AVERLA PICCOLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliAVERLA PICCOLA

NOME SCIENTIFICO: Lanius collurio
 

Nonostante le sue modeste dimensioni, l’Averla piccola può essere definito, senza esagerare, un predatore. Parte fondamentale della sua dieta sono infatti non solo insetti di ogni tipo, ma anche piccoli mammiferi, piccoli uccelli, rane e lucertole. Degna di nota è anche la tecnica di caccia. L’uccello attende a lungo in un posatoio “panoramico”, per poi avventarsi sulla preda e divorarla sul terreno, ma anche, quando si tratta di prede importanti, becchettandola a lungo, per finirla, o “infilzandola” abilmente  nei rovi o su cespugli spinosi…

Prospettive

Di per sé, la presenza di siepi con arbusti e alberelli ai margine dei campi può ricoprire la funzione di porzioni di incolto o di cespugli in prati e pascoli. Andrebbe comunque favorita, almeno a ridosso dei siti più importanti di presenza, la disponibilità di più o meno ampie porzioni di incolto accanto ad aree coltivate o pascolate, in quanto aumenta la disponibilità di prede e permette in generale densità riproduttive più elevate.

A questa indicazione, che mira a compensare parzialmente l’intensificazione delle pratiche agricole che ha causato una notevole riduzione degli habitat idonei, va affiancata l’assoluta necessità di mantenere un’adeguata disponibilità di pascoli non intensivi, che invece – secondo una tendenza in atto in tutta Europa – vengono spesso abbandonati, quindi recuperati dai cespugli e infine dal bosco.

In conclusione, l’Averla piccola necessità di un mosaico ambientale con pascoli o coltivazioni alternati o affiancati da cespugli o siepi con arbusti. In queste aree “ottimali” la densità di coppie nidificanti può raggiungere localmente valori superiori a 5 coppie per 10 ettari, con “picchi” di 10 coppie, a parità di superficie considerata, in prati da sfalcio gestiti in maniera non intensiva. In termini di Valore di Riferimento Favorevole (FRV) è possibile proporre densità riproduttive minime che non devono scendere al di sotto di una coppia per km² in ambienti parzialmente idonei, mentre in ambienti prevalentemente aperti e iper-favorevoli quali pascoli e aree ad agricoltura estensiva la soglia dovrebbe essere innalzata a 5 coppie per km².

Su scala locale, in ambienti a mosaico parzialmente idonei la densità non dovrebbe scendere al di sotto di 0,5 coppie ogni 10 ettari o almeno 3-5, a parità di superficie considerata, in ambienti favorevoli. Tali valori vanno dunque assunti come FRV: 1 coppia per km² su scala di comprensorio – 5 nel caso di ambienti molto favorevoli – e 0,5-5 su scala locale, tenendo comunque conto che in aree particolarmente favorevoli tale densità potrebbe anche avvicinarsi alle 10 coppie per 10 ettari. Ragionevoli target di conservazione a medio termine impongono di non scendere al di sotto delle 2-3 coppie ogni 100 ettari per le aree favorevoli, specialmente se si tratta di aree vincolate o gestite secondo criteri di tipo – anche – conservazionistico. In particolare, oltre alla limitazione e alla regolamentazione dello sfalcio dei cespugli, potrebbe giocare un ruolo importante per la conservazione della specie una gestione ambientale orientata all’incremento della disponibilità di insetti, attraverso la creazione di micro-habitat in cui sia limitato l’uso di insetticidi.