GABBIANO ROSEO - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGABBIANO ROSEO

NOME SCIENTIFICO: Larus genei
 

Come il Gabbiano corallino, anche il Gabbiano roseo ha fatto la sua comparsa in Italia come nidificante solo in tempi relativamente recenti. Ad essere scelta per la “posa del primo nido” è stata in questo caso la Sardegna, nel 1976. Leggermente più grande del Gabbiano comune e dal becco più sottile, deve il suo nome alla parte inferiore del piumaggio, leggermente sfumata di rosa, mentre il caratteristico cappuccio, presente in periodo riproduttivo sul capo dei “cugini” Gabbiano corallino e comune, in questa specie è del tutto assente…

Minacce

Dopo la colonizzazione avvenuta negli anni Settanta, la specie ha mostrato un incremento e un’espansione territoriale significativi, più marcati in Sardegna e Puglia. In Sardegna, in particolare, la popolazione è passata in soli 8 anni da 34 coppie a ben un migliaio. Già agli inizi degli anni novanta – precisamente nel 1993 – i nidi censiti erano passati a 2.296, per proseguire con ulteriori incrementi fino al picco massimo, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila (a livello nazionale, per la verità, il picco massimo censito è relativo al 1997, con 5mila coppie rilevate).

Anche in Puglia – dove i primi censimenti risalgono al 1988, 40-45 coppie complessive – si è assistito a una crescita abbastanza significativa, con il picco massimo di 659 coppie censite nel 2001, 475-535 nel 2002. Quanto all’Emilia-Romagna – terza area importante di presenza seppure con popolazioni non paragonabili – il trend è stato ampiamente positivo, dalle 2 coppie insediate nel 1978 fino ai ben 140 nidi censiti nel 2001 nelle Valli di Comacchio.

Uno scenario confortante che non deve far dimenticare le fluttuazioni anche importanti registrate a livello locale, specialmente negli ultimi anni, mentre il contingente svernante risulta tuttora particolarmente localizzato, con oltre il 50% della popolazione censita che occupa le stesse aree della Sardegna predilette dalla specie per nidificare. Al di là di ogni altra considerazione su trend non sempre di agevole interpretazione, resta la concentrazione delle coppie nidificanti in pochissimi siti il principale elemento di vulnerabilità per questa specie.

In un simile quadro, infatti, anche singoli eventi negativi possono avere un impatto significativo sulla popolazione complessiva. A questo, si aggiunge una peculiarità del Gabbiano roseo rispetto ad altre specie di gabbiani, cioè la sua relativa insofferenza alla presenza dell’uomo. A differenza del Gabbiano comune, infatti, il Gabbiano roseo evita accuratamente porti e villaggi, per star quasi esclusivamente lungo le coste o in mare aperto al di fuori del periodo riproduttivo, mentre per l’allevamento dei piccoli – e la conseguente necessità di reperire cibo in abbondanza – si spinge anche per chilometri nelle aree circostanti le lagune o i delta fluviali.

Altri fattori in grado di influenzare negativamente l’esito della nidificazione sono le variazioni del livello idrico: si stima per esempio che ben il 9% dei nidi sul Mar Nero venga spazzato via ogni anno dalle inondazioni, mentre quasi un nido su cinque viene abbandonato a causa – tra gli altri fattori – del disturbo da parte dell’uomo. Lo stesso tasso di mortalità censito a livello internazionale – sul Mar Nero quasi il 30% dei giovani non arriva all’involo – disegna un quadro precario per una specie dal successo riproduttivo estremamente variabile e una perdita totale delle covate – al di là del dato medio – relativamente frequente. In Italia, da citare il dato relativo alle Valli di Comacchio, dove il tasso di schiusa registrato è stato pari al 76%, mentre i giovani involati per nido sono stati 1,6-1,7.