USIGNOLO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliUSIGNOLO

NOME SCIENTIFICO: Luscinia megarhynchos
 

Sinonimo di “bel canto”, l’Usignolo nei secoli è stato citato da poeti e musicisti che ne hanno esaltato il verso armonioso e i sorprendenti vocalizzi che emette sia di giorno che di notte. In passato, la sua melodia veniva considerata un antidolorifico, addirittura in grado di donare una pronta guarigione al malato e una “morte dolce” a chi si trovava in fin di vita. L’ambiente migliore per ascoltarlo è il margine del bosco: dove è largamente diffuso, visto che nidifica regolarmente nel nostro Paese…

Prospettive

L’Usignolo non è stato ad oggi oggetto di studi significativi, nonostante la popolazione italiana abbia un peso molto rilevante per la conservazione della specie. Per questo sarebbe auspicabile l’avvio di ricerche approfondite sull’ecologia riproduttiva, ma sarebbe importante anche proseguire quelli sulle dinamiche delle popolazioni e sui fattori influenzanti la sopravvivenza della specie.

I dati raccolti permettono di stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per l’Usignolo – ovvero il numero di individui in grado di garantire alla specie una buona probabilità di sopravvivenza per i prossimi cento anni – pari a 19 coppie per ettaro. In zone caratterizzate da un ambiente non particolarmente favorevole, può essere considerata accettabile anche una densità di 5 coppie ogni 10 ettari.

Tra le azioni che andrebbero messe in atto c’è poi il monitoraggio delle zone che ospitano popolazioni significative, al fine di garantire il mantenimento di habitat idonei anche nel caso di mutamenti della vegetazione dovuti sia a fattori naturali che a interventi da parte dell’uomo.

Altro elemento che incide fortemente sulla conservazione della specie è la variazione climatica in atto nelle aree africane di svernamento. Negli anni più aridi la probabilità di sopravvivenza degli individui è nettamente inferiore scendendo a una percentuale compresa tra il 19 e il 40% rispetto al 50% che si registra in condizioni normali.