VERDONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliVERDONE

NOME SCIENTIFICO: Carduelis chloris
 

Estate. Un fruscio in mezzo a una siepe. Impossibile scorgere se sia una foglia che cade, una lucertola o un piccolo roditore. Un guizzo, e il mistero si svela. Un piccolo uccellino verde sbuca dalle altrettanto verdi foglie per posarsi su un ramo poco più in su. Veloce e dall'aspetto intelligente, una linea gialla sulle ali per perfezionare il suo mimetismo, il Verdone si guarda in giro, canta qualche nota, e senza pensarci su è già libero nel cielo alla ricerca del prossimo chicco di grano o di un mirtillo. Il colore è decisivo per il suo nome: chloris significa in greco “verde-giallastro”; nella mitologia inoltre Chloris – che i Romani chiamavano Flora – era la ninfa dalla pelle pallida, e quando parlava dalla sua bocca sgorgavano rose. Essendo il Verdone un uccello che raramente abbandona le fronde degli alberi, “chloris” è dunque doppiamente azzeccato.

 

Ordine: Passeriformes Famiglia: Fringillidae

Il Verdone è un piccolo e tozzo passeriforme molto adattabile presente in tutta Italia e in Europa, fino alle coste dell'Africa del Nord e al Medio Oriente. Lungo circa 15 centimetri e dal peso che difficilmente supera i 30 grammi, la sua apertura alare di 25-28 centimetri non fa di lui un buon volatore: preferisce passare di ramo in ramo e muoversi solo per nutrirsi.

Di colore complessivamente verde e oliva con sfumature gialle e oro, ha le punte delle piume dorsali più scure e una marcata linea gialla su ali e coda. Il suo becco, conico e massiccio è color carnicino-biancastro, poco più chiaro delle zampe. La femmina si distingue dal maschio per una modesta opacità dei colori, mentre i giovani sono rigati di bruno.

Questa specie particolarmente vivace e socievole vive in piccoli gruppi anche misti a cardellini e altri Fringillidi, e predilige gli habitat con una ricca vegetazione come frutteti, parchi, giardini e tutti i luoghi con molti alberi e siepi dove raggiunge un mimetismo quasi perfetto. Non disdegnano le zone urbane, purché appunto sia presente vegetazione.

La maggior parte degli esemplari sono stazionari, mentre altri svernano in aree più calde per preparasi alla riproduzione che avviene tra primavera ed estate con un massimo di due covate da 4-5 uova azzurrine o puntinate di rosso scuro in nidi di rami e muschio posti sugli alberi. La femmina esegue la cova di circa due settimane mentre il maschio si adopera per procurare semi e cereali – che costituiscono la dieta principale di questa specie –, bacche, piccoli insetti o larve. Dopo due-tre settimane dalla schiusa i piccoli escono dal nido.

Prospettive

Non tenendo in considerazione situazioni semi-coloniali, che portano a raggiungere densità assai elevate soprattutto a livello locale, sulla base dei dati disponibili si può proporre come Valore di riferimento favorevole (FRV) a scala locale una densità pari a 5 coppie ogni 10 ettari in ambienti urbani e suburbani e di una coppia ogni 10 ettari in ambienti rurali.

Per quanto riguarda il Valore di riferimento favorevole a scala di comprensorio si propone è di 10 coppie per chilometro in ambienti urbani e suburbani e di 6 coppie per chilometro quadrato in ambienti rurali, tenendo presente che in condizioni particolarmente idonee e/o in situazioni semi-coloniali tali valori possono essere ampiamente superati.

È senz’altro auspicabile la realizzazione di specifici progetti a lungo termine e attività di monitoraggio a vasta scala, al fine di raccogliere informazioni sufficienti a confermare la tendenza al decremento, individuare le cause e trarne indicazioni in ottica di gestione e conservazione.

Come indicazioni gestionali si segnala il mantenimento di aree di incolto erbaceo (particolarmente importanti durante lo svernamento in quanto ‘produttrici’ di grandi quantità di semi) o di aree coltivate lasciate a set-aside  – ovvero una forma di riposo del terreno agrario, collegata ad incentivi economici e a criteri di attuazione della politica agricola della Comunità Europea – o con mantenimento delle stoppie (il verdone si nutre di semi di cereali più degli altri Fringillidi) nonché un incremento di aree verdi alberate in ambito urbano e periurbano.

Minacce

La specie soffre come altri Fringillidi dell’uccellagione e della cattura illegale di piccoli dal nido a scopo di allevamento, visto che è in grado di ibridarsi con numerose altre specie come il Cardellino,  il Fringuello, il Canarino e tante altre, per ottenere soggetti di alto valore estetico. Questa caratteristica lo rende particolarmente richiesto.

Essendo principalmente semivoro soffre anche dell'avvelenamento dovuto alla dispersione di pesticidi e altre sostanze chimiche in ambito agricolo. Sempre in agricoltura è da notare che la  sempre maggiore meccanicizzazione comporta un minore lascito di semi nei campi, utilizzabili dagli uccelli come fonte alimentare soprattutto nel critico periodo invernale: la maggiore mortalità per la specie si verifica infatti in periodo primaverile, quando la disponibilità di semi è minima.

Allevamento, tecniche agricole e veleni: anche per questa specie – che non ha predatori naturali – il nemico numero uno è l'uomo.

Stato di salute

In Europa e nell’Unione Europea il Verdone è risultato stabile nel periodo 1970-1990 e nel decennio 1990-2000. Malgrado nell’ultimo decennio la specie abbia dato segni di declino in alcuni Paesi, in particolare in Francia il suo status di conservazione viene valutato favorevole dunque viene assegnata la classificazione Non-SPEC, che racchiude le specie le cui popolazioni non sono in pericolo e con status sicuro.

La popolazione nidificante dell’UE è stimata in 8.600.000 – 22.000.000 coppie e corrisponde al 61-69% della popolazione europea complessiva (stimata in 14.000.000 – 32.000.000 di coppie) e a una frazione compresa tra il 25% ed il 49% della popolazione globale della specie, a prova della grande diffusione nel vecchio continente.

Il Verdone in Italia non è cacciabile secondo la legge venatoria (Art. 18, 157/92), e non è stato inserito nella Lista Rossa Nazionale. La popolazione italiana è stimata in 400.000-800.000 coppie, delle quali quelle nidificanti costituiscono il 4% della popolazione dell’Unione Europea e il 2.6%  della popolazione nidificante europea complessiva.

Semaforo

I risultati di recenti indagini a seguito di monitoraggi di medio – lungo termine a scala regionale, indicano un trend negativo per la specie, soprattutto in alcune regioni italiane. Ciò contrasta con la situazione generale europea che sembra orientata alla stabilità, ma trattandosi di dati relativi a due regioni localizzate in contesti territoriali differenti (Italia settentrionale e Italia centrale), su scala temporale lunga (1992-2007 in Lombardia) o media (2001-2005 in Umbria), e che la relazione del progetto MITO2000 relativa al monitoraggio su scala nazionale nel periodo 2000-2009 mostra una tendenza di diminuzione moderata, si ritiene di assegnare un valore ‘inadeguato’ relativamente alla popolazione.

Lo stato di conservazione deve quindi ritenersi provvisoriamente inadeguato, in attesa di ulteriori attività di monitoraggio che premettano di chiarire le cause di tale declino.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Stabile Favorevole
Popolazione Marcati decrementi ove siano stati svolti monitoraggi pluriennali Inadeguato
Habitat della specie In incremento, per colonizzazione di ambienti sinantropici Favorevole
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

La voce del Verdone è acuta e squillante, e il canto di questa specie è molto variegato. Emette cinguettii serrati ripetitivi intervallati da pause brevi, cambiando tono quando cambia velocità; in alternativa canta con fischi simili a cigolii che terminano con una nota più acuta.
È uso cantare anche in volo: quando lo fa passa da un volo ondulato a un volo circolare con battiti lenti delle ali.
In inverno è molto più difficile individuarlo poiché è molto più discreto e taciturno rispetto all'estate, segno che usa la voce per segnalare la sua presenza ad altri verdoni o alle femmine e che non potendo usare le foglie per mimetizzarsi cerca perlomeno di non farsi sentire.