NIBBIO BRUNO - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliNIBBIO BRUNO

NOME SCIENTIFICO: Milvus migrans
 

Potente e profondo il battito d’ala. Maestoso il volo, costellato di volteggi e planate. Particolarmente longevo – può vivere fino a 25 anni – è un uccello niente affatto “timido”, specie quando è alla ricerca di cibo. Il Nibbio bruno non si fa problemi quando si tratta di conquistare una carcassa, il suo “piatto” preferito…

Prospettive

Il nido del Nibbio bruno si trova di solito vicino all’acqua, su alberi o pareti rocciose, lontano da strade e villaggi – verso i quali la specie si dimostra invece indifferente quando si tratta di procurarsi il cibo – ed è dunque auspicabile, per la conservazione delle popolazioni italiane della specie, proteggere adeguatamente questi siti: per esempio istituendo aree protette attorno ai grandi laghi prealpini, regolamentando la pesca professionale, favorendo lo sfruttamento estensivo dei pascoli, tutelando i boschi con alberi “maturi”.

In generale, la specie si dimostra particolarmente “dipendente” dalle attività umane, essendo ad esempio stata sostenuta dal proliferare di discariche a cielo aperto, ed avendo subito, per lo stesso motivo – chiusura delle discariche stesse – fenomeni di declino o locale scomparsa delle popolazioni. Lo stesso, progressivo, abbandono delle attività di pastorizia estensiva – che andrebbero invece incentivate – ha influito negativamente sulla disponibilità di carcasse e, per conseguenza, sulla popolazione europea di Nibbio bruno.

Altri elementi di interesse da valutare in fase di tutela sono l’eventuale conflitto con il Gufo reale per quanto riguarda l’accesso alle risorse alimentari, mentre risulta più in generale di fondamentale importanza il mantenimento di aree e habitat idonei alla caccia, alla luce delle “esigenze ecologiche” di questa specie. Da valutare attentamente anche le conseguenze sul Nibbio bruno che potrebbero derivare, nel breve periodo, da azioni di per sé corrette di tutela ambientale, quali il ripristino della “qualità trofica” delle acque dei laghi e la chiusura delle discariche a cielo aperto.

Nello specifico le popolazioni italiane, si possono identificare in tre “nuclei” principali: I) area prealpina e padana (circa 500 coppie); II) area appenninica-peninsulare (tra 430 e 600 coppie); III) area insulare (popolazione ridotta a sole 4-5 coppie). Considerando un successo riproduttivo del 40% e tassi d’involo pari a 1,4 individui per coppia di successo, è possibile identificare in 1.700 individui la Mimina Popolazione Vitale (MVP) e proporre questo come Valore di Riferimento Favorevole (FRV).