TUFFETTO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliTUFFETTO

NOME SCIENTIFICO: Tachybaptus ruficollis
 

È il più piccolo e comune Svasso che si può osservare nel nostro Paese. Difficile vederlo in volo: il Tuffetto, per il suo carattere schivo, ama sostare lungo le rive dei corsi d’acqua e degli stagni, dove spesso resta immobile nascosto tra la vegetazione delle sponde. All’improvviso, si immerge, per andare alla ricerca di piccoli pesci, girini e invertebrati acquatici. Anche se non ama particolarmente la compagnia, capita di udire il suo richiamo squillante. Se disturbato, si nasconde sott’acqua, tenendo fuori solo il capo per osservare attentamente la situazione…

 

Ordine: Podicipediformes  Famiglia: Podicipedidae

Il Tuffetto presenta un corpo tondeggiante e un becco corto. La sua lunghezza non supera i 24-29 cm e l’apertura alare può raggiungere i 50 cm, mentre il peso, date le sue ridotte dimensioni, può variare dai 140 ai 250 grammi. I due sessi presentano una colorazione simile e non sono facilmente distinguibili: in abito nuziale i lati del capo e del collo assumono una colorazione rosso-castana, con una macchia giallastra alla base del becco; quando giunge l’inverno, la livrea si fa invece più chiara, e di colore uniforme.

Sono 9 le sottospecie conosciute, che si possono distinguere abbastanza facilmente per le differenti dimensioni e la peculiare colorazione. Tre le sottospecie note nella Regione Paleartica occidentale: la sottospecie nominale ruficollis  ruficollis  nidifica in Europa (Italia compresa), Turchia, Israele, Africa nord-occidentale; la sottospecie capensis in Caucaso, Transcaucasica, Armenia, Egitto, ma anche in altre zone dell’Africa e dell’Asia meridionale; infine l’iraquensis , che si ritrova in Iraq e Iran sud-occidentale.

Con l’approssimarsi della fase riproduttiva, il Tuffetto preferisce sostare in zone umide d’acqua dolce, circondate da vegetazione palustre, sotto i 500 metri di altitudine. Di solito si riproduce in coppie isolate o, al massimo, piccoli raggruppamenti. Durante la fase di svernamento, invece, predilige acque salmastre, ma anche aree costiere.

La nidificazione inizia a marzo: tipicamente, la specie costruisce nidi “galleggianti” dove la femmina depone da 4 a 6 uova, di colorazione biancastra, la cui incubazione dura circa 20 giorni. A partire dalla sesta settimana, i giovani sono già in grado di volare da soli. Per proteggere i pulcini dai predatori, il Tuffetto ricopre le uova con la vegetazione che recupera nell’ambiente circostante.

Prospettive

Prendendo in considerazione i dati di densità relativi all’Italia e ad altri Paesi europei, sono stati osservati valori piuttosto diversificati tra le diverse aree idonee alla specie. Da questo punto di vista, è possibile proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) a scala locale di 6 coppie per 10 ettari, ma in ambienti favorevoli questo valore può essere superato. In casi eccezionali – ad esempio presso le Saline di Priolo – la densità può aumentare ulteriormente: qui si calcolano infatti ben 5-7 coppie per ettaro. Date queste differenze, non risulta agevole stabilire un FRV a scala di comprensorio.

Nonostante questa specie sia ben conosciuta a livello locale, sarebbe utile monitorare in modo approfondito l’andamento delle popolazioni nidificanti più significative, dato il ruolo non trascurabile del nostro Paese per la conservazione della specie. In Italia, infatti, la popolazione nidificante di Tuffetto rappresenta il 5-6% del totale dell’Unione Europea, e il 2-3% dell’intera popolazione continentale. L’Italia è anche un importantissimo quartiere di svernamento per questa specie, con percentuali che raggiungono – riguardo al contingente svernante – il 20-30% dell’intera popolazione “comunitaria”.

In linea generale, per favorire la persistenza della specie, è importante mantenere in condizioni idonee ambienti d’acqua dolce ricchi di vegetazione. In Francia, la presenza di macrofite acquatiche si è dimostrato un fattore fondamentale per attirare il Tuffetto in nuovi ambienti, anche artificiali, come le ex cave. Essenziale è anche limitare il disturbo in periodo riproduttivo, con particolare riguardo ai siti più importanti di nidificazione e svernamento. È stato infatti osservato come le popolazioni “meridionali” della specie siano le più sensibili ai fattori di disturbo.

Minacce

Distruzione, trasformazione e frammentazione degli ambienti frequentati dai tuffetti per la nidificazione e la ricerca del cibo sono fattori che influenzano negativamente lo stato di salute della specie. Questo piccolo Svasso risente infatti in modo particolare della cementificazione delle sponde dei corsi d’acqua, dove di solito si riproduce o si ferma per trascorrere l’inverno.

Altre minacce di rilievo sono rappresentate dalle operazioni di sfalcio e gestione della vegetazione spondale, in genere effettuata in primavera – e dunque a ridosso del periodo di nidificazione – ma anche dalla presenza di predatori quali le nutrie, dall’inquinamento delle acque, dal disturbo provocato dalla navigazione a motore. Un pericolo è rappresentato anche dalla pesca sportiva, con il rischio, per molti individui, di restare impigliati nelle reti.

Durante la fase riproduttiva, sono molto dannose per la specie le variazioni del livello delle acque. Mentre, per quanto riguarda le minacce di origine antropica, sono stati riscontrati diversi casi di morte per collisione con cavi aerei.

Per la conservazione del Tuffetto sono dunque necessarie adeguate operazioni di mantenimento e ripristino di ambienti d’acqua dolce ricchi di vegetazione ripariale. Le misure di tutela si rendono necessarie, in modo particolare, lungo rogge e canali di irrigazione, dove andrebbero alternate sulle diverse sponde le operazioni di taglio e manutenzione, per rendere tali pratiche più compatibili con il ciclo riproduttivo della specie. Necessario appare inoltre un monitoraggio della diffusione delle nutrie negli habitat idonei per la riproduzione, ed evitare il disturbo da parte delle attività umane almeno nei siti più importanti per l’accoppiamento e lo svernamento.

Stato di salute

Attualmente, il Tuffetto è classificato come sicuro, con uno stato di conservazione favorevole sia a livello continentale sia all’interno dell’Europa “comunitaria”, ove la popolazione nidificante è risultata stabile nel decennio 1990-2000. Nello stesso periodo, il contingente svernante è risultato in leggero aumento, mentre le fluttuazioni riscontrate sono con tutta probabilità ascrivibili al mutare delle condizioni meteorologiche invernali.

La popolazione nidificante nell’Unione europea è di 53.000-93.000 coppie, pari al 54%-55% della popolazione continentale complessiva, stimata in 99.000-170.000 coppie, e al 5%-24% della popolazione globale. In Italia, la popolazione di Tuffetto si aggira sulle 3.000-4.000 coppie, con trend stabile nel decennio 1990-2000. 

Riguardo alla popolazione svernante, quella “comunitaria” è stimata in 45.000 individui, mentre quella italiana potrebbe raggiungere gli 8.000-12.000 individui. Secondo il censimento effettuato dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (Infs), ora Ispra, si contavano 5.694 individui distribuiti in 204 siti nel periodo 1991-1995, e 9.256 in 320 siti dal 1996 al 2000, anno in cui si è registrato un picco massimo di 10.285 individui.

Le più alte concentrazioni di tuffetti sono state rilevate nell’Alto Adriatico, Toscana, Umbria e Sardegna. Alcuni fiumi interni della Pianura Padana ospitano nuclei della specie, ma si hanno numeri interessanti anche in Provincia di Gorizia, Venezia, Ravenna. Il trend complessivo mostra un aumento consistente della popolazione svernante (più 11,6% all’anno). Attualmente il Tuffetto non è incluso nella Lista Rossa Nazionale e risulta non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).

Semaforo

La popolazione nidificante nel nostro Paese risulta stabile, fatta eccezione per alcune fluttuazioni locali dovute perlopiù a fattori meteo climatici. Più difficoltà si riscontrano nella bioregione mediterranea, a causa dello stato di degrado o sofferenza in cui versano molti degli habitat idonei. Fluttuante è anche la consistenza del contingente svernante, anche se le rilevazioni più recenti mostrano un trend di crescita .

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Stabile Favorevole
Popolazione Stabile, con locali incrementi (soprattutto al nord) e decrementi (soprattutto al sud) Favorevole
Habitat della specie Verosimilmente stabile nel complesso Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il verso del Tuffetto è penetrante e intenso. Il suo richiamo è un forte trillo, spesso prolungato, che attira subito l’attenzione dell’orecchio umano e, anche, di altre specie di animali o uccelli. Nonostante sia piuttosto schiva, questa specie tradisce infatti la propria presenza proprio per il suo caratteristico canto squillante, emesso ora in crescendo, ora in calando.