SGARZA CIUFFETTO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSGARZA CIUFFETTO

NOME SCIENTIFICO: Ardeola ralloides
 

A dare il nome alla specie è la lunga cresta argentata, che dal capo scende fino al collo. Fiumi, paludi e altre aree umide sono il tipico habitat in cui la Sgarza ciuffetto vive e nidifica, costruendo il nido sugli alberi – come al solito in associazione con altre specie di aironi – e prevalentemente su salici e ontani, che spesso crescono sulle rive dei fiumi. Pesci e anfibi sono le sue prede preferite, e non è raro vederlo cacciare al crepuscolo, quando lascia l’albero con il tipico volo lento e misurato. In pieno giorno, invece, la Sgarza ciuffetto preferisce restare nascosta fra l’impenetrabile vegetazione, lanciando solo occasionalmente qualche verso…

Minacce

Come per altre specie migratrici, è stata osservata una correlazione positiva tra abbondanza di precipitazioni nei quartieri di svernamento africani e la locale abbondanza di coppie nidificanti nelle annate successive. Un fattore che spiega in parte le fluttuazioni registrate a livello locale, pur in un quadro generale orientato alla stabilità o al lieve incremento.

Su scala locale, le popolazioni di Sgarza ciuffetto hanno sicuramente beneficiato della lotta al bracconaggio e delle migliorate condizioni dei siti di nidificazione: questo ad esempio il caso della Lombardia, che ospita alcuni tra i siti più importanti, ma anche di altre aree della Penisola. Alla generale distruzione delle zone umide, proseguita per gran parte del Novecento, si è infatti accompagnata un’altra minaccia, dovuta all’elegante piumaggio di questo uccello.

Il commercio delle penne ornamentali, un tempo pratica comune, ha contribuito sicuramente al declino delle popolazioni continentali nel corso del Novecento. Una piaga proseguita fino ad anni molto recenti, anche se i risultati su questo fronte – pur non autorizzando ad abbassare la guardia – spingono all’ottimismo rispetto alla persistenza delle popolazioni.

Il positivo trend riscontrato negli ultimi 25 anni – in particolare nella bassa pianura risicola e lungo il corso del Po – dipende molto probabilmente, oltre che da una sempre più efficace lotta al bracconaggio, dall’idoneità dei siti più importanti di presenza, che risultano evidentemente in linea con le esigenze ecologiche di questa specie.