STRILLOZZO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliSTRILLOZZO

NOME SCIENTIFICO: Emberiza calandra
 

Tozzo e massiccio, dal becco e dal canto inconfondibile, lo Strillozzo è presente in tutto il vecchio continente, dall’Atlantico al Pacifico. Dal colore simile a quello delle spighe mature, suo principale alimento, lo si può osservare spostarsi da un alto posatoio a un ramo aguzzo, mentre si esibisce senza sosta in lunghi “concerti”. Eccolo quindi, in caso di pericolo, rifugiarsi lesto tra siepi e cespugli, formazioni essenziali per la vita di questa specie…

Prospettive

Sulla base delle conoscenze disponibili, si può ipotizzare che una densità a scala locale di 5 maschi cantori per 10 ettari possa essere ritenuta ottimale per la specie in buona parte del suo areale italiano. A scala di comprensorio, si può provvisoriamente proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) di 30 maschi cantori per kmq, in attesa di studi più approfonditi.

La scarsità della specie in ambienti dominati da altri tipi di vegetazione erbacea come prati da sfalcio o pascoli mostra che l’abbandono dei campi coltivati non può essere compensato dalla disponibilità di altri ambienti. D’altro canto, l’intensificazione delle pratiche agricole, con le sue conseguenze negative per la specie e l’eliminazione delle siepi, comporta ulteriori diminuzioni dell’habitat idoneo, portando talvolta ad estinzioni locali anche nelle aree con ampia disponibilità di seminativi.

Per favorire presenza e abbondanza della specie almeno nelle aree più importanti, è necessario dunque il mantenimento di pratiche agricole non intensive, con presenza di siepi al margine di coltivazioni cerealicole gestite secondo criteri idonei. Inoltre, sarebbe utile favorire la disponibilità invernale di cibo (semi) lasciando nei campi parte del raccolto o, quantomeno, le stoppie.

Gli spostamenti della specie indicano distanze non elevate, raramente superiori ai 200 km, a conferma di un comportamento migratorio ridotto, dovuto perlopiù a modificazioni del clima o a cambi di colture nelle zone precedentemente abitate. La specie infatti mostra un comportamento prevalentemente stanziale, qualora trovi un ambiente idoneo alla costruzione del nido e alla ricerca del cibo.