SCRICCIOLO
NOME SCIENTIFICO: Troglodytes troglodytesRacconta una favola celtica che, molto tempo fa, gli uccelli gareggiassero tra loro per decidere chi, tra tutti, dovesse esserne il re. Partito per primo, lo Scricciolo si stancò dopo poco, e presto fu raggiunto dall’Aquila. Prontamente, si appoggiò sul dorso dell’animale facendosi trasportare ancora più in alto, per poi scattare verso il cielo e vincere. Destrezza e ingegno sono dunque doti che caratterizzano il Troglodytes troglodytes, passeriforme comune in tutta l’Eurasia, il Nord Africa e il Nord America. Il suo canto squillante e deciso non lo fa certo passare inosservato nel bosco, nonostante le sue piccole dimensioni: in fondo, è pur sempre “il re degli uccelli”…
Ordine: Passeriformes Famiglia: Troglodytidae
Grazioso uccello dalla forma rotonda e paffuta, lo Scricciolo, con i suoi 10 centimetri di lunghezza, è il più piccolo della famiglia dei Troglodytidae . Dorso bruno con bordi neri e ventre più chiaro, ha una piccola coda bruno-rossiccia che tiene spesso sollevata e che gli serve per bilanciare il petto, per contro molto basso.
Agile, dinamico e scattante, si muove con destrezza accorrendo in ogni luogo, o verso ogni oggetto, che catturi la sua attenzione. Ama muoversi sul terreno, ispezionando tutto ciò che lo colpisce. La curiosità è infatti una prerogativa fondamentale di questo piccolo passeriforme, che vola di cespuglio in cespuglio e saltella sul terreno con grande abilità, tanto da assomigliare a un piccolo mammifero.
Lo Scricciolo è un uccello prevalentemente stanziale e vive prevalentemente in località umide e abbondanti di cespugli e alberi. In generale, ama le zone fresche e ombrose, in collina o in montagna, vicino a corsi d’acqua con cespugli, alberi e massi sparsi. Non particolarmente intimorito dalla presenza degli esseri umani, lo si può incontrare in pianura e vicino ai centri abitati in inverno, mentre in estate predilige le zone montane. Si nutre di insetti, bruchi, vermi e piccoli ragni che trova sulle foglie; in inverno non disdegna qualche bacca.
Il maschio, poligamo, possiede un territorio personale in cui costruisce un certo numero di nidi, che utilizza come “dormitori”. Sceglie di costruire i nidi ovunque ne trovi la possibilità, comunque in luoghi ben mimetizzati con l’ambiente circostante: tra fitti cespugli, nelle cavità delle rocce o degli alberi, tra vecchie mura diroccate, ben nascosto tra rami di edera. Quando una femmina entra nel suo territorio, esso inizia a cantare emettendo acuti trilli sonori per attirare la sua attenzione, entrando e uscendo in continuazione dai nidi costruiti in precedenza. Una volta accettate le attenzioni del maschio e avvenuto l’accoppiamento, la femmina provvede a rivestire internamente il nido con lana, piume, crini, rendendolo confortevole per i pulcini.
La riproduzione avviene solitamente a fine aprile, con la deposizione di 5 a 8 uova di colore bianco-giallognolo punteggiate di rosso, impenetrabili al freddo e alla pioggia grazie al rivestimento folto e impermeabile del nido. Alla covata “bada” solamente la femmina per circa 15 giorni. Anche dopo avere imparato a volare ed essere divenuti indipendenti, i pulcini continuano a frequentare il nido, che utilizzano specialmente come riparo per la notte.
Per gli ambienti forestali più idonei e continui, come boschi igrofili maturi e strutturati, boschi freschi e ricchi di sottobosco, si devono considerare come Valore di Riferimento Favorevole (FRV) densità riproduttive comprese tra le 23 e le 25 coppie per 10 ettari, in tutte e tre le regioni biogeografiche italiane (alpina, mediterranea, continentale).
Piuttosto resistente a temperature molto elevate e molto fredde, la specie ha una buona adattabilità che si traduce nell’ampia distribuzione a livello geografico: la specie è infatti ben distribuita in Nord America, ma anche nelle terre artiche, nelle regioni mediterranee e arabiche, sino alla Siberia. È assente solo alle latitudini più elevate della Penisola scandinava, della Finlandia, dell’Europa sud-orientale.
Anche per quanto riguarda l’Italia, la specie gode di prospettive piuttosto favorevoli: lo Scricciolo è ampiamente diffuso su tutto il territorio della Penisola, ad eccezione della Puglia, in cui è presente solo sul Gargano e in cui non nidifica nella zona più meridionale, utilizzata solo come sito di passaggio. In Sardegna e nell’arcipelago toscano è presente la sottospecie nominale Troglodytes troglodytes koenigi .
Giocano un ruolo importante, a favore della conservazione della specie, le zone costiere, tanto del Mare Adriatico quanto del Mar Tirreno, che ospitano un grande numero di individui, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di popolazioni di passaggio. In zone particolarmente impoverite da un punto di vista boschivo e agreste, in Pianura Padana, sarebbe invece necessario favorire la presenza di macchie continue e sufficientemente interconnesse tra loro lungo canali e fontanili.
Non esistono particolari minacce per la popolazione europea di Scricciolo, che figura ben distribuita tanto in territorio nazionale, quanto a livello continentale. Il pericolo maggiore nel quale la specie può incorrere riguarda, in linea generale, la distruzione dell’habitat e dei luoghi idonei alla costruzione del nido.
Localmente, lo Scricciolo può risentire degli interventi selvicolturali di pulizia del sottobosco, come riscontrato in un’area del Trentino: coltivazione e utilizzazione dei boschi possono infatti alterare o addirittura distruggere alcuni tra gli elementi naturali importanti per la vita del passeriforme.
Un particolare motivo di disturbo, che può degenerare in minaccia, è costituito per la specie dalla presenza dell’uomo e dalla distruzione dei siti riproduttivi con azioni di frammentazione e taglio del sottobosco negli habitat di presenza. Sono potenzialmente pericolosi anche i lavori di manutenzione di siepi e opere di mantenimento stradale effettuati in periodo primaverile ed estivo.
Un’ulteriore fattore di minaccia riguarda la competizione con altre specie “parassite” come il Cuculo, che approfitta del nido costruito dallo Scricciolo per deporvi le uova e farvi poi crescere i pulcini, a “spese” dell’ospite.
La specie gode di buona salute, tanto a livello nazionale quanto europeo, ed è per questo valutata come sicura. In Italia, dove lo Scricciolo non è inserito nella Lista Rossa Nazionale, sono stimate tra 1 e 2,5 milioni di coppie. Valutata stabile nel nostro Paese, la popolazione italiana rappresenta una porzione significativa della popolazione complessiva europea, con una percentuale stimata tra il 4,3% e il 6,25%. È inoltre specie non cacciabile, in Italia, ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Tra il 1992 e il 2007, la popolazione italiana di Scricciolo è stimata in 43.000 coppie in Lombardia; tra 100.000 e 200.000 coppie in Piemonte e Valle d’Aosta, tra 10.000 e 100.000 coppie in Trentino. Anche la Pianura Padana nord-occidentale e alcune pinete nella zona del Ravennate, seppure in tempi più recenti, hanno visto nascere nuove popolazioni.
La specie è ben distribuita sulle Alpi tra i 1.000 e i 2.000 metri di quota in presenza di acqua e di boschi misti di latifoglie e conifere. Meno diffusa in provincia di Varese, specie nella fascia tra i 200 e i 400 metri. La scelta dell’ambiente in cui costruire il nido è determinata in gran parte dalla presenza di latifoglie, in particolare associate a corsi d’acqua e torrenti.
Nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna ci sono picchi di abbondanza che coincidono con le foreste d’altitudine; gli ambienti più adatti per gli scriccioli risultano essere quelli boschivi ben strutturati, anche di dimensioni ridotte, con la necessaria copertura di sottobosco; mentre sono più scarsamente frequentate le aree aperte. Questa situazione è invariata nei territori del Forlivese rispetto a 10 anni fa; mentre nei territori del Ravennate appare, limitatamente alla fascia costiera, in rapida evoluzione. L’occupazione delle pinete è infatti recente, visto che ancora 50 anni fa la specie non era considerata nidificante.
Sulle piccole isole, pur nidificando anche in ambienti caldi, rocciosi e assolati, la specie tende a localizzarsi nei settori più umidi e ombreggiati, spesso associati a ruscelli e piccoli corsi d’acqua. È molto comune in tutta la Sicilia in ambienti boschivi e arbustivi, in frutteti, negli ambienti urbani, nelle forre e nei canaloni freschi. In inverno, lo Scricciolo è maggiormente diffuso sotto i 1.000 metri di quota, con sporadiche presenze, in inverni particolarmente miti, fino a 2.000-2.400 metri nel mese di dicembre.
Lo Scricciolo è una specie ampiamente diffusa e ben rappresentata in un’ampia gamma di ambienti in tutte e tre le regioni biogeografiche italiane. Il suo stato di conservazione è attualmente favorevole e tutte le popolazioni italiane risultano in buono stato di salute. Importante, per garantire la persistenza della specie, è mantenere una sufficiente presenza di boschi e vegetazione, aree idonee alla costruzione del nido.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | In stabilità/in incremento | Favorevole |
Popolazione | Stabile, localmente in aumento | Favorevole |
Habitat della specie | Stabile | Favorevole |
Complessivo | Favorevole |
* Variazione della popolazione negli anni
Allegro e rumoroso, lo Scricciolo dà prova della propria natura curiosa e dinamica anche attraverso l’ugola. Il suo canto squillante e armonioso consiste in un trillo acuto e potente, molto prolungato. Quando lo Scricciolo trova qualcosa che lo colpisce, emette un potente: “tsiit!” di sorpresa. A volte, maschio e femmina della specie intonano un bel duetto.