PAVONCELLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPAVONCELLA

NOME SCIENTIFICO: Vanellus vanellus
 

Il nome comune della specie fornisce, in diverse lingue europee, buoni indizi sui suoi tratti distintivi. Quello italiano richiama il colore del piumaggio del dorso, che ha riflessi bronzei tipici della livrea del Pavone. Il nome inglese Lapwing si rifà alle invece piroette – in inglese lapping – che il maschio esegue in aria durante la parata nuziale. Il nome latino Vanellus invece fa riferimento al suo grido d’allarme, che ricorda il rumore del grano quando ricade nel vaglio. Specie gregaria sia durante la nidificazione sia in periodo invernale – quando si raggruppa arrivando a formare stormi fino al migliaio di individui – la Pavoncella si associa spesso ad altre specie dalle esigenze ecologiche simili, come i pivieri dorati. Per alimentarsi arriva anche a seguire, senza timore, i trattori che lavorano i campi…

Minacce

La tutela dei siti riproduttivi si configura come l’azione principale per assicurare la conservazione della specie. In Piemonte, dove la specie nidifica in aree coltivate (risaie), si devono prevedere pratiche agricole compatibili con la riproduzione. In passato, infatti, la specie ha sofferto a causa dell’intensificazione delle pratiche agricole, bonifiche e raccolta di uova.

Attualmente la principali minacce sono ascrivibili ai cambiamenti e all’intensificazione delle pratiche agricole – es. drenaggio, fertilizzanti minerali, risemina dei prati – che hanno conseguenze impattanti sulla produttività media delle coppie. Alcuni importanti siti di sosta migratoria nel Baltico sono poi minacciati da inquinamento da petrolio, drenaggio delle zone umide, abbandono. La Pavoncella è potenzialmente suscettibile a botulismo ed è tuttora cacciabile in Francia, Grecia, Italia e Spagna.

È stato osservato come l’abbondanza della specie sia direttamente proporzionale all’intensità del pascolo – più diffusa in aree sfruttate con più di un 1 capo bovino per ettaro – ma in praterie salmastre costiere potrebbe essere opportuno limitare l’accesso del bestiame alle aree con crescita lenta dell’erba. Nel Regno Unito condizioni ottimali si riscontrano in mosaici di prati non allagati, prati allagati d’inverno e pozze poco profonde, essenziali per il ciclo riproduttivo della specie e che dovrebbero quindi essere mantenute fino alla fine di giugno. Piccoli allagamenti – fossi, canali, ecc – sono comunque preferibili per la specie rispetto ad aree allagate più vaste. Il numero di coppie in una riserva in Galles è aumentato in seguito all’implementazione di una rotazione biennale dei coltivi, insieme a pascolo ovino stagionale e pascolo bovino programmato e al controllo del livello dell’acqua.

Lavori agricoli e predazione – anche da parte di mammiferi introdotti e soprattutto da Corvidi, gabbiani, volpi, cani, ricci – sono tra i principali fattori influenzanti l’esito della nidificazione, insieme alle condizioni meteorologiche. L’utilizzo di recinzioni protettive attorno ai nidi o alle aree di nidificazione, al fine di limitare la presenza di predatori, può influire positivamente sul successo riproduttivo. In Italia, su 43 covate, 33 sono risultate composte da 4 uova e 10 da 3 uova, con una media di 3,77 uova per nido. Su 24 deposizioni è stata rilevata una media di 2,5 giovani involati per coppia. In provincia di Parma, su 345 coppie, il successo riproduttivo raggiungeva il 76%, con una media di 1,7 giovani involati per coppia.