LUÌ BIANCO
NOME SCIENTIFICO: Phylloscopus bonelliDall’inconfondibile stria bianca sopra gli occhi, il Luì bianco è una specie schiva e diffidente. Deve il proprio nome al canto, un trillo prolungato e monotono che si fa più vario in caso di pericolo o quando viene usato come mezzo di “contatto” con altri simili. Tipica è l’abitudine di costruire il nido sul terreno, solitamente vicino ad alberi o, meglio, cespugli. Grande migratore – di solito lo si avvista alle nostre latitudini tra i mesi di aprile e maggio – è prevalentemente insettivoro, ma non disdegna integrare la propria dieta con piccoli frutti selvatici, soprattutto al di fuori del periodo riproduttivo…
Ordine: Passeriformes Famiglia: Sylviidae
Lungo circa 12 centimetri, il Luì bianco è un piccolo Passeriforme che può raggiungere il peso di 7-9 grammi, per un’apertura alare che sfiora i 19 centimetri. La parte superiore della livrea si presenta marrone-grigia mentre il ventre appare candido. Tipica di questa specie è anche la stria al di sopra degli occhi, naturalmente bianca, e la parte sommitale della coda giallastra. Entrambi i sessi si presentano molto simili nell’aspetto.
Specie monotipica, è presente in quasi tutta Europa, ove trascorre la stagione più mite, da aprile a settembre, per lo più in montagna in boschi di conifere, di alberi cedui e misti fino ai 2.000 metri. La sua residenza invernale è invece a sud del Sahara, che raggiunge dopo un lungo volo migratorio. Sia il tempo medio impiegato sia le rotte migratorie seguite sono guidate dall’istinto, che permette anche alla specie di ritornare ogni anno negli stessi territori per completare il processo riproduttivo.
Nidifica prevalentemente in pianura, nella parte settentrionale dell’areale, e nelle aree montuose, in quella meridionale. Predilige formazioni a bosco e arbustive ben soleggiate, poste su suoli poveri e poco profondi, spesso aridi o semi-aridi. Alle quote medio-basse, sono preferiti querceti misti e pinete termofile, ove la specie raggiunge densità importanti, anche superiori a 5 coppie per 10 ettari. Nella fascia montana inferiore, occupa boscaglie di latifoglie miste e faggete calde, non troppo fitte o mature, con densità massima di 7 coppie per 10 ettari.
La maturità sessuale della specie arriva dopo il primo anno di vita. Il periodo principale per la riproduzione e la cova va da maggio a luglio. Il nido, a forma di coppa, è costituito da fili d’erba, fogliame e altro materiale vegetale ed è di solito costruito sul terreno, ben mimetizzato tra la vegetazione. La femmina vi depone 4-6 uova, variamente punteggiate di marrone, che vengono incubate per 13-14 giorni. I pulcini restano nel nido per 11-13 giorni.
Stante la mancanza di informazioni sufficienti su ecologia, biologia riproduttiva e dinamiche di popolazione, è comunque possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) basato sui valori di densità noti. Da questo punto di vista, si può ritenere ottimale per la specie una densità a scala locale pari a 10 coppie per 10 ettari. Tuttavia, tale valore può essere raggiunto – e talvolta superato – solo in contesti particolarmente idonei; per le altre aree, un valore di 5 coppie può quindi essere ritenuto soddisfacente. Le informazioni a disposizione non consentono invece di formulare un FRV a scala di comprensorio.
Nel complesso, il Luì bianco appare in declino in alcune regioni, stabile in altre. Fatta salva la necessità di realizzare indagini mirate sull’esatta consistenza delle popolazioni, in nessun caso, negli ultimi anni, si sono registrati aumenti consistenti, mentre il decremento a livello nazionale della popolazione complessiva potrebbe non superare la soglia del 10%.
Allo stesso tempo, l’areale di presenza della specie non sembra aver subito modifiche sostanziali negli ultimi 20-30 anni. Anche l’habitat del Luì bianco può essere considerato tendenzialmente stabile, poiché le perdite dovute all’evoluzione dei boschi giovani o radi in consorzi più fitti e maturi è verosimilmente compensata dalla continua espansione dei boschi di neoformazione in aree abbandonate.
Specie ben adattata a vivere in boschi poco strutturati e luminosi, può trarre vantaggio da interventi di diradamento degli alberi, a patto che questi non compromettano gli strati inferiori della vegetazione. Tali interventi dovrebbero comunque essere condotti in modo tale da essere compatibili con le esigenze delle specie – ornitiche e non – che prediligono ambienti forestali più densi e strutturati.
Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono infine le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi. Tuttavia, mancano al momento dati sufficienti per valutare l’impatto di tali fattori sui contingenti nidificanti.
Lo stato di conservazione della specie in Europa si presenta quasi ovunque inadeguato. A ciò si aggiunge la non sufficiente conoscenza dell’ecologia della specie e delle principali dinamiche di popolazione.
In linea generale, va rilevato come l’evoluzione di cedui e boschi radi verso consorzi forestali più maturi e più fitti – conseguenza anche dell’abbandono delle tradizionali attività agro-silvo-pastorali – abbia comportato un peggioramento della qualità degli ambienti idonei ad ospitare la specie. Interventi di diradamento dello strato arboreo – effettuati senza compromettere gli arbusti del sottobosco e lo strato erbaceo – potrebbero risultare molto utili per la specie.
Il successo riproduttivo del Luì bianco è inoltre minacciato dalla predazione da parte di mammiferi e altri uccelli. Elevata è anche la mortalità causata da molluschi gasteropodi del genere Arion – particolarmente impattante durante annate umide – mentre non mancano fallimenti delle covate causati dal disturbo antropico. I pochi dati disponibili sul successo riproduttivo vedono comunque la situazione italiana migliore di quella europea, con una media di 3,6-4 giovani involati per coppia contro i 2,57 registrati ad esempio in Francia.
Attualmente classificata come in declino nell’Unione europea, mostra uno stato di salute sfavorevole anche a livello continentale. Nel complesso, si registra stabilità della popolazione nidificante nei territori dell’Europa “comunitaria” nel periodo 1970-1990, seguita da moderato declino nel periodo 1990-2000.
La popolazione europea è stimata in 1.300.000-3.400.000 coppie. La quasi totalità della popolazione continentale della specie – 93-97% – e una frazione compresa tra il 50% e il 74% di quella globale nidificano nell’Unione europea. La popolazione italiana è stimata tra le 40.000-50.000 e le 100.000-120.000 coppie. Nonostante, percentualmente, rappresenti non più del 4% della popolazione “comunitaria”, quella italiana è la terza per consistenza, dopo quelle spagnola e francese (quest’ultima dimezzatasi nel 1990-2000). Il nostro Paese gioca dunque un ruolo piuttosto rilevante nella conservazione della popolazione europea della specie.
In base ai dati raccolti, la popolazione italiana di Luì bianco appare tendenzialmente stabile, negli anni, anche se non mancano fluttuazioni o talora decrementi registrati a livello locale: sulle Alpi bresciane, ad esempio, si riscontrava all’inizio degli anni ’80 una densità media di 4,5 cantori per 10 ettari in laricete miste ad abeti rossi dell’alta Val Camonica, diminuite a fine anni ’90, nelle stesse aree, a 3,5 cantori. Distribuzione viceversa stabile in provincia di Varese nell’ultimo ventennio. Nella provincia di Forlì-Cesena, è stato rilevato un decremento del 36,6% tra il 1995-1997 e tra il 2004 e il 2007 mentre in Umbria, nel periodo 2001-2005 la popolazione nidificante risulta in significativo declino.
Non è stato redatto, ad oggi, un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Luì bianco non è considerato nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Orientata alla stabilità o al moderato declino, la popolazione italiana di Luì bianco non ha mostrato variazioni significative, negli ultimi decenni, rispetto all’areale di presenza. Ancora non sufficientemente conosciute, le popolazioni della specie potrebbero beneficiare di interventi di gestione silvicolturali mirati a mantenere ampie porzioni di boschi radi e poco strutturati, purché condotti salvaguardando il sottobosco.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | Stabile | Favorevole |
Popolazione | In (moderato?) calo | Inadeguato |
Habitat della specie | Verosimilmente stabile | Favorevole |
Complessivo | Inadeguato |
*Variazione della popolazione negli anni
Al trillo “standard”, che suona come un flebile e insistente “Cii-ci-ci” – simile al richiamo di Verdone e Zigolo Muciatto – il Luì bianco affianca anche varianti “dialettali”, specialmente nel richiamo di contatto che, a seconda dell’area geografica di provenienza può ricordare un sonoro “Tui-ii”, per le popolazioni occidentali, o “Puu-it”, per le altre. Un richiamo, quest’ultimo, chiaramente bisillabico, che ricorda quello del Luì grosso ma si distingue nettamente dal canto del Luì piccolo.