MIGNATTINO PIOMBATO - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliMIGNATTINO PIOMBATO

NOME SCIENTIFICO: Chlidonias hybrida
 

Più grande dei “cugini” Mignattino e Mignattino alibianche, la specie deve il proprio nome al particolare piumaggio, dove risalta il ciuffo nero di piume sul capo a cui fanno da contrasto guance e collo bianchi. Bianche pure le penne del volo, con la punta delle ali grigiastra, così come ventre e coda. Il Mignattino piombato giunge in Italia all’inizio di aprile, dopo aver trascorso l’inverno nella lontana Africa occidentale. Paludi, lagune, casse di colmata sono il suo habitat preferito. E l’Emilia-Romagna la terra prediletta in cui questo uccello ha scelto di nidificare…

 

Ordine: Charadriiformes  Famiglia: Sternidae

La sua popolazione è ridotta a poche centinaia di coppie, tutte concentrate nella vasta pianura tra Bologna, Ferrara e Ravenna. Una vasta area umida che l’uomo per secoli ha tentato di sottrarre alle acque, costruendo imponenti opere di regimazione idraulica che hanno favorito l’agricoltura ma cancellato per sempre molti degli ambienti idonei per gli uccelli.

Il Mignattino piombato ha stabilmente occupato quel che resta di paludi e acquitrini, senza dimenticare casse di colmata e altri habitat artificiali comunque idonei per la specie. Acque stagnanti o poco mosse, punteggiate di canneti o ninfee, profonde da 15 a 150 cm. Questo l’habitat prediletto utilizzato dalla specie sia per costruire il nido sia per alimentarsi.

Larve, insetti, anfibi costituiscono la dieta principale di questo uccello, più grande rispetto ad altre specie di Mignattino e più somigliante, nel piumaggio e nelle dimensioni, a una classica Sterna. Sui cieli italiani arriva in primavera, dopo il lungo inverno trascorso sulle coste atlantiche dell’Africa. Qui nidifica depositando due o tre uova in un nido posto sul terreno, ma anche, molto spesso, su piante galleggianti quali in particolare le ninfee (specialmente la Nymphaea alba ).

Su scala più vasta, il Mignattino piombato è presente come nidificante, oltre che in Europa, in Nord Africa e Asia. Altre due sottospecie abitano l’Africa e l’Australia. Estremamente dipendente da un habitat altamente vulnerabile, la specie in Italia è anche migratrice.

Prospettive

La progressiva colonizzazione del bolognese, dove i nidi sono passati da 55 a oltre 300 – per poi attestarsi sui 200 in anni successivi – dimostra che la specie risponde bene al ripristino o alla creazione di zone umide. Anche tra Pavia e Modena le buone performance in termini di popolazione e di espansione dell’areale di presenza dimostrano che si può fare molto per creare, anche artificialmente, un habitat idoneo per la specie.

Detto questo, gli unici parametri riproduttivi a disposizione degli esperti consistono nella dimensione media della covata, pari a 2,57 uova secondo gli studi del 1980, 1,52 l’anno successivo. Sulla base di tali parametri è impossibile calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), nonostante la specie sia stata ben indagata, seppur a livello locale, per quanto riguarda le specifiche esigenze ecologiche.

Risulta quindi fondamentale proseguire nel monitoraggio, approfondendo le informazioni su ecologia, biologia riproduttiva e dinamica di popolazione. Oggetto di monitoraggio dovrebbero essere anche le condizioni riscontrate dalla specie presso i siti di svernamento, che avviene in larghissima parte fuori dai confini del nostro Paese e che potrebbe influire anche pesantemente sull’esigua popolazione italiana nidificante.

Come principali indicazioni per la conservazione, si possono considerare anche in questo caso, come per altre specie coloniali, due diversi ordini di necessità: la tutela dei siti di nidificazione e, ove necessario, il loro ripristino, al fine di favorire la ripresa o la stabilizzazione delle popolazioni. Nel caso specifico del Mignattino piombato, appare importantissimo ripristinare lamineti idonei, sui quali nidificava fino a non molti anni fa l’intera popolazione emiliano-romagnola della specie.

Minacce

Rispetto alle esigenze ecologiche della specie, risulta piuttosto stretto il rapporto tra la presenza di colonie e la formazione di ninfee (della specie Nymphaea alba ). Un legame tanto più evidente nel caso di Valle Mandriole, dove l’intera popolazione – così come in passato gran parte dei nidi – si trovavano disposti direttamente sulle ninfee. Altri tipi di vegetazione acquatica come il Ceratophyllum  sono il “letto” ideale scelto dalla specie nelle zone umide modenesi, recentemente colonizzate.

Come è facile intuire, il problema principale per il Mignattino piombato è l’estrema vulnerabilità dell’habitat di nidificazione. Anche la naturale evoluzione di queste zone umide può rendere i siti non idonei per costruire il nido. Locali aumenti di predatori, e più in generale un’elevatissima sensibilità al disturbo arrecato dalle attività umane, spiegano molto probabilmente il vistoso declino che ha coinvolto diverse colonie, con estinzioni locali a cui solo in alcuni casi – e mai nelle stesse proporzioni – è seguita una ricolonizzazione.

Isole di lamineto piccole e circondate da acqua libera sembrano essere l’habitat ideale per questa specie, che si trova in duplice difficoltà sia a causa delle variazioni subite dall’habitat – siano esse o meno di origine antropica – sia da una situazione non ottimale riscontrata nei siti di svernamento. Localmente l’aumento della Nutria (come a valle Campotto), ha causato un notevole impatto sulle colonie, riducendone drasticamente l’entità o causando un abbandono – non sempre temporaneo – dei siti storici di nidificazione.

Come altre specie coloniali, il Mignattino piombato si dimostra dunque molto sensibile sia agli episodi di disturbo alle colonie sia all’alterazione fisica-strutturale dei siti. È certamente questa la minaccia principale che pesa sul destino della specie, nonostante le aree considerate siano state poste nella maggior parte dei casi sotto tutela e quindi, in linea di principio, il disturbo antropico non rappresenti attualmente la principale causa del decremento osservato.

Stato di salute

Ancora minacciato, il Mignattino piombato denota attualmente uno stato di conservazione favorevole sia nell’Unione Europea sia a livello continentale. In largo declino tra il 1970 e il 1990, la popolazione dell’Ue – stimata in 7.900-18.000 coppie – si è mantenuta relativamente stabile durante il decennio successivo.

 La popolazione comunitaria di Mignattino piombato è pari a non più di un quinto di quella continentale complessiva, stimabile in 42-87mila coppie. Considerata in pericolo dalla Lista Rossa Nazionale e particolarmente protetta dalla legislazione venatoria, la specie in Italia contava circa 423-458 coppie nel 2000, stabili o fluttuanti dal 1990. Una frazione che non supera i cinque punti percentuali di quella nidificante nell’Ue, circa l’1% su scala continentale.

Rarissimi gli inanellamenti e le ricatture, con provenienza dal Nord Africa o dalle coste atlantiche del “continente nero”. La popolazione nidificante è invece concentrata totalmente tra ferrarese, bolognese e ravennate. Il numero massimo di coppie nidificanti, pari a 498, è stato raggiunto nel 2001, con 5 siti di presenza accertata. Nel 2000 si è passati a 423-458 coppie in 7 siti.

Particolarmente vistose le fluttuazioni su base storica, e un generale spostamento a ovest del baricentro dell’areale, sostanzialmente dovuto alla creazione di zone umide nel bolognese, con le coppie passate da 55 nel 1984 a circa 200 nel 2002 (anche qui con evidenti fluttuazioni, essendo ad esempio i nidi censiti nel 1999 ben 407). Valle Mandriole (nel ravennate) e Campotto, ai confini tra le tre province, hanno invece conosciuto una progressiva diminuzione della popolazione nidificante, con estinzioni stagionali e parziale, recente, rioccupazione dei siti. Per vedere scenari più favorevoli bisogna spostarsi ancora più a ovest, da Modena a Pavia, con popolazioni dopotutto ristrette ma in generale espansione o incremento.

Semaforo

Fluttuanti nel tempo, con variazioni piuttosto marcate e scomparsa da alcuni siti. Queste le condizioni della popolazione di Mignattino piombato nel nostro Paese. A questo scenario abbastanza critico si accompagna una positiva ricolonizzazione di aree – poste prevalentemente nell’Emilia-Romagna centro-occidentale e nell’Oltrepo pavese – soggette al ripristino di adeguate zone umide. Un fatto che dimostra da un lato la dipendenza della specie da habitat altamente vulnerabili, dove peraltro è stata registrata competizione con specie alloctone come la Nutria. Dall’altro, come da misure di gestione diretta volte al ripristino degli habitat idonei – specialmente i lamineti – possano derivare conseguenze positive in termini di ripresa della popolazione e salvaguardia dei siti di attuale o potenziale presenza.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* fluttuante inadeguato
Popolazione fluttuante inadeguato
Habitat della specie verosimilmente stabile/in aumento inadeguato
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Grave e profondo, il canto del Mignattino piombato si confonde spesso con quello degli anfibi, sua principale preda. È in queste aree umide, su un comodo letto di ninfee, che il Mignattino piombato costruisce il nido. Ed è qui che è più facile osservarlo ed udirne il canto. Occhio a non disturbarlo, però, perché come altre specie coloniali anche il Mignattino piombato si dimostra poco tollerante alla presenza dell’uomo.