AVERLA CAPIROSSA - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliAVERLA CAPIROSSA

NOME SCIENTIFICO: Lanius senator
 

La lunga coda, il dorso nero con evidenti “spalline” bianche e, soprattutto, la parte superiore della testa rossa, meno brillante nella femmina: sono questi i tratti distintivi dell’Averla capirossa, specie sempre più rara alle nostre latitudini. La sua presenza può essere notata, però, anche dai segni che lascia sul terreno: i grossi invertebrati che caccia con il becco adunco – tipico delle averle – vengono infilzati ai rami spinosi di arbusti come rose canine, prugnoli o biancospini, che diventano così vere e proprie riserve di cibo a cielo aperto...

 

Ordine: Passeriformes   Famiglia: Laniidae

L’Averla capirossa si distingue dalle altre averle adulte per il capo di colore rossiccio, una maschera nera, petto, ventre e fianchi di colore chiaro, ali nere con specchio alare bianco, timoniere nere, con qualche penna bianca. La sua lunghezza media si aggira attorno ai 18 centimetri, e il peso non raggiunge i 40 grammi.

Nel nostro Paese, è diffusa in buona parte delle regioni centrali e meridionali, più rara nel settentrione: nell’Italia peninsulare nidifica la sottospecie nominale senator senator , mentre nelle isole tirreniche si ritrova la sottospecie Lanius  s. badius . Migratore regolare – i quartieri di svernamento si trovano nell’Africa sub-sahariana, a nord dell’equatore – l’Averla capirossa nidifica dal livello del mare fino a 1.000 metri di quota.

Per cacciare, utilizza posatoi ad altezza da terra non troppo elevata, da cui si lancia per catturare gli insetti, a volte anche al volo. A causa delle peculiari abitudini alimentari, la specie predilige ambienti semi-aperti, in zone pianeggianti o in moderata pendenza, con presenza di alberi di buona altezza ma distanti, oppure vecchi frutteti e boschi radi, utilizzati per il pascolo del bestiame. La fase di nidificazione inizia a maggio per concludersi a giugno: in genere le coppie portano a termine una sola covata l’anno.

Gli inanellamenti di questa specie si sono concentrati nelle fasi di transito primaverile, quando è possibile rilevare passaggi intensi in siti specifici, quali le piccole isole e la costa tirrenica. L’Italia nel suo complesso è interessata in modo molto più marcato dal transito “di ritorno” rispetto a quello autunnale. 

Prospettive

L’Averla capirossa è una specie poco studiata a livello complessivo: la maggior parte delle informazioni disponibili – trend di popolazione, valori di densità noti – si riferiscono a situazioni locali, e mancano studi approfonditi su ecologia e biologia riproduttiva.

Basandosi sulle conoscenze disponibili, che fanno riferimento unicamente alla sottospecie nominale che nidifica nell’Italia continentale, si può proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 5 coppie per kmq a scala di comprensorio. Probabilmente, è corretto assumere questo valore su scala più generale per aree di qualche kmq di estensione.

Dato il quadro critico che nel complesso caratterizza l’Averla capirossa, potrebbe rivelarsi importante, a fini conservazionistici, l’identificazione di aree specifiche dove poter impostare criteri di gestione degli ambienti aperti che tengano conto delle esigenze ecologiche della specie, che potrebbe essere favorita anche da un recupero del pascolo brado. In linea generale, come per altre specie di uccelli e averle legate agli ambienti aperti, è necessario favorire la presenza di praterie arbustate nonché delle formazioni tradizionali tipiche del paesaggio agricolo quali siepi, filari, alberi.

Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi. Meritano, da questo punto di vista, ulteriori approfondimenti gli elementi raccolti durante le fasi della migrazione che vedono nel nostro Paese un importante sito di passaggio e sosta per le popolazioni.

Minacce

Come per altre specie di averle e di uccelli che prediligono gli ambienti aperti, un fattore critico per la sopravvivenza dell’Averla capirossa è rappresentato dalla progressiva scomparsa delle praterie arbustate e degli altri ambienti aperti ed ecotonali essenziali per la vita della specie. In molte aree, la perdita o riduzione degli ambienti aperti ne ha comportato il declino o addirittura l’estinzione locale. In altre, l’eliminazione dei frutteti un tempo presenti al margine dei paesi ha comportato un ulteriore decremento dell’habitat idoneo.

Simile effetto negativo è derivato dall’intensificazione delle pratiche agricole in aree in precedenza a conduzione non intensiva. Anche la predazione al nido può costituire un ulteriore fattore critico per la specie: nella Francia mediterranea, ad esempio, è probabilmente questa la causa del successo riproduttivo molto basso, pari ad appena il 36.5%; parimenti, nel Lazio, è stato osservato come il 29,6% delle coppie di Averla capirossa abbia fallito la prima riproduzione a causa dei predatori.

Questi fattori restano comunque di secondaria importanza rispetto alla perdita di habitat. In particolare, il mantenimento di alberelli e cespugli di buona altezza può favorire la specie proprio in quelle aree dove la predazione mostra un’elevata incidenza sul successo riproduttivo. Tra i fattori che influenzano la mortalità della specie mostra una rilevanza statistica anche la maggiore o minore altezza alla quale viene costruito il nido: più i nidi sono alti – e, quindi, più è ampia la disponibilità di grandi alberi – meno le covate sono soggette a predazione.

Nel Lazio, la specie occupa spesso ambienti con presenza di aree relativamente urbanizzate, raramente, però, si spinge ove la superficie coperta da edifici supera il 10% del totale. In provincia di Vicenza, l’Averla capirossa predilige le aree rurali, con alberi moderatamente distanti idonei alla costruzione del nido e superfici aperte con vegetazione bassa e rada, utilizzate come zone di caccia: la progressiva contrazione di questi ambienti per far spazio all’agricoltura intensiva è probabilmente la causa principale del declino registrato in quest’area.

Più a sud, sui Monti della Tolfa, sono state osservate densità non superiori a 5 coppie per kmq, con una percentuale rilevante – circa un quarto del totale – di nidificazioni isolate. In Sicilia, la specie predilige ambienti collinari e zone incolte, nidificando in mandorleti, pascoli di collina con alberi sparsi, vigneti vicini a campi aperti e alberi sparsi, rimboschimenti misti e diradati a un’altezza media dal suolo pari a 3 metri.

Stato di salute

Attualmente classificata come in declino, l’Averla capirossa presenta uno stato di conservazione sfavorevole in tutta Europa. La specie ha subito un evidente decremento in buona parte dell’areale europeo durante il Novecento, mentre un quadro nel complesso più favorevole sembra essersi mantenuto nell’area balcanica.

In generale, si è registrato un largo decremento delle popolazioni europee nel periodo 1970-1990, seguito da un moderato declino nel decennio successivo. La popolazione dell’Unione europea è attualmente stimata in 430.000-1.000.000 coppie e include la quasi totalità della popolazione continentale, quella italiana in 10.000-20.000 coppie, in calo nel periodo 1990-2000.

Poiché oltre il 50% della popolazione globale della specie è concentrata nei territori dell’Europa a 27, il ruolo degli Stati membri dell’Ue per la sua tutela e conservazione appare strategico. Anche la popolazione italiana – che in termini percentuali rappresenta solo il 2% del totale “comunitario” – merita particolare attenzione, dato il cattivo stato di salute in cui versa la specie a livello complessivo.

Ad oggi, non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. L’Averla capirossa è considerata specie a più basso rischio nella Lista Rossa Nazionale e risulta protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92). 

Semaforo

Il declino generale, accompagnato da estinzioni locali, la drastica riduzione dell’ambiente idoneo conseguente all’intensificazione dell’agricoltura e all’abbandono delle attività agro-pastorali di tipo tradizionale, definiscono nell’insieme un quadro critico per la specie – il cui areale di distribuzione appare molto ridotto rispetto al passato – ulteriormente aggravato dalla sostituzione o eliminazione dei frutteti che un tempo circondavano i villaggi e rappresentavano un ambiente strategico per la riproduzione.

Fattore Stato Stato di conservazione
Range* In contrazione, molto ridotto Cattivo
Popolazione In calo Cattivo
Habitat della specie In diminuzione Cattivo
Complessivo   Cattivo

 *Variazione della popolazione negli anni

Canto

L’Averla capirossa ha un canto piuttosto variegato, con note acute e fischianti che si alterrnano a lunghi e complessi gorgheggi. Purtroppo, udirne il richiamo è sempre più raro, a causa della progressiva scomparsa della specie dalle nostre campagne in seguito alla cementificazione e all’introduzione delle colture intensive…