LUÌ VERDE
NOME SCIENTIFICO: Phylloscopus sibilatrixIl Luì verde mostra un comportamento schivo, ma allo stesso tempo, si tratta di una specie particolarmente attiva, in continuo e costante movimento, cosa che ne rende ancor più difficoltosa l’osservazione. Anche durante le migrazioni, è difficile entrarvi in contatto per la sua abitudine di rimanere nascosto nel folto degli alberi, spesso nella parte sommitale. Due gli elementi che permettono comunque di riconoscerlo: il canto, assolutamente inconfondibile – anche se viene emesso raramente – e la coda corta, utile anche per distinguerlo dagli altri luì.
Ordine: Passeriformes Famiglia: Sylviidae
Rispetto ad altri congeneri, il Luì verde presenta dimensioni maggiori: raggiunge i 12 cm di lunghezza, per 10 grammi di peso e apertura alare fino a 21-23 centimetri. Maschio e femmina presentano una livrea praticamente identica, con colorazione verdastra nelle parti superiori. La gola, i lati della testa – compreso il sopracciglio – e la parte superiore del petto sono gialli; le restanti parti, e specialmente il ventre, presentano sfumature bianco-sporco. Le zampe sono di colore bruno-chiaro, tendente al rosa, mentre il becco appare rosa arancio nella parte inferiore e nerastro superiormente. I giovani sono molto simili agli adulti. Peculiarità della specie è la coda, che si presenta molto corta.
Diffuso in Europa, il Luì verde sverna nell’Africa equatoriale. In Italia lo si ritrova normalmente sulle Alpi, fino a 1.200-1.300 metri di quota, talvolta anche oltre, e in alcune aree dell’Appennino centrale. Qui, predilige boschi umidi e ombrosi con chiome dense e poco sottobosco, spesso faggete ma anche querco-carpineti, castagneti, alnete, betulleti, pinete, peccete e boschi misti. Durante lo svernamento in Africa equatoriale, predilige foreste con fogliame aperto, talvolta radure con alberi sparsi.
Rispetto al congenere Luì piccolo, si tratta, nel nostro Paese, di una specie relativamente poco comune. Spesso infatti gli individui osservati in primavera – ben riconoscibili dal canto – sono in realtà soggetti in migrazione verso l’Europa centro-orientale (ove la specie è maggiormente diffusa) dai quartieri africani di svernamento.
Prevalentemente insettivoro come gli altri luì, costruisce il nido a terra, fittamente nascosto nel sottobosco, talvolta sotto rami o alberi caduti. Dalla tipica forma a “coppa”, è costruito con materiali vegetali di tipo vario, come fili d’erba secchi, foglie e frammenti di corteccia, mentre l’interno è finemente rivestito con peli e piume. Una coppia può effettuare fino a due covate l’anno, composte di 5-7 uova ciascuna (la seconda covata, di solito, ne conta non più di 3-6). La nidificazione avviene tra la metà di maggio e i primi di luglio: dopo un periodo d’incubazione di 12-14 giorni, i pulcini restano nel nido ancora un paio di settimane, per poi essere in grado di volare e nutrirsi autonomamente.
Considerando i valori di densità noti, si può ipotizzare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie pari a 3 coppie per 10 ettari a livello locale. Insufficienti sono invece le conoscenze per permettere la formulazione di un FRV su scala più ampia.
Lo stato di conservazione del Luì verde in Italia appare infatti difficilmente valutabile. Il trend di popolazione, in particolare, è poco conosciuto, se si eccettuano evidenze di fluttuazioni o decrementi locali.
Anche le informazioni a scala biogeografica sono frammentarie e non restituiscono evidenze sufficienti in termini di trend. In Piemonte-Valle D’Aosta, ad esempio, sono stimate 500-2.000 coppie tra il 1980 e il 2000, solo 250-500 in Lombardia nel 2007, ma con trend sconosciuto. Presenza accertata – con poche centinaia di coppie – anche in provincia di Trento, ma con diffusione e distribuzione non omogenea, così come nel Vicentino. Pure nell’Italia centrale l’effettivo stato di conservazione della specie è difficilmente valutabile (la popolazione toscana, ad esempio, pari a 200-1.000 coppie ad inizio anni ’90, è ancora poco conosciuta a livello di areale, e con tutta probabilità sottostimata).
In linea del tutto generale, appare importante mantenere condizioni idonee alla specie negli ambienti forestali, evitando attività silvicolturali incompatibili specialmente in periodo riproduttivo. Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione da e per i quartieri riproduttivi, i cui effetti sui contingenti nidificanti sono tuttavia ancora sconosciuti.
Il Luì verde nidifica nelle fasce temperata e boreale a latitudini medie e medio-alte del Paleartico occidentale, in climi continentali ma anche oceanici, preferendo terreni collinari rispetto alle pianure. A parte tali abitudini – che spiegano la maggiore presenza della specie in area alpina e prealpina – il Luì verde è assai poco conosciuto per quanto riguarda ecologia, biologia riproduttiva, dinamica e trend di popolazione.
Per questo, al di là dell’alterazione strutturale dovuta a cattiva gestione dei siti forestali ospitanti la specie, non risulta agevole individuare possibili fattori di minaccia e altrettanti fattori strategici per la sua conservazione. Senza dubbio, tra i fattori che possono influenzare la presenza o l’abbondanza della specie vi è anche la presenza di roditori: in Polonia, negli anni di abbondanza dei roditori, i Luì verdi non si insediano nelle abituali zone di nidificazione, per il rischio di predazione troppo elevato.
Il successo riproduttivo è influenzato da numerose altre concause. La predazione è spesso la principale, interessando, ad esempio in Svezia, fino al 38% dei nidi. Le basse temperature e precipitazioni abbondanti in giugno fanno il resto, potendo causare la morte di numerosi pulcini. Resta comunque la predazione al nido la principale causa accertata di mortalità dei pulcini: in Polonia, a Bialowieza, i predatori appaiono responsabili di ben l’80% delle perdite. La percentuale di giovani involati rispetto alle uova deposte è compresa, in Belgio, tra il 31-59% e il 79%; appena il 25% in Lussemburgo, mentre sempre in Polonia uno studio del 1985 rileva fallimenti delle covate nell’ordine del 70%.
Attualmente classificato come in declino nell’Unione europea, il Luì verde presenta uno stato di conservazione sfavorevole anche a livello continentale. Nel complesso, si registra stabilità della popolazione nidificante nei territori dell’Europa “comunitaria” nel periodo 1970-1990, seguita da moderato declino nel periodo 1990-2000.
La popolazione dell’Ue è ad oggi stimata in 3.700.000-6.400.000 coppie, pari al 26-29% della popolazione continentale della specie e a una frazione compresa tra il 5% ed il 24% di quella globale. La popolazione italiana – stimata tra le 10.000 e le 40-50.000 coppie – non è significativa a livello europeo; tuttavia, è una delle poche non in declino nell’Europa occidentale.
Relativamente poco abbondante come nidificante – la popolazione è concentrata nella regione biogeografica alpina, più modesta la popolazione centro-nord appenninica – il Luì verde è invece piuttosto comune durante i periodi di migrazione, sia in primavera sia in autunno. Una conferma deriva dai dati sugli inanellamenti, che hanno mostrato un incremento sensibile delle segnalazioni già dagli anni ’80. Massimi nei totali annuali sono stati raggiunti negli anni ’90, quando è stata regolarmente superata la soglia di 1.500 catture, con punte fino ad oltre 2.500 soggetti inanellati all’anno. La specie è abbondante soprattutto durante il passo primaverile – tra metà aprile e fine maggio – mentre solo circa il 10% degli inanellamenti si riferisce alla migrazione post-riproduttiva.
Le principali aree di inanellamento sono concentrate in Italia settentrionale – per quanto riguarda la migrazione post-riproduttiva – mentre gli inanellamenti primaverili si concentrano sulle isole e le coste del versante tirrenico. Appare così evidente il ruolo del nostro Paese quale importante sito di passaggio e sosta per popolazioni in migrazione dirette nell’Africa equatoriale.
Ad oggi, non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Luì verde non è considerato nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Probabilmente stabile – se pure poco conosciuta – è la popolazione italiana di Luì verde, così come stabile risulta l’habitat di presenza. Le poche informazioni disponibili – tutte puntiformi e su scala locale – restituiscono un quadro di decrementi o fluttuazioni. In attesa di indagini mirate, lo stato di conservazione della specie nel nostro Paese può quindi definirsi inadeguato.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | Probabilmente stabile | Favorevole |
Popolazione | Fluttuante, calo locale, pochi dati | Inadeguato |
Habitat della specie | Stabile | Favorevole |
Complessivo | Inadeguato |
*Variazione della popolazione negli anni
Il richiamo del Luì verde è piuttosto peculiare e ben differenziato da quello del congenere Luì grosso. All’orecchio risuona come un complicato trillo che si avvia lentamente, per poi accelerare e decrescere sul finale.