PICCHIO MURAIOLO
NOME SCIENTIFICO: Tichodroma murariaTra le specie in assoluto più difficili da osservare rientra il Picchio muraiolo. Abitante delle montagne, nidifica tra i crepacci delle pareti rocciose, soprattutto quelle a strapiombo, dove riesce ad arrampicarsi grazie agli artigli ricurvi, tanto che il suo nome cinese significa “fiore delle rocce”.
Ordine: Passeriforme Famiglia: Tichodromadidae
Il Picchio muraiolo, generalmente stanziale, ha il suo habitat in alta montagna, al limite delle nevi perenni, ma durante la stagione fredda scende a quote più basse, talvolta cercando riparo tra ruderi e altre strutture quali castelli, torri, chiesette, ponti o dighe, un’abitudine diffusa soprattutto tra le popolazioni del versante transalpino, ma documentata anche in Valle d’Aosta.
Specie che si presta ad essere addomesticata, il Picchio muraiolo è lungo non più di 20 centimetri e possiede grandi ali dalla forma arrotondata - che una volta aperte lo rendono simile a una farfalla - ampiamente macchiate di un bel rosso carminio, che contrasta con il bruno e le macchie bianche circolari alle estremità.
Il resto del corpo è grigio, la gola scura, mentre la coda è nera con bordo bianco. La livrea delle femmine non presenta differenze accentuate, anche se i colori sono meno vivi. Essenziale il lungo becco, dalla forma ricurva, con cui cattura facilmente gli insetti (unico componente della sua dieta) nascosti negli interstizi delle rocce.
Preferisce le pareti esposte a nord durante la stagione calda, essendo queste umide e dalle temperature meno elevate. In primavera e in estate si può trovare a un’altitudine compresa tra i 1300 e i 3000 metri. Sulle Alpi le popolazioni si concentrano tra i 1000 e i 2000 metri. All’arrivo dell’inverno va alla ricerca di temperature più miti e si sposta sulle rupi esposte ai raggi solari, scendendo sotto i 1500 metri e talvolta anche fino alla pianura.
Giunto il periodo della nidificazione, la femmina depone 3 o 4 le uova deposte, dopodiché la cova dura una ventina di giorni. Piuttosto lunga la permanenza dei piccoli al nido, che può arrivare a 4 settimane.
Quella del Picchio muraiolo è una specie poco studiata, fatta eccezione per contributi a carattere per lo più locale: è dunque auspicabile uno studio approfondito relativo all’ecologia e alla biologia riproduttiva, ma anche alla dinamica di popolazione e al possibile impatto dei cambiamenti climatici sulla specie.
Risulta comunque impossibile proporre un Favourable Reference Value per questa specie, per la quale l’unica informazione che è generalmente riportata è la presenza in basse densità. Le popolazioni appenniniche potrebbero essere trattate separatamente e un FRV potrebbe venire calcolato se fossero disponibili informazioni (al momento mancanti) sui parametri demografici e riproduttivi fondamentali.
L’ambiente occupato dalla specie è in molti casi uno dei più stabili e meno soggetti ad alterazione antropica. Nonostante questo, non va sottovalutato l’effetto potenzialmente negativo sulla specie del riscaldamento globale.
Inoltre il disturbo dell’uomo, di qualunque natura esso sia, risulta localmente d’impatto, in particolare quello dovuto ad attività svolte presso le pareti utilizzate dalla specie come siti riproduttivi. Particolarmente disturbante risulta l’arrampicata sportiva, ma anche le attività estrattive sono deleterie per le coppie insediate presso cave.
Sono stati segnalati tentativi di predazione nei confronti dei piccoli, in particolare sono stati osservati ermellini intenti a inseguire i giovani da poco usciti dal nido.
Attualmente classificato come sicuro in Unione europea, il Picchio muraiolo presenta uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. Nel complesso si registra stabilità della popolazione nidificante nel periodo 1970-1990, seguita da trend sconosciuto nel periodo 1990-2000.
La popolazione dell’Unione Europea è stimata in 16.000-40.000 coppie. Il 40-42% della popolazione continentale della specie e una frazione compresa tra il 5% ed il 24% di quella globale nidificano nell’Unione europea.
La popolazione italiana, che appare stabile, è pari a circa il 6% di quella continentale complessiva e al 12.5%-15% di quella dell’Unione europea. Non è stato redatto un Piano d’Azione internazionale o nazionale sulla specie, che non è stata inserita nella Lista Rossa Nazionale. Tuttavia la legislazione venatoria italiana non consente la caccia del Picchio muraiolo (Art. 2, 157/92).
Il Picchio muraiolo mostra probabilmente stabilità; anche il range della specie sembra lo stesso del recente passato e l’habitat è in generale stabile e relativamente preservato. Tuttavia la popolazione appenninica è sicuramente più vulnerabile a causa dell’isolamento e della ridotta consistenza e probabilmente più suscettibile ad eventuale impatto negativo del riscaldamento climatico.
Per assecondare un’evoluzione positiva occorre mantenere condizioni idonee alla specie nei siti riproduttivi, minimizzando l’impatto antropico nelle località potenzialmente sedi di conflitto tra attività umane e riproduzione della specie. Utile anche indagare l’ecologia della specie e valutare il possibile impatto dell’isolamento delle popolazioni appenniniche e dei cambiamenti climatici.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | verosimilmente stabile | favorevole |
Popolazione | ridotta in due bioregioni, ma sconosciuta | verosimilmente stabile |
Habitat della specie | verosimilmente stabile | favorevole |
Complessivo | favorevole |
*Variazione della popolazione negli anni
Il verso del Picchio muraiolo risulta particolarmente sottile e pigolante. Più simile a un fischio che a un canto, alterna due lunghe note che risuonano tra le pareti rocciose.