CIVETTA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCIVETTA

NOME SCIENTIFICO: Athene noctua
 

Alla Civetta storia e tradizioni hanno sempre attribuito un forte valore simbolico, talora benefico, talaltra portatore di cattiva sorte. Nell’antica Grecia, ad esempio, era considerata sacra per la dea Atena (da qui il nome scientifico), dea della sapienza, e ancora oggi è raffigurata in molti portafortuna. Dalla tradizione popolare è considerata invece in un’accezione più negativa, tanto che vederla appollaiata sul tetto della propria abitazione era considerato un cattivo presagio. Del tutto peculiare è anche un altro significato del termine “civetta”, associato, nel linguaggio comune, a quello di una donna che amerebbe farsi corteggiare attraendo numerosi ammiratori: un’usanza dovuta al fatto che questo rapace, quando veniva utilizzato dai cacciatori come richiamo per ingannare i piccoli passeriformi, li attraeva con un particolare modo di battere le ali, con inchini, ammiccamenti e altri atteggiamenti simili, “irresistibile” spettacolo per le potenziali prede...

Minacce

La modificazione degli habitat, il susseguirsi di inverni rigidi e l’aumento del traffico veicolare di cui la specie è la vittima più frequente tra gli Strigiformi, hanno verosimilmente condizionato il trend delle popolazioni di questo piccolo predatore. Più gravi, infatti, rispetto ad altre specie di Strigiformi, appaiono le perdite dovute al traffico veicolare: su 800 Strigiformi raccolti sulle strade italiane, nel periodo 1990-2000, il 41% apparteneva a questa specie. Ogni anno diverse centinaia di giovani non ancora indipendenti vengono portati nei Centri di recupero della fauna selvatica di tutta Italia.

Altri fattori di rischio sono l’elettrocuzione, l’impatto contro cavi sospesi e recinzioni, gli abbattimenti illegali durante la stagione venatoria, ma anche interventi di taglio di filari di alberi (specialmente gelsi) e di ristrutturazione degli edifici che, specialmente in periodo riproduttivo, possono provocare perdita delle covate o elevata mortalità dei pulcini. Ciononostante, non sono disponibili dati sul successo riproduttivo per l’Italia, a parte il dato medio sulle uova deposte, pari a 3,8 per coppia. In Europa, tali dati sul successo riproduttivo variano tra 2,02 e 3,62 pulcini per nido al momento della schiusa, che si riducono a 1,78-2,84 al momento dell’involo.

Nel nostro Paese, oltre al declino generalizzato verificatosi tra gli anni ’60 e ’70 – anni che hanno visto la costruzione di numerose infrastrutture e l’impennata del traffico veicolare – sono state riscontrate fluttuazioni anche marcate in anni più recenti, in coincidenza di inverni particolarmente rigidi, come ad esempio quelli riscontrati in Pianura Padana negli anni Ottanta. A scala biogeografica, l’Italia settentrionale vede la maggiore diffusione e presenza della specie negli ambienti rurali della pianura e delle prime fasce collinari, dove si sta peraltro assistendo a una progressiva – talora piuttosto marcata – ripresa delle popolazioni (ad esempio a Pavia, Bergamo, Milano, Brescia, Mantova, con densità che raggiungono anche le 25 coppie per 20 kmq). Altrove, nell’Italia peninsulare e insulare, la specie mostra trend stabile.