ALBANELLA MINORE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliALBANELLA MINORE

NOME SCIENTIFICO: Circus pygargus
 

Agile e snella, l’Albanella minore era un tempo compagna affezionata degli agricoltori, che talvolta potevano scorgerne il nido, rigorosamente posato sul terreno nel frumento. Poi è venuta la meccanizzazione, e i pesticidi, e l’Albanella si fa notare più raramente, ripiegando su zone umide o terreni incolti. Soltanto d’estate, però, poiché la stagione invernale preferisce trascorrerla al caldo, nella lontana Africa subsahariana…

Minacce

L’Albanella minore vive prevalentemente in climi temperati e soprattutto in ambienti pianeggianti o collinari, solo eccezionalmente di bassa montagna. Predilige valli fluviali, aree agricole intensive o meglio estensive e gli ambienti asciutti quali brughiere, incolti, steppe, campi coltivati e cespuglieti.

La densità di questa specie è condizionata anzitutto dall’andamento – ciclico – delle specie preda, che può essere pesantemente alterato dalle modificazioni nelle attività agricole. Per esempio, giocano a sfavore della specie l’eliminazione di prati e pascoli, con conseguente riduzione dell’habitat a disposizione sia dell’Albanella minore sia soprattutto delle specie preda, che diminuiscono, contraendo di conseguenza la capacità portante dell’habitat stesso.

Costruendo il nido nelle aree agricole l’Albanella minore è particolarmente esposta ai pericoli durante la fase della nidificazione. Infatti, la tendenza a nidificare soprattutto in aree coltivate pone gravi problemi di conservazione alla specie, in quanto non di rado molti pulcini vengono uccisi durante le normali pratiche di gestione agricola (per esempio la mietitura meccanizzata).

L’intensificazione dell’agricoltura o l’abbandono – o ancora la conversione – delle aree agricole tradizionali, come la progressiva dismissione di prati da sfalcio e pascoli, hanno un impatto pesante sulla specie, riducendo l’habitat sia per la specie sia per le principali prede. Anche per questo la popolazione nidificante in Italia mostra – pur in un quadro generale sostanzialmente positivo – consistenti fluttuazioni a livello locale, anche tra aree vicine, nonché tassi di mortalità e successo riproduttivo estremamente variabili a causa sia della distruzione dei nidi sia delle variazioni nella disponibilità di prede durante la fase riproduttiva.