PIRO PIRO BOSCHERECCIO - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliPIRO PIRO BOSCHERECCIO

NOME SCIENTIFICO: Tringa glareola
 
Semaforo N.C.

Per trovare il suo nido bisogna superare il 50° parallelo, e raggiungere le estreme propaggini della Scandinavia e della Russia. In Italia lo si osserva invece più facilmente durante la migrazione, dove il Piro piro boschereccio si trattiene anche a lungo presso paludi fangose, rive di laghi o stagni di acqua dolce, con occasionali puntate nelle paludi salmastre. La vera sfida per il birdwatcher è distinguere i vari tipi di Piro piro. Quello boschereccio si fa notare per zampe più lunghe, il piumaggio variegato, nonché per la posizione del tutto particolare assunta dal capo quando l’uccello si trova in posizione di riposo…

Stato di salute

L’Italia non ospita popolazioni nidificanti della specie, e il numero di individui occasionalmente svernanti non è significativo. Ad essere abbondante è invece il transito migratorio e, dato il cattivo stato di conservazione della specie a livello continentale, i siti utilizzati come “stop-over” durante la migrazione meritano particolare attenzione.

A livello più generale, la specie ha mostrato un larghissimo declino nell’Unione Europea tra il 1970 e il 1990, a cui ha fatto seguito un decennio di relativa stabilità. Attualmente, si stima che entro i confini dell’Ue siano presenti dalle 250 alle 400mila coppie di Piro piro boschereccio, pari a una frazione compresa tra il 33 e il 71% della popolazione continentale complessiva, a non più di un quarto di quella globale.

In Italia, sono pochissimi gli avvistamenti di Piro piro boschereccio nei primi due mesi dell’anno, a differenza di quanto avviene per specie migratrici con esigenze ecologiche simili. Il picco massimo viene in realtà raggiunto nella prima decade di maggio, mentre i primi individui in partenza per i siti di svernamento si possono avvistare sui cieli italiani già all’inizio di agosto. Solo una frazione molto modesta e tuttora sconosciuta resta nel nostro Paese, mentre la maggior parte degli individui prosegue verso sud, diretta verso l’Africa equatoriale.

Le fasi post-riproduttive vedono un picco massimo di presenza della specie nel nostro Paese proprio ad agosto, con un netto calo nei mesi successivi.