, sono cresciute di quasi il 30%, mentre poco conosciuto appare ad oggi il trend della popolazione sarda.

In generale, la presenza del Grillaio appare condizionata alla disponibilità di siti idonei alla nidificazione, preferibilmente vecchi ruderi, edifici antichi, occasionalmente alberi o pareti rocciose. La notevole diminuzione di queste strutture registrata nel corso dei decenni a causa delle ristrutturazioni e dell’espansione di aree urbane moderne e non idonee ha rappresentato e per certi versi rappresenta una delle minacce più importanti che gravano sul destino della specie.

Va comunque sottolineato come il Grillaio si dimostri particolarmente tollerante nei confronti della presenza umana, mentre la disponibilità di prede rappresenta un problema non strettamente dipendente dal prelievo, in quanto il Grillaio – date le dimensioni molto ridotte – si ciba prevalentemente di insetti e altri piccolissimi animali poco “interessanti” per l’uomo. Naturalmente, non tutti gli edifici sono idonei alla presenza del Grillaio, anche considerando la necessità di aree aperte limitrofe in cui il rapace possa procurarsi il cibo.

Stato di salute

Grandi le difficoltà in cui versa il Grillaio nell’intero continente europeo. Dopo un declino importante che ha caratterizzato il ventennio tra il 1970 e il 1990, la popolazione di Grillaio a livello comunitario si è fortunatamente assestata, per raggiungere attualmente le 18-28mila coppie.

Questa entità, che corrisponde a una frazione compresa tra un quarto e la metà della popolazione globale della specie, risulta certamente superiore a un terzo della complessiva popolazione continentale. Piuttosto significativa la frazione nidificante in Italia, con una popolazione compresa tra le 3.640 e le 3.840 coppie, in aumento tra il 1990 e il 2000 che costituisce circa il 15% della popolazione comunitaria complessiva.

Tra l’altro, l’Italia si pone proprio al centro dell’areale di nidificazione della specie, tutelata sia da un Piano d’Azione internazionale che dalle Direttive comunitarie, risultando particolarmente protetta dalla legislazione venatoria.

Drammatico il declino conosciuto dalle popolazioni di Grillaio a partire dagli anni ’60 in tutto il cosiddetto “Paleartico”. Tra le varie cause che hanno comportato questo declino, forse la più importante è costituita dalla ristrutturazione e dalla demolizione di antichi edifici, che per questa specie rappresentano un’importante opportunità per costruire il nido. La stessa urbanizzazione e l’eccessiva diffusione dell’agricoltura intensiva – insieme, come sempre, alla persecuzione diretta e, al massiccio utilizzo di pesticidi in agricoltura – hanno giocato ulteriormente a sfavore di una ripresa della specie, che appare sostanzialmente limitata agli ultimi anni e non riguarda ancora l’intero residuo areale di nidificazione.

Semaforo

Nonostante le locali espansioni, la popolazione di Grillaio risulta attualmente troppo fluttuante per assegnare un giudizio favorevole sia alla consistenza attuale sia alla distribuzione della specie in termini di areale. L’elemento più negativo per la conservazione del Grillaio è però da identificarsi nelle alterazioni dell’habitat, che riguardano sia gli ambienti di caccia (steppa ed ambienti  coltivati in modo estensivo) sia gli ambienti idonei per la costruzione del nido (vecchi edifici). Senza importanti interventi in questo senso, nonostante la popolazione complessiva della specie non sia, come per altri rapaci, ridotta ai minimi termini, il giudizio complessivo sullo stato di conservazione del Grillaio nel nostro Paese può dirsi allo stato delle cose ancora del tutto insoddisfacente.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* soggetto a fluttuazione e contrazione inadeguato
Popolazione fluttuante inadeguato
Habitat della specie in diminuzione cattivo
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Se non fosse per gli episodi di persecuzione diretta che non hanno risparmiato questo come altri rapaci, il Grillaio potrebbe essere definito un uccello che vive in perfetta simbiosi con l’uomo. Ne abita i ruderi, caccia nelle limitrofe aree coltivate. Non è raro udirne il canto, costituito da una serie di suoni piuttosto variegati e frequenti che l’orecchio meno allenato potrebbe confondere con il canto di altre specie di uccelli, più che associarlo a quello – decisamente più forte e acuto – di aquile o grandi falconi…