LODOLAIO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
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Specie protette dalla Direttiva UccelliLODOLAIO

NOME SCIENTIFICO: Falco subbuteo
 

Nonostante sia un piccolo falco, il Lodolaio ha un volo veloce e potente, con il quale di solito  insegue le sue vittime, alternando rapidi battiti d’ali a brevi planate. Tra le sue prede preferite vi sono le allodole (da cui il nome Lodolaio). Insegue con destrezza fitte schiere di Libellule sulla superficie dell’acqua, mettendo in mostra il suo piumaggio dai colori intensi e brunastri dove spicca la parte ventrale rossiccia. Nel periodo della nidificazione le coppie si destreggiano in reciproche parate acrobatiche, che eseguono con estrema grazia e agilità. 

Minacce

Il Lodolaio nidifica in un’ampia fascia di latitudini, generalmente in aree a bassa quota, evitando zone costiere, isole e ambienti privi di alberi oppure foreste fitte ed estese, strette vallate alpine, aree molto piovose o nebbiose. Preferisce invece habitat caldi, ricchi di grossi insetti volatori, con ampie aree di vegetazione bassa alternate a zone con alberi o margini forestali. Localmente vive anche in aree urbane, non lontano dalla presenza umana.

In Italia lo si trova tipicamente presso valli fluviali con boschi di latifoglie (o pioppeti maturi), zone umide con boschi o altri ambienti ecotonali (pascoli con boschi, macchia con boschi adiacenti). La specie non costruisce un nido proprio ma depone le uova all’interno di vecchi nidi di Corvidi o di Cornacchia grigia.

Lungo il Po e i suoi affluenti, la specie predilige i pioppeti con alberi di grandi dimensioni e tendenzialmente lontani da strade trafficate. Un tipico fattore in grado di incidere sulla sopravvivenza della specie e sul suo successo riproduttivo è quindi, nel nostro Paese, una corretta gestione dei pioppeti, al fine di sostenere la tendenza all’espansione già riscontrata in Pianura Padana.

Più in generale, la specie è favorita da piantumazioni con alberi maturi regolarmente distribuiti nel paesaggio. Del pari utile per la specie è l’incremento dell’estensione di boschi maturi, di aree prative e zone umide.

Pur abitando aree relativamente antropizzate e non lontane dalla presenza umana, il Lodolaio soffre l’eccessivo disturbo causato in modo particolare dagli agricoltori e da una non corretta gestione dei boschi nei pressi delle aree vallive dove vive e nidifica. Nella bioregione mediterranea – e cioè nell’Italia centrale e meridionale – particolarmente importante si mostra poi il mantenimento di un “mosaico ambientale” nelle principali aree di presenza. 

La specie può essere vittima delle campagne di riduzione dei Corvidi che prevedono l’abbattimento dei nidi – che il Lodolaio “sfrutta”, al pari di altri rapaci, per deporre le uova – ed è quindi consigliabile estrema cautela in questo tipo di azioni.