PASSERA LAGIA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPASSERA LAGIA

NOME SCIENTIFICO: Petronia petronia
 

Come quasi tutti i Passeri, anche la Passera lagia predilige vivere in zone antropizzate – comprese le città – non temendo la vicinanza dell’uomo. Si adatta in ogni caso a una molteplicità di ambienti, dal livello del mare fino ai 2.000 metri di quota. L’habitat ideale è rappresentato da distretti montani ben esposti a sud, costituiti da pascoli magri e pietraie. Maschio e femmina sono praticamente identici nell’aspetto, mentre a differenziare questa specie dagli altri Passeri è la sgargiante macchia gialla presente sul petto…

Minacce

La contrazione di areale e il declino demografico della popolazione piemontese sono stati attribuiti alla progressiva trasformazione dell’habitat conseguente al diffuso abbandono delle pratiche agro-pastorali tradizionali, in particolare lo sfalcio dei prati. All’abbandono di queste attività si deve infatti una riduzione stagionale delle fisionomie d’habitat più favorevoli alla ricerca trofica e, sul lungo periodo, una perdita di habitat in seguito alla rigenerazione forestale. In Italia centrale la specie è tra quelle che ha evidenziato i maggiori decrementi, per fattori per lo più ignoti.

Da rilevare come l’occupazione da parte della specie di cassette-nido o di siti insoliti come cavità su tralicci potrebbe suggerire la carenza di siti adatti alla nidificazione – insieme alla ridotta disponibilità di cibo – come ulteriore fattore limitante. Anche la competizione per il sito riproduttivo con storni e passeri può influenzare negativamente la specie, mentre la sua spiccata preferenza per i luoghi secchi e assolati può comportare – in annate particolarmente umide e piovose – un crollo del successo riproduttivo ed elevata mortalità dei pulcini.

Più in generale, è stato osservato come i cambiamenti climatici possano influenzarne pesantemente i parametri riproduttivi: la data di prima deposizione mostra, ad esempio, una costante tendenza all’anticipo nell’arco temporale considerato (1991-2004) con uno slittamento di 23 giorni. Tale tendenza risulta correlata alla temperatura media del mese di maggio, il cui andamento termico nel periodo considerato mostra un incremento significativo. Nello stesso periodo preso in esame, la dimensione media della covata mostra una tendenza negativa significativa, inversamente correlata alla temperatura media del mese di maggio.

Del resto, gli effetti delle variazioni termiche sulla specie appaiono contrastanti: da un lato postivi sul tasso d’involo – la temperatura più elevata favorisce una maggiore disponibilità di risorse trofiche, specialmente insetti, per l’alimentazione dei pulcini – dall’altro negativi, per la riduzione della dimensione media della covata come probabile conseguenza di un periodo pre-riproduttivo sempre più breve. Particolarmente impattante in alcune popolazioni è anche il fenomeno della predazione al nido (in Asia centrale ad esempio i serpenti sono tra i principali responsabili della perdita delle covate).