VOLPOCA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliVOLPOCA

NOME SCIENTIFICO: Tadorna tadorna
 

Quando una Volpe sceglie di scavare la propria tana in aree salmastre, vicino a coste sabbiose o lagune, corre il rischio di dover ben presto condividere il suo rifugio con un ospite pennuto, la Volpoca. Ecco spiegata la stravaganza del nome volgare di questo uccello, che ha l’abitudine di riprodursi utilizzando le profonde cavità del terreno scavate da volpi, tassi o conigli. Inconfondibile grazie al piumaggio bianco, nero e verde scuro e alla cintura rosso ruggine sul petto, la Volpoca non ha grandi capacità di mimetismo. Ma si sa difendere con coraggio e decisione dai predatori, proteggendo efficacemente le uova e i pulcini…

 

Ordine: Anseriformes  Famiglia: Anatidae

Le volpoche popolano le zone costiere fangose o sabbiose, estuari, paludi o piane interessate dalle maree, ma frequentano anche aree interne che costeggiano saline o laghi salmastri. Nella stagione fredda si riuniscono in stormi molto numerosi, che possono raggiungere alcune migliaia di individui.  Lunga tra i 55 e i 65 centimetri, ha un’apertura alare che può raggiungere il metro e 20. La conformazione è molto simile a quella dell’Oca selvatica, da cui però si differenzia marcatamente per i colori. In prevalenza le piume sono candide, mentre la testa e il collo sono verde scuro, con due macchie nere sul dorso e la caratteristica fascia rosso-bruna che le fa da collare. Una spessa striscia le tinge di scuro quasi tutto il ventre, così come la punta delle penne della coda e delle remiganti alari.

La completa perdita delle penne di coda e ali nella fase di muta impedisce alla Volpoca di prendere il volo finché la livrea non si è del tutto riformata.  Le zampe sono color carne, mentre il becco, rosso acceso in primavera, tende a sbiadire con l’arrivo dell’autunno. I maschi si distinguono per le dimensioni maggiori e per la protuberanza sul becco che si manifesta nel periodo della riproduzione, mentre le femmine hanno una macchia bianca tra il becco e gli occhi e presentano un piumaggio dai toni più tenui e meno contrastanti, con la fascia scura del ventre che quasi non si nota.

Scelto il sito per la nidificazione, la coppia entra in possesso del suo territorio che difende dagli intrusi. Una volta deposte le uova, da sette a quattordici, la femmina cova per 26-30 giorni; dopo la nascita, i pulcini restano nel nido non più di due mesi. Per questo i pulcini devono imparare in fretta a nutrirsi da soli. Appena nati, la madre li porta sull’acqua per renderli al più presto abili nel nuoto e nella ricerca del cibo. L’alimentazione di questa specie è davvero varia e associa a sementi, erbe bacche e alghe, anche cibo di origine animale come pesciolini, molluschi, chiocciole, insetti, vermi, crostacei, larve e altri piccoli organismi. Per saziarsi le volpoche procedono con lentezza nell’acqua bassa, dove immergono il becco, utilizzandolo come filtro per trattenere il cibo.

Prospettive

Ben monitorata a livello generale, la specie necessita di un approfondimento degli studi nell’ambito del successo riproduttivo. Sul tema mancano infatti informazioni dettagliate sulla percentuale di coppie che non riesce a riprodursi, ma anche dati sulla popolazione. Le uniche due popolazioni insediate da un tempo sufficientemente lungo per formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) sono quella sarda e quella alto-adriatica.

Tuttavia, a livello nazionale mancano completamente informazioni sulla percentuale di coppie di successo rispetto al totale. Inoltre le popolazioni italiane mostrano valori riproduttivi piuttosto differenti rispetto a quelli di altre popolazioni europee, così che i dati emersi da altri studi non sono applicabili al caso italiano. Tutto ciò fa sì che le lacune siano troppo ampie per calcolare in modo attendibile un FRV in base al numero minimo di individui necessari per garantire la persistenza della specie.

Certo è che, per rendere possibile l’affermarsi di popolazioni significative, in grado di resistere alle minacce, risulta assolutamente necessario favorire condizioni idonee alla nidificazione delle volpoche nelle aree maggiormente frequentate dalle coppie nel periodo della riproduzione. Tentativi in questo senso sono stati messi in atto in alcune aree del Nord, mediante scavi di apposite cavità nel terreno, predisponendo così nidi artificiali per facilitare le coppie durante la fase riproduttiva.

L’esigenza della specie di nidificare in tane già pronte, infatti, restringe le opportunità di riproduzione, anche se si segnalano sempre più spesso nidi in ambienti alternativi, come campi coltivati, segnale della discreta predisposizione all’adattamento di questo uccello. Non sembra invece influire negativamente l’eventuale convivenza con il principale inquilino, la Volpe che, nonostante la sua natura predatrice, raramente attacca la Volpoca e risparmia i suoi pulcini.

Minacce

La scarsa dimensione delle popolazioni italiane di Volpoca gioca un ruolo assai negativo nella loro sopravvivenza. A essere particolarmente vulnerabili sono i gruppi che risiedono in Sardegna e Sicilia, interessati nel tempo da pericolose fluttuazioni. In compenso questa specie ha saputo escogitare efficaci strategie di sopravvivenza, che naturalmente si riflettono nella capacità di proteggere le uova e i pulcini dai predatori, favorendo l’esito della riproduzione.

Un esempio interessante è quello osservato nella laguna di Venezia, in quella di Grado-Marano e anche nelle saline di Molentargius, zona umida del Cagliaritano. Qui la nidificazione ha avuto luogo all’interno di colonie di gabbiani reali: l’ipotesi è che porre il nido nel loro territorio consenta alle volpoche una migliore protezione nei confronti dei predatori.

A livello europeo la specie soffre per la perdita di habitat: la graduale diminuzione delle aree umide salmastre così come gli interventi umani su paludi e lagune, nonostante le tutele applicate a questi territori e una crescente sensibilità ambientale, è un fenomeno che non si arresta, effetto collaterale di uno sviluppo non sostenibile dal punto di vista ambientale.

A peggiorare la situazione è intervenuta negli passati in Europa del Nord, e in particolare in Finlandia, la diffusione del Visone americano, mammifero carnivoro che agisce di notte e che rappresenta una seria minaccia per i nidi di Volpoca. L’eliminazione di questo animale nel territorio insulare delle Finlandia è stata un sollievo per le popolazioni di Volpoca che vi soggiornavano, rendendo possibile di lì a breve un incremento di densità della specie.

Stato di salute

Pur figurando tra le specie classificate come “sicure” a livello europeo, la Volpoca è inserita nella Lista Rossa Nazionale perché considerata “in pericolo” ed è protetta dalla legislazione venatoria italiana. L’esiguità delle popolazioni presenti nel nostro Paese, infatti, rende la specie assai vulnerabile. Ampiamente distribuita dall’Europa all’Asia, in Italia la sua presenza è molto più instabile. Il territorio nazionale è interessato infatti dal passaggio di contingenti migratori (da cui il nome dialettale “Africa” con cui è conosciuta), provenienti da un ampio bacino geografico che va dalle coste mediterranee della Francia all’area baltica svedese, fino al Mar Nero e oltre. Sono inoltre presenti gruppi stanziali, localizzati soprattutto in Sardegna. Gli esemplari che nidificano nel nostro Paese si stabiliscono in genere nelle valli da pesca e, in misura minore, nei pressi di saline, lidi e lagune, anche se si osservano sempre più spesso nidi posti nei campi di grano.

Nell’Unione europea nidifica tra il 5 e il 24% della popolazione globale di volpoche e tra il 69-74% di quella continentale. Tradotto in cifre, si tratta di un numero di coppie compreso tra le 31 mila e le 45 mila, con 390 mila individui svernanti. Dopo un largo aumento che ha contraddistinto il ventennio 1970-1990, si è verificata una fase di stabilità del numero delle coppie che nidificano e una leggera diminuzione del contingente svernante nel decennio successivo. 

In questo quadro, i casi che interessano il territorio italiano risultano marginali, seppur in crescita nel corso degli anni Novanta. Dati del 2000 parlano di 99-129 coppie che hanno fatto il nido in Italia. Gli individui svernanti sulle coste del Paese nel 1999 sono stati 7.194, cifra massima raggiunta in quel decennio. Inoltre quasi tutti gli esemplari di Volpoca nella nostra Penisola (90%) tendono a concentrarsi in soli nove siti rispetto agli 85 occupati almeno una volta. E ventisette di questi non superano medie di dieci individui, mentre un numero rilevante di siti ha visto la presenza di uno o al massimo due volpoche.

Le principali zone in cui si stabilisce questa specie sono la costa pugliese tra Manfredonia e Margherita di Savoia (che, con oltre 4.200 presenze, è l’unica di rilevanza internazionale), il Delta del Po, la laguna di Venezia, le saline di Cervia nel Ravennate, le valli di Comacchio e Mezzano nel Ferrarese, diversi siti della Sardegna (Cagliari, Oristano e Sinis, Palmas e Sant’Antioco) e in misura minore la Sicilia, in particolare l’oasi di Vendicari in provincia di Siracusa e le saline di Trapani. Nel complesso la popolazione presente sul territorio italiano, pur non essendo particolarmente significativa a livello europeo, riveste un certo interesse per quanto riguarda le zone umide dell’Alto Adriatico, che risultano di primaria importanza nel contesto dell’intero Mediterraneo. In tali siti la specie è in costante aumento rispetto alle rilevazioni dei primi anni Novanta, nidificando non solo nei lidi ma anche sulle barene (gli isolotti fangosi che punteggiano le lagune), comprese quelle artificiali, valli da pesca e casse di colmata.

Semaforo

La Volpoca ha mostrato un trend generalmente favorevole, caratterizzato da un diffuso aumento della presenza. Tuttavia, la popolazione complessiva è ancora ridotta, e diverse località non risultano occupate con regolarità. Si configurano così per la specie due tendenze differenti: una situazione probabilmente più critica per le regioni centro-meridionali e un trend più positivo per l’Alto Adriatico, dove la presenza della Volpoca appare più stabile e consolidata, seppur ancora soggetta a fluttuazioni. In generale, per favorire l’affermarsi di popolazioni significative risulta necessario preservare condizioni idonee alla nidificazione della specie, soprattutto nelle aree maggiormente frequentate da individui in periodo riproduttivo.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In espansione ma fluttuante Favorevole
Popolazione In espansione ma fluttuante e ridotta Inadeguato
Habitat della specie Verosimilmente stabile Favorevole
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione continentale
Nella bioregione continentale la situazione appare in evoluzione positiva, anche se la dimensione ancora relativamente ridotta delle popolazioni suggerisce prudenza nella valutazione complessiva dello stato di salute della specie.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In espansione ma fluttuante Favorevole
Popolazione In espansione ma fluttuante e ridotta Inadeguato
Habitat della specie Verosimilmente stabile Favorevole
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione mediterranea
La popolazione nella bioregione mediterranea è invece molto ridotta, anche se non in calo in valore assoluto. La situazione è peggiorata dall’isolamento dei gruppi, che influisce ancora più negativamente sulla valutazione. Nonostante questo, il trend mostrato dalla specie non è considerato particolarmente preoccupante, vista un’evoluzione nel complesso positiva, fatta eccezione per la storica popolazione sarda.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In espansione ma fluttuante Favorevole
Popolazione Molto ridotta Cattivo
Habitat della specie Verosimilmente stabile Favorevole
Complessivo   Cattivo

*Variazione della popolazione negli anni 

Canto

La Volpoca è un uccello piuttosto silenzioso, per cui è raro udirne il canto. Emette un richiamo meno acuto rispetto alle altre anatre, composto da suoni brevi e veloci, a intermittenza regolare, poco distanziati l’uno dall’altro, quasi a formare un unico gorgheggio.