USIGNOLO
NOME SCIENTIFICO: Luscinia megarhynchosSinonimo di “bel canto”, l’Usignolo nei secoli è stato citato da poeti e musicisti che ne hanno esaltato il verso armonioso e i sorprendenti vocalizzi che emette sia di giorno che di notte. In passato, la sua melodia veniva considerata un antidolorifico, addirittura in grado di donare una pronta guarigione al malato e una “morte dolce” a chi si trovava in fin di vita. L’ambiente migliore per ascoltarlo è il margine del bosco: dove è largamente diffuso, visto che nidifica regolarmente nel nostro Paese…
Ordine: Passeriformes Famiglia: Muscicapidae
L’Usignolo predilige generalmente foreste o boscaglie poco umide, dove costruisce un nido composto di fogliame, muschio e spighe. Si tratta di una specie diffusa nell’Europa occidentale, centrale e meridionale, ma anche in Asia Minore e Africa del Nord. In Italia è molto diffuso nella stagione estiva; sono rari invece i casi di usignoli che svernano nella nostra penisola.
Nel periodo che va da metà maggio a metà giugno, l’Usignolo depone le uova – generalmente 4 o 6 – che vengono covate dalla femmina per 13 o 14 giorni. I pulcini, di cui si occupano entrambi i genitori, lasciano il nido dopo 11 o 12 giorni, ma continuano a essere curati per le successive due settimane. In annate caratterizzate da condizioni climatiche particolarmente favorevoli, le covate possono essere anche due.
Il canto dell’Usignolo è unanimemente riconosciuto come uno dei più belli tra tutti quelli degli uccelli canori. Infinita la varietà di strofe che conosce. Le differenze nei repertori di strofe appresi permettono di distinguere la zona di provenienza. Il maschio di Usignolo canta per sedurre la femmina, ma anche per segnalare il proprio territorio.
L’esemplare adulto misura dal becco alla punta della coda circa 17 cm. La colorazione è variabile dal marrone chiaro al grigio scuro sul ventre, mentre il dorso è marrone e la coda color ruggine. Caratteristiche che lo rendono simile all’Usignolo maggiore, che però presenta sfumature più tendenti al grigio.
L’Usignolo non è stato ad oggi oggetto di studi significativi, nonostante la popolazione italiana abbia un peso molto rilevante per la conservazione della specie. Per questo sarebbe auspicabile l’avvio di ricerche approfondite sull’ecologia riproduttiva, ma sarebbe importante anche proseguire quelli sulle dinamiche delle popolazioni e sui fattori influenzanti la sopravvivenza della specie.
I dati raccolti permettono di stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per l’Usignolo – ovvero il numero di individui in grado di garantire alla specie una buona probabilità di sopravvivenza per i prossimi cento anni – pari a 19 coppie per ettaro. In zone caratterizzate da un ambiente non particolarmente favorevole, può essere considerata accettabile anche una densità di 5 coppie ogni 10 ettari.
Tra le azioni che andrebbero messe in atto c’è poi il monitoraggio delle zone che ospitano popolazioni significative, al fine di garantire il mantenimento di habitat idonei anche nel caso di mutamenti della vegetazione dovuti sia a fattori naturali che a interventi da parte dell’uomo.
Altro elemento che incide fortemente sulla conservazione della specie è la variazione climatica in atto nelle aree africane di svernamento. Negli anni più aridi la probabilità di sopravvivenza degli individui è nettamente inferiore scendendo a una percentuale compresa tra il 19 e il 40% rispetto al 50% che si registra in condizioni normali.
L’Usignolo, che generalmente occupa territori a metà via tra la fitta boscaglia e i prati aperti, non è esposto a particolari minacce in Italia, se non quelle legate alla distruzione degli ambienti in cui nidifica.
Dall’analisi delle ricatture effettuate nel Nord Italia, risulta che gli individui che frequentano queste zone provengono dai Paesi dell’Europa centrale e balcanica. Ne consegue che la penisola italiana è per lo più interessata da movimenti migratori diretti verso Sud, che espongono gli individui a grossi stress fisici.
Le segnalazioni dall’estero includono anche ricatture di soggetti marcati sia in Marocco sia a Sud del Sahara, in Ghana e Togo. Si tratta di uccelli inanellati in aree dell’Italia settentrionale e centrale e che quindi hanno compiuto un viaggio di oltre 4mila km.
Altre minacce sono determinate dalle condizioni climatiche e della vegetazione che la specie può trovare nelle zone di svernamento o nelle aree di sosta durante la migrazione. Non va infine trascurato il problema della predazione. È stato proprio a causa della voracità dei predatori che, infatti, in Germania è andato perso, in anni recenti, il 14,8% delle covate.
BirdLife International stima che la popolazione di usignoli dell’Unione europea vada dai 2 a 6 milioni di coppie, mentre quella italiana da 1 a 1,5 milioni di coppie. Quasi la metà della popolazione continentale, e una frazione compresa tra il 25 e il 49% di quella globale, nidifica entro gli attuali confini dell’Unione europea.
Ad oggi l’Usignolo non è incluso nella Lista Rossa Nazionale, ma è comunque considerata una specie non cacciabile ai sensi della legislazione venatoria vigente. Un dato positivo, visto che la popolazione italiana – pari, secondo le stime, a un quarto di quella continentale e al 7% di quella globale – svolge un ruolo decisivo nella conservazione della specie.
L’Usignolo è una specie regolarmente inanellata in Italia; questo permette di avere a disposizione una mappa abbastanza precisa delle aree geografiche che frequenta. È significativo sottolineare come nei mesi autunnali gli esemplari di Luscinia megarhynchos , nelle fasi conclusive della preparazione che precede i lunghi voli verso le aree di svernamento sub-sahariane, mostrino valori di peso superiori anche di 5 grammi rispetto a quelli registrati nella migrazione primaverile.
I dati del progetto Mito 2000 – Monitoraggio Italiano Ornitologico – mostrano infine per il periodo compreso tra il 2000 e il 2009 una tendenza alla stabilità per quanto riguarda la popolazione italiana di questa specie, con lievi variazioni sia positive che negative a carattere locale. Se ad esempio in provincia di Torino si è verificato un lieve calo, in Lombardia la popolazione media è passata dalle 77.500 coppie del periodo compreso tra 1992 e 2007, alle 89mila coppie del 2007.
Lo stato di conservazione della specie nel nostro Paese è nel complesso favorevole, con una popolazione stabile che non mostra variazioni significative. Solo a livello locale si possono individuare discordanze: da un lato le Foreste Casentinesi, o la provincia di Torino, dove si registra una diminuzione della popolazione, dall’altro la Lombardia in cui la popolazione media è cresciuta di circa 12mila coppie.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | Stabile | Favorevole |
Popolazione | Stabile; variazioni locali discordanti | Favorevole |
Habitat della specie | Verosimilmente stabile | Favorevole |
Complessivo | Favorevole |
*Variazione della popolazione negli anni
Il canto dell’Usignolo è limpido ed energico. Estremamente complesso e variegato nella composizione, è formato di strofe di toni singoli e doppi allineati tra loro. Gli usignoli maschi conoscono tra i 120 e i 260 tipi diversi di strofe, che possono durare dai 2 ai 4 secondi. Cantano soprattutto in primavera quando, posati sui rami, danno il via ai gorgheggi in piena notte, proseguendo fino al mattino.