CORNACCHIA NERA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliCORNACCHIA NERA

NOME SCIENTIFICO: Corvus corone cornix
 

Considerata dalle credenze popolari un simbolo di malaugurio e presagio di sventure, la povera Cornacchia nera si fa invece notare per il piumaggio elegante, corvino dai riflessi brillanti . Convive facilmente accanto all’uomo, evitando però contatti troppo ravvicinati e conservando l’indole selvatica. Grazie a un’innata astuzia – ma soprattutto alle abitudini alimentari piuttosto varie – è in grado di trovare cibo pressoché ovunque, capacità che le ha consentito di adeguarsi molto bene alla crescente urbanizzazione del territorio italiano. Spesso si muove in gruppo e vola diritta, battendo le ali a intervalli lenti e regolari; ama stare appollaiata su un albero o saltellare al suolo alla ricerca di cibo, e si azzuffa volentieri con individui di altre specie, con i quali può essere molto aggressiva…

Prospettive

Trattandosi di una specie generalista, legata al territorio principalmente in base alle disponibilità di cibo, e caratterizzata da numerosi individui non riproduttivi e densità estremamente variabili a seconda degli ambienti frequentati, per la Cornacchia nera non è possibile indicare il Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Sulla base dei dati a disposizione lo stato di conservazione della specie è comunque considerato soddisfacente e il quadro nazionale risulta essere complessivamente favorevole.

La Cornacchia nera è infatti tra gli uccelli più diffusi sul territorio nazionale. Nonostante il trend sia positivo, è comunque opportuno cercare di mantenere l’attuale consistenza della popolazione. Obiettivi che impongono anzitutto il rispetto del divieto di caccia fuori dal periodo consentito, ma anche la tutela dei principali siti riproduttivi e dei nidi.

Indispensabile è anche il monitoraggio delle popolazioni. Nonostante la Cornacchia nera goda di una presenza sostanzialmente stabile sul territorio e il rischio di declino appaia molto basso, è stata individuata la necessità di ottenere dati più precisi da un numero maggiore di aree campione, in modo da poter aggiornare a un maggiore livello di dettaglio le informazioni disponibili sullo stato di conservazione.

La specie è infatti ampiamente studiata dal punto di vista della distribuzione, delle preferenze ambientali e della variabilità genetica e comportamentale, mentre sono ancora scarse le informazioni quantitative sulla densità e il trend delle popolazioni, in particolare sull’area alpina.