USIGNOLO DI FIUME
NOME SCIENTIFICO: Cettia cettiCelebre fin da tempi antichi per il suo canto dolce e denso di melodia, l’Usignolo di fiume è diffuso in tutta l’Europa meridionale. Abitante di paludi e canneti, amante di rogge e piccoli corsi d’acqua, questo piccolo passeriforme è timido, quasi furtivo, e non ama mostrarsi all’uomo. La coda rotonda e le piccole ali, peraltro, non lo rendono un buon volatore. Ma è difficile non accorgersi della sua presenza, grazie appunto al canto possente, udibile durante tutto il corso dell’anno…
Minacce
La principale causa dei decrementi osservati è dovuta a fattori meteoclimatici. È infatti frequente la perdita di individui o di intere covate a causa di fattori ambientali ed ecologici, legati principalmente alla fluttuazione delle acque nei bacini idrici maggiormente frequentati e agli inverni particolarmente rigidi che hanno caratterizzato alcune annate. Proprio in seguito ai nevosi inverni nel triennio 1984-1986, infatti, si è verificato un crollo di almeno parte della popolazione censita nel quinquennio precedente in Piemonte, condizioni che hanno causato la totale scomparsa della specie dalla Valle del Tanaro tra 1987 e 1988, in precedenza comune nell’area. La specie ha successivamente recuperato parte dell’areale, ma è quasi scomparsa dal corso del Po, nel Torinese, ed è numericamente ridotta nel Cuneese.
Le conseguenze negative di questi eventi sfavorevoli si riflettono direttamente anche sulla popolazione nidificante, fino a portare ad estinzioni locali. Ne è un esempio la brusca diminuzione verificatasi nella primavera del 2009, quando nella bassa pianura bresciana si è registrato un importante calo delle coppie nidificanti rispetto all’anno precedente, a causa dell’estrema rigidità del precedente inverno.
Tra i fattori naturali di maggior peso nella regolazione della dinamica di popolazione, il clima sembra quindi rivestire un ruolo di primo piano in tutte le aree. Ne è ulteriore esempio la perdita di alcune covate nelle vicinanze del Lago Maggiore e nel Canton Ticino, a causa di fluttuazioni del livello delle acque. Anche la tendenza positiva che ha visto l’espansione dell’areale tra la metà degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 nell’Europa centro-settentrionale ha conosciuto in seguito una battuta di arresto a metà degli anni ’80, di nuovo a causa di inverni particolarmente rigidi (1984-1987).
Altri fattori di minaccia per la specie hanno poi a che fare con l’integrità degli habitat, e in particolare con il danneggiamento o la distruzione dei canneti, formazioni essenziali per l’ecologia della specie. Va ricordata, in questo senso, la brusca diminuzione di individui riscontrata nella Palude del Busatello, tra Mantova e Verona, causata dalla bruciatura dei canneti nel mese di marzo 2009. Gli individui contati nel mese di aprile di quell’anno sono stati solo 10, rispetto ai 45 censiti nel 2007.