PERNICE ROSSA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPERNICE ROSSA

NOME SCIENTIFICO: Alectoris rufa
 

Timida e sospettosa, la Pernice rossa conduce una vita gregaria, ma si isola durante il periodo della cova. È in grado di correre molto velocemente e, se fiuta un pericolo, si appiattisce al suolo, alzandosi in volo raramente. Curioso il comportamento della femmina nel periodo della nidificazione: depone le uova in due distinti nidi, ognuno dei quali verrà covato da uno dei genitori…

 

Ordine: Galliformes  Famiglia: Phasianidae

La Pernice rossa è un galliforme diffuso nell’area europea sud-occidentale. Sul corpo, di colore rossiccio, spiccano dettagli cromatici ben delineati: un collarino nero striato di bianco che dal collo scende sino al ventre, e che la contraddistingue dalla Coturnice; un piccolo e ricurvo becco vermiglio, che le vale il nome; cerchi arancioni attorno agli occhi e zampe rosse. La sua corporatura è tozza e massiccia, sebbene non abbia grandi dimensioni. Le ali sono corte e arrotondate. La sua dieta alterna alimenti proteici, come ragni, lombrichi e insetti, a quelli più ricchi di zuccheri e grassi come frutti della vegetazione, semi, legumi, erbe e germogli. È una specie terricola, e preferisce correre sul terreno quando avverte un pericolo, nonostante il suo volo sia rapido e potente.

Dalle abitudini stanziali, è distribuita prevalentemente nell’Inghilterra meridionale, in tutta la penisola iberica, nelle zone più occidentali di Francia e Germania, in Corsica, in Italia nord-occidentale, isole Baleari, Azzorre, Canarie. Il suo habitat è costituito da zone collinari aride e ricche di cespugli, campi aperti anche coltivati, sassaie, con un clima asciutto e assolato. Non disdegna zone coltivate a grano ed erba medica, purché non manchino porzioni di terreno incolto e zone con vegetazione bassa e aperta. Evita invece zone a clima boreale, oceanico o troppo arido, così come foreste. È una specie gregaria, e vive solitamente in gruppo con altri 10-15 simili. Tuttavia, si isola all’arrivo della stagione riproduttiva e durante il periodo della cova.

In Italia, la specie è sedentaria. Originariamente distribuita tra ambienti aridi e accidentati coperti da cespugli radi, tra colline e basse montagne, vigneti, oliveti e pascoli dell’Appennino settentrionale e nelle isole dell’Arcipelago toscano, la Pernice rossa è in seguito stata introdotta nell’Appennino centrale, dove oggi sono presenti popolazioni stabili in Umbria, Lazio e Molise. Ai limiti meridionali dell’Appennino centrale, le popolazioni sono mantenute grazie a continui ripopolamenti, promossi a scopo venatorio.

Durante il periodo della nidificazione, la Pernice rossa occupa ambienti di diverse aree climatiche del Paleartico sud-occidentale, spaziando dall’area mediterranea alla fascia temperata. Alla fine di aprile comincia il periodo riproduttivo, nonostante già prima i maschi prendano possesso del territorio in cui sarà poi costruito il nido, difendendolo da eventuali concorrenti. Il nido è costruito in una depressione del terreno, ospita un numero variabile tra 8 e 16 uova, che saranno covate per una ventina di giorni; mentre il maschio vigila sul territorio. I piccoli sono nidifughi, abbandonano cioè il nido subito dopo la nascita, e dopo qualche settimana saranno già in grado di volare.

Prospettive

La specie è localmente ben studiata, sia a livello ecologico sia per quanto riguarda la dinamica delle popolazioni. Tuttavia, l’estrema variabilità dei valori di produttività e mortalità riportati per la specie, unita alla forte dipendenza di questi valori dalla situazione climatica, non rende semplice formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Ciononostante, è possibile identificare almeno due popolazioni principali, che sono da considerare come unità discrete dal punto di vista conservazionistico: una popolazione continentale (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Appennino toscano) e una popolazione insulare (Arcipelago toscano).

Per la conservazione della Pernice rossa e di specie simili sono importanti le operazioni di mantenimento di aree agricole a coltura non intensiva, nonché aree a pascolo, soprattutto se nei pressi di terreni temporaneamente incolti, sulle aree collinari e montane dell’Appennino settentrionale. Considerando lo stato di salute estremamente precario della specie in Italia, sarebbe poi opportuno che la caccia fosse limitata ai mesi di ottobre e novembre, riducendo in questo modo l’attuale pressione venatoria che va dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre di ogni anno.

L’attività venatoria dovrebbe inoltre essere regolamentata e pianificata in base a criteri di sostenibilità ecologica, attraverso differenti attività: il monitoraggio standardizzato della popolazione nazionale, la stima dell’incremento utile annuo, la stesura di un piano di prelievo proporzionato alla dinamica della popolazione e l’adozione di opportuni meccanismi di controllo. Anche le immissioni in natura di nuovi individui, finalizzate al ripopolamento, dovrebbero comunque essere effettuate nel rispetto di apposite linee guida definite dall’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA).

L’isolamento delle popolazioni e la frammentazione dell’areale ad oggi riscontrabili nel nostro Paese potrebbero infatti essere mitigati attraverso interventi di reintroduzione di individui autoctoni o riprodotti in cattività, ponendo comunque attenzione alla problematica degli “ibridi”. Accanto a questo, potrebbero essere pianificate attività di ripopolamento anche di altre specie o sottospecie – in aree tutelate dal prelievo venatorio – in modo da ripristinare un corretto equilibrio dell’ecosistema di questi ambienti.

Minacce

La specie ha purtroppo risentito, nel corso degli ultimi decenni, della forte pressione venatoria. Tuttora consentita, la caccia alla Pernice rossa ha causato, nel tempo, una radicale contrazione delle popolazioni, specialmente in Lombardia.

La Pernice rossa appare inoltre minacciata da trasformazione e riduzione dell’habitat, a causa di opere di riforestazione dei pascoli, dell’abbandono delle aree agricole, del cambiamento dei sistemi di coltivazione dei suoli e di allevamento del bestiame.

Come accade anche per altre specie cacciabili e particolarmente adattabili all’allevamento, un ulteriore rischio può essere costituito dal rilascio di individui appartenenti a popolazioni o specie non autoctone, o di ibridi con altre specie. Un fatto che si è verificato soprattutto con ibridi tra Alectoris rufa  (Pernice rossa) e Alectoris chukar  (Chukar) e che, se da un lato favorisce il ripopolamento, danneggia, a volte in modo irreparabile, la specie originaria.

La specie può trovarsi in particolare difficoltà, inoltre, se soggetta a limitazioni o degrado dell’habitat, specialmente a causa dell’abbandono e del conseguente degrado dei paesaggi agricoli di tipo tradizionale. Se infatti gli individui possono occupare in un primo momento anche zone erbacee incolte e arbusteti generati dall’abbandono, il progressivo affermarsi della vegetazione arborea determina a lungo termine condizioni ecologiche sempre meno idonee, fino a causare l’estinzione locale dovuta al ritorno del bosco.

Stato di salute

La Pernice rossa ha uno stato di conservazione sfavorevole tanto a livello continentale quanto nell’intera Europa “comunitaria”. La popolazione nidificante ha infatti mostrato un largo decremento nei territori dell’Unione europea tra il 1970 e il 1990; un declino proseguito anche nel corso del decennio successivo, se pure in modo meno marcato. La popolazione presente nei territori dell’Europa a 27 è stimata tra 2.000.000 e 4.500.000 coppie; la popolazione italiana tra 1.500 e 2.000 coppie. L’intera popolazione globale della specie nidifica nei territori dell’Unione europea.

È in Italia specie cacciabile ai sensi della legislazione venatoria (157/92). Non sono stati redatti, ad oggi, un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale sulla specie. La specie è inserita negli Allegati II/1 e III/1 della Direttiva Uccelli ed è inclusa nella Lista Rossa Nazionale. Anche in Italia, la Pernice rossa è in decremento e le popolazioni mostrano un andamento fluttuante, anche a causa delle continue immissioni di “ibridi”. Nonostante la popolazione italiana non sia significativa in termini di percentuali, il nostro Paese riveste un ruolo notevole per la conservazione della specie, visto il declino osservato nelle importanti popolazioni spagnola e francese, e l’areale di presenza limitato. Complessivamente, la Pernice rossa può essere osservata nella maggior parte delle province emiliano-romagnole, piemontesi, liguri e toscane.

A livello biogeografico, la specie è concentrata in pochi e ben delimitati territori. Nel corso degli anni ’80, la fascia appenninica settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, Toscana) e l’isola d’Elba ospitavano circa 1.000-1.200 individui, in successivo decremento. La Lombardia, che vede un’importante presenza della specie soprattutto nel territorio dell’Oltrepo pavese, contava circa 155 coppie nel 1981, da 200 a 250 nel 1984, meno di 200 nel nuovo secolo. La tendenza della popolazione a concentrarsi in territorio lombardo è direttamente proporzionale alla presenza di vegetazione: positiva, in presenza di arbusti, filari di alberi e calanchi; negativa in presenza di zone boschive.

In Emilia-Romagna, dove la specie è stata immessa, appare in fase di espansione, con popolazioni presenti nelle province di Bologna e Forlì, che non sono tuttavia areale storico della specie. Proprio in provincia di Forlì, la popolazione è stata introdotta a scopo venatorio a partire dai primi anni ’80. Nella regione, la specie è distribuita nei territori che vanno dalla pianura sino all’Appennino medio-alto, con una concentrazione massima nella fascia di altitudine compresa tra 200 e 400 metri di quota.

In Toscana si è assistito a una diminuzione della popolazione, oggi frammentata e ridotta, instabile dal punto di vista numerico e mantenuta in modo artificiale attraverso rilasci continui. Sull’isola di Pianosa sono stimate tra 150 e 250 coppie. Sul territorio dell’isola d’Elba, ne sono stimate tra 100 e 200, che tendono però al decremento. Qui, gli individui frequentano ambienti con abbondanza di arbusti, tra cui la macchia bassa e rada e la gariga ricca di sporgenze rocciose, vicine a zone più aperte con vegetazione erbacea, coltivazioni, aree incolte da poco abbandonate o recentemente coinvolte da incendi. La Liguria ospita piccoli nuclei isolati della specie, concentrati nella val Bormida. Il Piemonte è la regione con maggiore consistenza di pernici rosse, in massima parte autoctone: qui l’areale spazia dalle Langhe sino al confine con la Lombardia.

Semaforo

Lo stato di salute della specie nel nostro Paese si mostra, nel complesso, non favorevole, con areale in contrazione unito a decrementi e frammentazione delle popolazioni. La specie è inoltre potenzialmente soggetta a ibridazione e soffre in modo particolare per l’eccessiva pressione venatoria. Nonostante l’habitat della specie offra buone potenzialità, il crescente abbandono delle aree agricole collinari e montane rappresenta una pesante ipoteca sul futuro di questa ed altre specie legate a questi ambienti .

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Frammentato, fluttuante Inadeguato
Popolazione Fluttuante, frammentata, ridotta Cattivo
Habitat della specie Probabilmente stabile Inadeguato
Complessivo   Cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Facilmente identificabile rispetto a quello di altri Galliformi, il canto della Pernice rossa si compone di suoni dolci, tuttavia fermi e ripetuti.