STIACCINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliSTIACCINO

NOME SCIENTIFICO: Saxicola rubetra
 

Il buffo nome squillante deriva dal toscano “ stiacciare”  (schiacciare), per l’abitudine di questo uccello di acquattarsi nell’erba ai piedi dei cespugli, dove si rifugia quando non è impegnato in battute di caccia. Abile e attento, lo Stiaccino possiede una mira infallibile: caccia le sue prede tuffandosi in picchiata da posizioni elevate, spesso acchiappandole al volo. Piuttosto schivo, lo si può vedere anche appollaiato su covoni di fieno nelle vallate montane, sul finire dell’estate, dove ritempra le forze prima di proseguire il viaggio della migrazione…

Prospettive

Ad oggi non sono stati effettuati studi approfonditi sulla specie nel nostro Paese. In particolare, necessitano di essere approfondite l’ecologia e la dinamica di popolazione, soprattutto sul versante meridionale delle Alpi e sugli Appennini, dove le popolazioni sembrano mostrare peculiari caratteristiche di adattabilità. Tali studi potrebbero offrire anche indicazioni utili a fini di conservazione.

Sulla base delle conoscenze disponibili, si può proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 7 coppie per 10 ettari su scala locale, mentre non vi sono elementi sufficienti per individuare una soglia a scala di comprensorio.

Il mantenimento di aree con agricoltura e pastorizia non intensive su Alpi e Appennini è in ogni caso essenziale per la conservazione della specie. Inizialmente favorita dall’abbandono delle colture, infatti, la specie può risentire molto negativamente del recupero del bosco, che rende infine non più idonei siti anche di storica presenza.

Date le peculiari esigenze ecologiche, la presenza della specie è inoltre un buon indicatore dell’evoluzione dei prati e dei pascoli, come dimostrano ad esempio le indagini effettuate in provincia di Varese. In generale, per favorire la conservazione della specie è necessario limitare la distruzione dei nidi e la conseguente perdita delle covate, posticipando il taglio dei prati e promuovendo tecniche agricole meno impattanti sulla fauna invertebrata, fonte essenziale di cibo per questa ed altre specie.