USIGNOLO DI FIUME - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
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Specie protette dalla Direttiva UccelliUSIGNOLO DI FIUME

NOME SCIENTIFICO: Cettia cetti
 

Celebre fin da tempi antichi per il suo canto dolce e denso di melodia, l’Usignolo di fiume è diffuso in tutta l’Europa meridionale. Abitante di paludi e canneti, amante di rogge e piccoli corsi d’acqua, questo piccolo passeriforme è timido, quasi furtivo, e non ama mostrarsi all’uomo. La coda rotonda e le piccole ali, peraltro, non lo rendono un buon volatore. Ma è difficile non accorgersi della sua presenza, grazie appunto al canto possente, udibile durante tutto il corso dell’anno…

Prospettive

A differenza di altre specie, l’Usignolo di fiume non è esposto a particolari minacce da parte dell’uomo: nel nostro Paese, peraltro, la popolazione è tutelata dalla legislazione venatoria, che ne vieta la caccia. La specie è relativamente ben studiata per quanto riguarda valori di densità e parametri demografici a scala locale. I valori di densità noti presentano tuttavia una notevole variabilità, anche a causa delle forti fluttuazioni numeriche.

Di fronte ad annate favorevoli per la specie, si propone un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) su scala locale di 10 coppie per 10 ettari, anche se in contesti particolarmente idonei tali valori possono essere decisamente più elevati: ne sono esempi il territorio della Lunigiana (17,9 coppie per 10 ettari), e del Comasco (16 coppie per 10 ettari). A scala di comprensorio, per lunghi tratti di corsi d’acqua, si propone un valore di riferimento pari a 5 coppie per km in ambienti favorevoli, 15 coppie per km in ambienti particolarmente idonei, 1 coppia per km per aree meno idonee. Anche in questo caso, sono comunque noti valori più elevati in aree eccezionalmente vocate (16 coppie per km in Valle Mandriole, in provincia di Ravenna).

Per quanto riguarda la disponibilità di habitat idonei, la specie dimostra una buona adattabilità ecologica ed evidenzia una notevole tolleranza anche ad habitat alterati o degradati. Questa evidenza porta a pensare come anche interventi di modesta entità in alcuni contesti non ottimali potrebbero risultare sufficienti per favorirne l’insediamento o l’espansione. A questo proposito, un impatto positivo potrebbe risultare da interventi di ripristino della vegetazione ripariale, particolarmente idonea alla specie, o di mantenimento della stessa, evitando la ripulitura indiscriminata delle scarpate fluviali: le presenze mediamente più abbondanti sul territorio italiano si riscontrano infatti nel settore centro-orientale della Pianura Padana, area strategica per la specie.

Infine, va sottolineato come la popolazione italiana sia di grande rilevanza, in termini conservazionistici, sia a livello comunitario sia in ambito continentale. Per questo andrebbero sostenute azioni di monitoraggio su larga scala della specie, per seguire i trend delle popolazioni e adottare, in seguito a eventuali decrementi, le opportune contromisure.