AVERLA PICCOLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliAVERLA PICCOLA

NOME SCIENTIFICO: Lanius collurio
 

Nonostante le sue modeste dimensioni, l’Averla piccola può essere definito, senza esagerare, un predatore. Parte fondamentale della sua dieta sono infatti non solo insetti di ogni tipo, ma anche piccoli mammiferi, piccoli uccelli, rane e lucertole. Degna di nota è anche la tecnica di caccia. L’uccello attende a lungo in un posatoio “panoramico”, per poi avventarsi sulla preda e divorarla sul terreno, ma anche, quando si tratta di prede importanti, becchettandola a lungo, per finirla, o “infilzandola” abilmente  nei rovi o su cespugli spinosi…

Minacce

L’Averla piccola predilige le zone a clima temperato, mediterraneo e steppico, ad altitudini prevalentemente medio basse. Climi anche occasionalmente rigidi, ma non troppo, in cui la temperatura media di luglio non sia inferiore ai 16 gradi. Amante di aree aperte o semi-aperte, esige comunque la presenza di arbusti o piccoli alberi usati sia per la costruzione del nido (soprattutto siepi e cespugli) sia come posatoio per la caccia.

Spiccata è la preferenza di questo uccello per i grossi cespugli spinosi, anche isolati, dove la specie nidifica e che utilizza anche quale “arma di supporto” per finire le prede, infilzate abilmente sulle spine. La stessa densità riproduttiva appare influenzata dalla presenza di cespugli e aree ad erba bassa, così come piccole estensioni di incolto garantiscono una certa abbondanza di insetti, che vengono poi attesi – e predati – nelle aree a vegetazione più rada o bassa dove è più facile avvistarli.

Esigenze ecologiche che comportano sia l’intolleranza per aree più intensamente coltivate, sia per le zone abbandonate dalle attività agro-pastorali tradizionali ove il bosco sta avanzando inesorabile. Paradossalmente, un livello intermedio di “disturbo ecologico” sembra favorire la specie, che predilige aree coltivate in maniera estensiva dove comunque siano salvaguardate piccole porzioni di incolto nonché aree in cui siano presenti cespugli e alberelli utilizzati come posatoi o siti per la nidificazione.

Predazione, cambiamenti climatici, potatura e fresatura di siepi e cespugli sono i principali fattori in grado di determinare l’esito della riproduzione dell’Averla piccola, insieme alla disponibilità alimentare. Nell’area mediterranea, in particolare, una minaccia importante per la specie può essere rappresentata dall’elevato tasso di predazione ai nidi, mentre nell’Italia settentrionale è probabilmente la gestione intensiva dei suoli – con potature e fresature in periodo riproduttivo – a causare talvolta la perdita delle covate e comunque una maggiore esposizione delle stesse ai predatori. L’intensificazione agricola, con la rimozione di aree marginali quali siepi e cespugli – abbinato al pesante utilizzo di insetticidi che limita la quantità e la qualità delle prede disponibili – costituisce attualmente la principale minaccia che pesa sulla popolazione di Averla piccola nel nostro Paese.