GABBIANO ROSEO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGABBIANO ROSEO

NOME SCIENTIFICO: Larus genei
 

Come il Gabbiano corallino, anche il Gabbiano roseo ha fatto la sua comparsa in Italia come nidificante solo in tempi relativamente recenti. Ad essere scelta per la “posa del primo nido” è stata in questo caso la Sardegna, nel 1976. Leggermente più grande del Gabbiano comune e dal becco più sottile, deve il suo nome alla parte inferiore del piumaggio, leggermente sfumata di rosa, mentre il caratteristico cappuccio, presente in periodo riproduttivo sul capo dei “cugini” Gabbiano corallino e comune, in questa specie è del tutto assente…

Prospettive

Le prospettive di ulteriore incremento della popolazione nidificante e svernante di Gabbiano roseo nel nostro Paese rischiano di essere compromesse da una concentrazione delle coppie nidificanti in un numero troppo ristretto di siti. Vulnerabili anche a singoli eventi negativi, particolarmente esposte al disturbo da parte dell’uomo, le colonie italiane della specie – nonostante il trend orientato alla generale stabilità – risultano tuttora estremamente vulnerabili.

Purtroppo, non risulta agevole formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), data l’assoluta mancanza di informazioni dettagliate sui parametri demografici e la scarsa completezza di quelle relative al successo riproduttivo. La popolazione sarda, peraltro, è l’unica presente nel nostro Paese da un tempo sufficientemente lungo per poter giungere a conclusioni scientificamente fondate.

In termini generali, al netto incremento registrato dopo i primi anni di colonizzazione, è seguito un periodo di relativa stabilità, inficiato però da fluttuazioni locali anche importanti. Dopo il picco massimo raggiunto nel 1997, con 5mila coppie censite, la popolazione italiana di Gabbiano roseo si è assestata sulle 3mila unità, e stabile si è mantenuto anche l’areale di presenza.

La prima e più importante indicazione di conservazione consiste quindi nella tutela dei siti di presenza più importanti, affinché possa riprendere quell’espansione del contingente sia nidificante che svernante registrata tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Novanta. Queste azioni dovrebbero comprendere sia la tutela dei siti di nidificazione da ogni forma di disturbo antropico, sia la tutela delle aree di foraggiamento per una specie che necessita comunque di essere indagata più nel dettaglio nelle sue peculiari esigenze ecologiche.