PRISPOLONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPRISPOLONE

NOME SCIENTIFICO: Anthus trivialis
 

Abitante di pascoli e brughiere, il Prispolone costruisce il proprio nido al suolo, al riparo da occhi indiscreti. Piccolo ma resistente, l’Anthus trivialis non teme le temperature rigide e si è adattato facilmente a nidificare molto a nord. Pur essendo amante delle aree aperte, frequenta volentieri anche prati punteggiati da alberi e arbusti, dove si posa per godere di un punto di osservazione privilegiato. Da cui, infatti, domina il territorio sottostante, proteggendo i pulcini dai numerosi pericoli di questi ambienti, sempre pronto a lanciarsi in volo ad ali spiegate…

Minacce

Nonostante il Prispolone sia in genere considerato una specie adattabile, scarti troppo marcati tra i vari ecosistemi possono provocare alla specie seri problemi di ambientamento, per cui la protezione del suo habitat resta la strategia migliore per garantirne la sopravvivenza.

I continui mutamenti e anche semplici condizionamenti indiretti da parte dell’uomo nei confronti delle aree di nidificazione sono inevitabilmente una minaccia per questo Motacillide. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, in passato le attività agricole e pastorali in ambito collinare e montano, rappresentavano una garanzia per il Prispolone, avvantaggiato dalla presenza di aree aperte adibite al pascolo degli animali. Una garanzia che ora è venuta meno.

L’abbandono di queste attività e la conseguente dismissione dei pascoli ha comportato infatti una riduzione dell’habitat della specie. Lo stesso discorso riguarda l’eccessivo avanzamento delle zone boschive nei punti dove prima si estendevano pascoli e praterie, alla base della progressiva riduzione degli spazi in cui i prispoloni nidificano o si procacciano il cibo. Questi fenomeni risultano spesso fatali per le specie che mal si adattano a un’eccessiva copertura forestale.

Tuttavia, anche quando il pascolo resiste, oggi le tecniche di gestione sono ben diverse da quelle della pastorizia tradizionale, con il risultato che i pascoli moderni non rappresentano, il più delle volte, un ambiente sicuro per la presenza degli uccelli. Si pensi – per citare le pratiche dalle conseguenze più gravi – allo sfalcio meccanizzato, che spesso distrugge i nidi posti al suolo, o l’utilizzo di fertilizzanti che mette a rischio la vita dei pulcini.