ORCO MARINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliORCO MARINO

NOME SCIENTIFICO: Melanitta fusca
 
Semaforo N.C.

Il becco dalla forma originale e il colore scuro accomunano i maschi della specie ai “cugini” del congenere Orchetto marino. L’Orco marino se ne distingue tuttavia per le macchie bianche sulle ali e ai lati della testa. Diffuso in tutta l’area che va dall’Europa alla Siberia, può essere osservato in vaste e fredde zone della Russia siberiana, dove sosta per la nidificazione. Durante il periodo di svernamento, preferisce acque marine poco profonde, ricche di “benthos”, ossia i piccoli organismi acquatici, di cui la specie è ghiotta, che vivono a contatto con i fondali...

 

Ordine: Anseriformes  Famiglia: Anatidae

Di aspetto molto simile all’Orchetto marino, L’Orco marino, con i suoi 51-58 cm di lunghezza, è la specie più grande del genere Melanitta . Il maschio è completamente nero, ad eccezione di una zona bianca intorno agli occhi e per una vistosa barra alare sulle ali. Ha un becco bulboso di colore giallo con una base nera. Le femmine, di colore bruno chiaro, presentano due macchie pallide su entrambi i lati della testa, e macchie alari bianche. Le zampe sono scure.

La dieta dell’Orchetto marino è ricca e variegata: si nutre di molluschi, crostacei, vermi, piccoli pesci e, nei corsi d’acqua dolce, di insetti e larve. Cattura le proprie prede immergendosi sott’acqua, dove può spingersi sino a 3-4 metri di profondità. Ma può anche accontentarsi di piccole porzioni di piante acquatiche che trova sul terreno nelle zone in cui nidifica, come foglie e germogli. Gregaria come gran parte delle anatre, la Melanitta fusca  forma grandi stormi di individui, che decollano tutti insieme, in perfetta armonia.

Le coppie nidificano lungo le coste di piccoli laghi di acqua dolce, di stagni e fiumi nelle foreste di conifere del nord, nella tundra artica boscosa, in alcune zone alpine; ma anche sopra piccole isole rocciose o coperte di massi, idonee alla colonizzazione grazie all’estesa vegetazione erbacea, ai cespugli e agli alberi bassi. L’areale di presenza comprende vaste zone dell’estremo nord di Europa e Asia, a ovest sino al bacino dello Yenisei, nella Russia siberiana centrale.

Il nido è posto in una depressione poco profonda sul terreno tra l’erba alta, oppure tra bassi cespugli. La femmina vi depone dalle 7 alle 9 uova. Durante la nidificazione, le coppie sono piuttosto solitarie; ma possono ritrovarsi con piccoli gruppi di altre coppie nidificanti, occasionalmente tra colonie di gabbiani e sterne, come la Moretta codona. 

Durante il periodo di svernamento, invece, le popolazioni si trasferiscono nelle zone più temperate: il sud della Gran Bretagna, le coste di mar Nero e mar Caspio; alcuni di essi si spingono fino alla Francia e alla Spagna settentrionale, e nelle aree più settentrionali dell’Italia. Si ritirano nelle basse acque costiere marine, vicino alla costa, soprattutto in estuari o all’interno di insenature che ospitano rigogliosi bacini di cozze. Tuttavia, durante la migrazione, non disdegnano bacini d’acqua dolce, come laghi ed estuari.

Prospettive

Molto simile all’Orchetto marino, l’Orco marino è tuttavia una specie meno rara del suo congenere. Per l’Italia, che costituisce il limite geografico meridionale dell’areale di regolare presenza invernale, sarebbe opportuno accrescere le misure di tutela e le azioni di monitoraggio nei principali siti di presenza.

Occorre considerare come alcuni tratti marini potrebbero essere utilizzati dalla specie come rifugio, in caso di situazioni di crisi ambientali in altri luoghi. Per questo le misure di tutela vigenti nelle principali zone umide costiere andrebbero estese alle aree marine più importanti per questa ed altre specie di uccelli. La presenza e l’abbondanza della specie in Italia sono poi influenzate da molteplici fattori, tra cui le condizioni climatiche riscontrate nei quartieri di svernamento più settentrionali. A questo proposito, sono essenziali azioni di studio e monitoraggio sul trend e sullo stato di salute delle popolazioni svernanti.

Proprio lungo i tratti costieri frequentati con regolarità dalla specie, in modo particolare lungo i tratti settentrionali di mare Adriatico e Versilia, sarebbe opportuno istituire Zone di Protezione Speciali marine nei punti effettivamente più frequentati dalla specie, ora più conosciuti rispetto al passato. Un intervento auspicabile potrebbe ad esempio essere quello già adottato a favore dell’Orchetto marino nel Regno Unito, cioè un Piano d’azione per la Biodiversità. Tale intervento potrebbe essere supportato dal fatto che l’Italia costituisce il limite geografico meridionale dell’areale di regolare presenza della specie, giocando quindi un ruolo strategico per la sua conservazione.

Importante per il futuro della specie sono, a livello europeo, gli impegni sottoscritti nell’Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds  (AEWA), un documento che prevede azioni di conservazione mirate per gli uccelli acquatici migratori particolarmente a rischio presenti in Africa ed Eurasia.

Minacce

Le grandi concentrazioni marine della specie durante i periodi della muta e dello svernamento rendono l’Orco marino pericolosamente esposto a perdite di petrolio e altre tipologie di inquinamento del mare. La specie è inoltre vulnerabile agli effetti dello sfruttamento commerciale di organismi bentotici marini, cioè della fauna presente su fondali o substrati solidi, e di crostacei, che costituiscono parte integrante della sua dieta.

L’Orco marino è inoltre minacciato dal degrado dell’habitat. L’ecosistema marino e lacustre è infatti messo a repentaglio dall’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’uomo, specialmente nelle regioni di taiga e di bassa tundra, e dal drenaggio lacustre a fini di irrigazione e produzione di energia idroelettrica, situazione particolarmente evidente, ad esempio, in Armenia.

Le coppie nidificanti sono particolarmente esposte al disturbo causato dal turismo in periodo riproduttivo, nelle coste più settentrionali e nei bacini di acqua dolce; oltre al pericolo causato dalle “fattorie eoliche”, le quali alterano l’ambiente naturale e rappresentano fonte di pericolo, potenzialmente mortale, per questa ed altre specie. Sempre in mare, gli orchi marini possono finire accidentalmente preda delle reti da pesca.

Anche dal mondo animale arrivano minacce importanti: l’Orco marino soffre infatti la predazione da parte del Visone americano soprattutto sulle isole, oltre a essere potenzialmente esposto al virus dell’influenza aviaria. In Danimarca, inoltre, la specie è tuttora cacciabile ed è dunque esposta agli effetti della persecuzione diretta.

Stato di salute

Attualmente considerata in declino nei territori dell’Unione europea, la specie presenta uno stato di conservazione non favorevole anche a livello continentale. Considerata tra le specie non cacciabili dalla legislazione venatoria (157/92), l’Orco marino è inserito nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli. Non è al momento stato redatto un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale sulla specie.

Complessivamente, si registra stabilità dei contingenti svernanti e nidificanti nei territori dell’Unione europea nel corso del trentennio 1970-2000. La popolazione nidificante nei territori dell’Europa a 27 è stimata tra 2.700 e 5.200 coppie, mentre la popolazione svernante raggiunge i 610.000 individui. I territori dell’Unione europea ospitano circa il 30% della popolazione continentale, e una frazione modesta (5%) della popolazione globale.

In Italia, dove svernano in media solo alcune centinaia di individui, tra il 1991 e il 2000 il massimo annuale registrato è di 314 individui (1991). Dopo il 1993 l’indice di copertura dei siti non è cambiato, e anche l’ampiezza dell’areale è rimasta sostanzialmente stabile. Similmente a quanto registrato per Moretta codona e Orchetto marino, la distribuzione della specie è estremamente concentrata, con circa il 90% della popolazione censita tra 1996 e 2000 che è risultata insediata in soli 7 siti. Tuttavia, nessuno tra questi è rilevante a livello internazionale, in quanto le medie sono comunque inferiori ai 50 individui nel corso di tutto il quinquennio.

Come già avviene per l’Orchetto marino, le uniche aree occupate con regolarità sono i tratti più settentrionali dell’Alto Adriatico e della Versilia, scendendo a sud sino a Livorno. Tra il 1998 e il 2003, le popolazioni di Orco marino svernanti in Italia sono state censite principalmente sul litorale di Forte dei Marmi e Viareggio (Toscana), che ha ospitato un massimo di 139 individui, le lagune di Grado e Marano e la baia di Panzano (Friuli-Venezia Giulia), con un massimo di 111 individui, e la laguna di Caorle e le valli di Bibione (Veneto), con la presenza eccezionale di uno stormo di enormi dimensioni, probabilmente dovuta a fattori climatici: ben 2.100 individui.

Canto

Gravi e sommessi, distanziati gli uni dagli altri, i gorgheggi dell’Orco marino si differenziano assai da quelli del “cugino” Orchetto, specie per altri versi del tutto simile sia nell’aspetto sia per quanto riguarda le esigenze ecologiche…