PERNICE ROSSA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPERNICE ROSSA

NOME SCIENTIFICO: Alectoris rufa
 

Timida e sospettosa, la Pernice rossa conduce una vita gregaria, ma si isola durante il periodo della cova. È in grado di correre molto velocemente e, se fiuta un pericolo, si appiattisce al suolo, alzandosi in volo raramente. Curioso il comportamento della femmina nel periodo della nidificazione: depone le uova in due distinti nidi, ognuno dei quali verrà covato da uno dei genitori…

Prospettive

La specie è localmente ben studiata, sia a livello ecologico sia per quanto riguarda la dinamica delle popolazioni. Tuttavia, l’estrema variabilità dei valori di produttività e mortalità riportati per la specie, unita alla forte dipendenza di questi valori dalla situazione climatica, non rende semplice formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Ciononostante, è possibile identificare almeno due popolazioni principali, che sono da considerare come unità discrete dal punto di vista conservazionistico: una popolazione continentale (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Appennino toscano) e una popolazione insulare (Arcipelago toscano).

Per la conservazione della Pernice rossa e di specie simili sono importanti le operazioni di mantenimento di aree agricole a coltura non intensiva, nonché aree a pascolo, soprattutto se nei pressi di terreni temporaneamente incolti, sulle aree collinari e montane dell’Appennino settentrionale. Considerando lo stato di salute estremamente precario della specie in Italia, sarebbe poi opportuno che la caccia fosse limitata ai mesi di ottobre e novembre, riducendo in questo modo l’attuale pressione venatoria che va dalla terza domenica di settembre al 31 dicembre di ogni anno.

L’attività venatoria dovrebbe inoltre essere regolamentata e pianificata in base a criteri di sostenibilità ecologica, attraverso differenti attività: il monitoraggio standardizzato della popolazione nazionale, la stima dell’incremento utile annuo, la stesura di un piano di prelievo proporzionato alla dinamica della popolazione e l’adozione di opportuni meccanismi di controllo. Anche le immissioni in natura di nuovi individui, finalizzate al ripopolamento, dovrebbero comunque essere effettuate nel rispetto di apposite linee guida definite dall’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA).

L’isolamento delle popolazioni e la frammentazione dell’areale ad oggi riscontrabili nel nostro Paese potrebbero infatti essere mitigati attraverso interventi di reintroduzione di individui autoctoni o riprodotti in cattività, ponendo comunque attenzione alla problematica degli “ibridi”. Accanto a questo, potrebbero essere pianificate attività di ripopolamento anche di altre specie o sottospecie – in aree tutelate dal prelievo venatorio – in modo da ripristinare un corretto equilibrio dell’ecosistema di questi ambienti.