CULBIANCO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCULBIANCO

NOME SCIENTIFICO: Oenanthe oenanthe
 

Prati o terreni incolti, lande rocciose o zone sabbiose: l’Oenanthe oenanthe non teme i luoghi inospitali, purché il territorio sia ben asciutto e sia presente qualche arbusto o posatoio naturale, dove il Culbianco si sistema dopo un volo radente e una repentina virata. Raggiunta la sua postazione, si mette a osservare il territorio circostante per scovare possibili prede o avvistare in tempo i pericoli. Particolarmente romantico e originale è il corteggiamento: dopo qualche saltello, il maschio si lascia letteralmente cadere ai piedi della femmina, aprendo le ali e la coda…

Stato di salute

Nonostante sia attualmente classificato come in declino  nei territori dell’Unione europea, e nonostante mostri uno stato di conservazione sfavorevole anche livello continentale, non è al momento stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Culbianco non è stato incluso nella Lista Rossa Nazionale, ma è comunque specie non cacciabile in base alla legislazione venatoria vigente.

La popolazione di Culbianco nei territori dell’Unione europea è compresa tra 870mila e 1,7 milioni di coppie. La popolazione italiana, generalmente in declino e solo localmente stabile, è invece stimata tra le 100mila e 200mila coppie, pari a circa all’11%-12% di quella dell’Unione europea, e al 2% circa della popolazione continentale.

In Lombardia, per esempio, l’areale della specie è complessivamente stabile, ma vaste zone prealpine hanno visto una diminuzione della popolazione di Culbianco nel corso degli anni Ottanta e Novanta. Così, nei siti della provincia di Brescia, la densità è diminuita e, in particolare nell’area della Val Camonica, il valore di 1,9 coppie per 10 ettari registrato nel biennio 1985-1986 è calato a una coppia per 10 ettari alla fine degli anni Novanta. 

Passando all’Emilia-Romagna la situazione presenta tendenze contrastanti. In provincia di Parma la popolazione è stabile, mentre nei territori di Forlì-Cesena e Ravenna è in calo. Nel corso degli anni Ottanta, in Toscana, sono stimate 200-500 coppie, nonostante la quantità sia diminuita e l’areale di distribuzione della specie si sia ridotto. Nello stesso decennio, in Basilicata la specie risulta piuttosto comune mentre in Sicilia è considerata in espansione. Mancano dati relativi alle altre regioni meridionali, dove il reale stato di salute delle popolazioni risulta ancora, in larga misura, sconosciuto.