CULBIANCO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCULBIANCO

NOME SCIENTIFICO: Oenanthe oenanthe
 

Prati o terreni incolti, lande rocciose o zone sabbiose: l’Oenanthe oenanthe non teme i luoghi inospitali, purché il territorio sia ben asciutto e sia presente qualche arbusto o posatoio naturale, dove il Culbianco si sistema dopo un volo radente e una repentina virata. Raggiunta la sua postazione, si mette a osservare il territorio circostante per scovare possibili prede o avvistare in tempo i pericoli. Particolarmente romantico e originale è il corteggiamento: dopo qualche saltello, il maschio si lascia letteralmente cadere ai piedi della femmina, aprendo le ali e la coda…

 

Ordine: Passeriformes  

Famiglia: Turdidae

Il Culbianco è un migratore a lungo raggio, ampiamente distribuito da oriente e occidente – tra Nord America, Europa, Medio Oriente e Asia centrale – e da nord a sud, dallo Stretto di Bering all’Africa; ma lo si può ritrovare anche in Alaska, Canada e Groenlandia. Dopo la stagione degli amori, inizia la migrazione verso l’Africa sub-sahariana, dove occupa vaste porzioni di territorio che vanno dal Mali e dalla Mauritania, dalla Nigeria al Sudan, dall’Etiopia alla Somalia. Durante le migrazioni è osservabile in compagnia di pochi individui, spesso posati a terra o su bassi edifici. Effettua voli brevi quasi radenti al suolo.

Lungo dai 14 ai 16 cm, non raggiunge i 30 grammi di peso. Piuttosto marcate le differenze tra i due sessi: il maschio ha capo e dorso grigio cenere, sopracciglio bianco, guance nere, petto fulvo-arancio – che sfuma nel color crema del ventre – groppone e base della coda bianchi. La femmina è di colore bruno chiaro, con sopracciglio giallo paglierino. Il sottocoda e parte della coda, invece, come indica il nome, sono completamente bianchi in entrambi i sessi. Prevalentemente insettivoro, il Culbianco si ciba anche di ragni e qualche bacca. Gli individui più giovani preferiscono invece le larve.

Il Culbianco frequenta ambienti aperti e secchi. È molto resistente e possiede una buona capacità di adattamento, caratteristica che gli consente di nidificare in ambienti anche molto differenti, dalle zone sabbiose e spoglie alle aree pietrose con copertura vegetale scarsa o assente, ma anche in aree più verdi, coperte da un regolare manto erboso, e sia pianura sia sui rilievi. Predilige comunque tundra, brughiere, alture di scogliera, terreni con abbondanza di sassi e rocce per nidificare. Per lo svernamento sceglie aree con suolo nudo, versanti di colline e aree rocciose, steppe o prati con erba bassa, ricchi di insetti.

Con l’arrivo della stagione degli amori, il Culbianco difende una piccola porzione di territorio dalla presenza di altri individui della specie, rimarcandone chiaramente l’appartenenza. Dopo un rituale di accoppiamento particolarmente “pomposo” – e la conseguente formazione della coppia – è la femmina a scegliere il luogo per la nidificazione. Il nido è una coppa composta da foglie, gambi, muschio, licheni e piume. Viene posto al suolo, ben nascosto tra sassi e cumuli di pietre, oppure in una tana abbandonata da altri animali. La riproduzione avviene una volta sola tra aprile e luglio. La femmina depone dalle quattro alle sette uova. Una volta schiuse, il maschio aiuta la femmina nello svezzamento dei pulcini, che saranno maturi e autonomi dopo circa un mese.

Prospettive

Sulla base dei dati disponibili, si può proporre per il Culbianco un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) a scala locale di 5 coppie per 10 ettari. A scala di comprensorio si può invece ritenere sufficiente, per garantire la persistenza della specie nel medio-lungo periodo, un valore pari a 11 coppie per chilometro quadrato.

Dovranno comunque essere assicurate anche in futuro una serie di condizioni ambientali idonee alla diffusione dei culbianchi, a partire dal mantenimento e dall’incentivazione, di pratiche agro-pastorali non intensive nelle aree di presenza. Sarebbe opportuno evitare e prevenire il deterioramento dell’habitat del Culbianco, attraverso la costruzione di infrastrutture utilizzate a scopo turistico, come impianti di risalita e piste da sci, almeno nelle aree di maggior presenza della specie.

Prese queste precauzioni, le prospettive future per la popolazione italiana dei culbianchi potrebbero volgere in positivo, soprattutto in virtù della capacità di adattamento che la specie presenta e degli habitat estremamente diversificati che frequenta. Casi positivi particolarmente incoraggianti sono stati registrati in questo senso in diverse regioni. Il più significativo è forse quello osservato a Campo Imperatore, in Abruzzo, dove il Culbianco ha occupato i nidi artificiali installati per il Fringuello alpino, dimostrando ancora una volta una spiccata capacità di adattamento.

La specie si mostra inoltre indifferente all’inclinazione dei versanti e al tipo di terreno, una caratteristica che gioca a favore della diffusione della specie. Evita tuttavia foreste, zone umide, giardini e frutteti. Sulle Alpi predilige le fasce comprese tra 2.000 e 2.500 metri, dove si stabilisce lungo pendii o pianori assolati, ma sempre in presenza di pietre, sassi e detriti. Non ama invece le valli chiuse e molto ombreggiate e i boschi, motivo per cui risente in modo particolare dell’avanzamento delle foreste dovuto sia all’abbandono delle attività agro-pastorali tradizionali – tendenza in atto, nel nostro Paese, oramai già da qualche decennio – sia ai cambiamenti climatici.

Minacce

Come altre specie, il Culbianco risente in modo negativo dell’abbandono delle pratiche agricole e pastorali tradizionali di montagna, un abbandono che ha determinato l’avanzamento delle foreste, di pari passo con il restringimento degli spazi aperti frequentati dalla specie. Un fenomeno che provoca l’abbandono dei siti e difficoltà di nidificazione soprattutto per le popolazioni che occupano aree al di sotto dei 2.000 metri di quota, ove si è rilevato un calo significativo del successo riproduttivo della specie. Problema che fino a questo momento ha invece riguardato la popolazione che nidifica alle quote superiori, magari in pietraie e picchi rocciosi.

Un’altra grave minaccia per la specie è rappresentata dal disturbo e dalla predazione da parte di altri animali, uccelli ma anche mammiferi. Corvi, gabbiani ed ermellini sono tra i principali predatori. Le loro incursioni nei nidi dei culbianchi sono molto spesso letali, per le covate e non solo. Generalmente, infatti, questi eventi causano l’abbandono del nido da parte delle coppie, che non riescono perciò a portare a termine con successo il processo riproduttivo.

I pulcini di Culbianco, come diverse altre specie affini, sono spesso vittime dal Cuculo, vero e proprio “parassita” di nidi altrui. Il Cuculo, infatti, utilizza le nidiate di Culbianco, inserendo il proprio uovo in quello della specie ospite. Costringe così la coppia di Culbianco depredata a covare il suo uovo – che in genere non viene riconosciuto come estraneo, anche grazie ad abili camuffamenti del Cuculo, il cui uovo, relativamente al colore, è praticamente identico a quello della specie ospite – e ad allevare il suo pulcino. L’intruso, una volta nato, elimina le uova dei genitori adottivi, facendole cadere fuori dal nido.

Il Culbianco è inoltre vittima delle attività umane, prima tra tutte quelle turistiche. Essendo particolarmente diffuso nelle aree di montagna e in quelle collinari, la specie negli ultimi anni sta risentendo degli effetti causati dal massiccio flusso turistico, sia sotto forma di disturbo acustico ma anche per gli interventi di costruzione di infrastrutture, attività sportive, ecc. che provocano disturbo e, a volte, portano alla distruzione dei nidi.

Stato di salute

Nonostante sia attualmente classificato come in declino  nei territori dell’Unione europea, e nonostante mostri uno stato di conservazione sfavorevole anche livello continentale, non è al momento stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Culbianco non è stato incluso nella Lista Rossa Nazionale, ma è comunque specie non cacciabile in base alla legislazione venatoria vigente.

La popolazione di Culbianco nei territori dell’Unione europea è compresa tra 870mila e 1,7 milioni di coppie. La popolazione italiana, generalmente in declino e solo localmente stabile, è invece stimata tra le 100mila e 200mila coppie, pari a circa all’11%-12% di quella dell’Unione europea, e al 2% circa della popolazione continentale.

In Lombardia, per esempio, l’areale della specie è complessivamente stabile, ma vaste zone prealpine hanno visto una diminuzione della popolazione di Culbianco nel corso degli anni Ottanta e Novanta. Così, nei siti della provincia di Brescia, la densità è diminuita e, in particolare nell’area della Val Camonica, il valore di 1,9 coppie per 10 ettari registrato nel biennio 1985-1986 è calato a una coppia per 10 ettari alla fine degli anni Novanta. 

Passando all’Emilia-Romagna la situazione presenta tendenze contrastanti. In provincia di Parma la popolazione è stabile, mentre nei territori di Forlì-Cesena e Ravenna è in calo. Nel corso degli anni Ottanta, in Toscana, sono stimate 200-500 coppie, nonostante la quantità sia diminuita e l’areale di distribuzione della specie si sia ridotto. Nello stesso decennio, in Basilicata la specie risulta piuttosto comune mentre in Sicilia è considerata in espansione. Mancano dati relativi alle altre regioni meridionali, dove il reale stato di salute delle popolazioni risulta ancora, in larga misura, sconosciuto.

Semaforo

La popolazione del Culbianco risulta in calo sia in Europa che in Italia. Alla riduzione dei contingenti effettivi si aggiungono – e probabilmente ne sono spesso la causa – riduzioni della disponibilità e della qualità degli habitat della specie, causati da interventi antropici e, soprattutto, dal ritorno del bosco su zone un tempo coltivate o utilizzate a pascolo. Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni di cui può godere il Culbianco durante lo svernamento in Africa, nonché la migrazione verso i quartieri riproduttivi con riferimento alla situazione dei siti più importanti di alimentazione e sosta.

 

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Complessivamente stabile Favorevole
Popolazione In calo Inadeguato
Habitat della specie In diminuzione Inadeguato
Complessivo   Inadeguato

* Variazione della popolazione negli anni 

Canto

Il canto del Culbianco è un cinguettio rapido, ruvido e appena percettibile, quasi come un avvertimento sussurrato. Il maschio emette il richiamo mentre si trova appollaiato e lancia un segnale di pericolo che somiglia allo sbattere ritmico di due sassi l’uno contro l’altro.