BECCAFICO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliBECCAFICO

NOME SCIENTIFICO: Sylvia borin
 

Diffuso in quasi tutta Europa da maggio a settembre, il Beccafico raggiunge la sua residenza invernale in Africa tropicale, seguendo il proprio istinto che ne guida direzione del volo e tempo di percorrenza. Il Beccafico vive in ambienti arbustivi e territori boschivi aperti e può coprire distanze dalla primavera all’autunno di ogni anno di almeno 6mila km tra l’Europa e l’Africa. È un uccello abitudinario: molti individui si insediano ogni anno nello stesso territorio, per trascorrere la stagione estiva. Ed è anche una specie relativamente longeva tra i Passeriformi: un Beccafico in natura può infatti raggiungere mediamente i 10 anni d’età.

 

Ordine: Passeriformes   Famiglia: Sylviidae

Specie piuttosto schiva, il Beccafico raggiunge una lunghezza di 14 cm e un’apertura alare di 21-24 cm, per appena 22 grammi di peso. Maschi e femmine presentano la stessa colorazione: la parte superiore è olivastra e quella inferiore è di colore marrone chiaro. Pallido si presenta anche il tipico “anello” attorno agli occhi, grigie le zampe.

Diffuso in gran parte d’Europa – dove si stimano almeno 12 milioni di coppie – nidifica in Italia sia sull’arco alpino sia in aree planiziali, specialmente nei boschi golenali di Ticino, Po, Adige e nel Carso Triestino. È presente inoltre in alcuni settori dell’Appennino tosco-emiliano e lombardo, con popolazioni isolate sul Gran Sasso. Mentre la sottospecie nominale Sylvia b. borin  abita ampie porzioni dell’Europa occidentale, Italia compresa, la sottospecie Sylvia  b. woodwardi  è diffusa in Europa orientale e nei territori dell’ex Urss.

Nidificante e migratrice, la specie trascorre l’inverno nell’Africa sub-sahariana. In base ai dati sugli inanellamenti, i massimi sono stati registrati durante gli anni ’90, con valori anche superiori ai 5.000 soggetti marcati annualmente. Gli inanellamenti in Italia si riferiscono a individui in migrazione, con percentuali maggiori in primavera – tra fine aprile e fine giugno – rispetto all’autunno. I soggetti inanellati segnalati in Italia provengono da un’area geografica molto vasta, che si estende dalla Russia europea al Baltico, dai Paesi dell’Europa orientale e centro-settentrionale alle coste mediterranee francesi, dalla Finlandia centrale alla Tunisia fino al bacino dell’Onega, in Russia.

Gli ambienti prediletti dal Beccafico sono le boscaglie di ontano verde, dove la specie è presente anche oltre i 2.000 metri di quota, ma frequenta anche, a quote molto più basse, arbusteti ombrosi e umidi, spesso vicino all’acqua, talvolta anche cedui su suoli caldi e asciutti. Il nido, a forma di ciotola, è costruito con erbe, radici, peli e fili d’erba ed è nascosto quasi sempre nel sottobosco fitto, vicino al suolo. La femmina depone dalle 4 alle 5 uova bianche con macchie brune, che vengono covate a turno da entrambi i genitori. Una volta nati, i pulcini restano all’interno del nido per circa 10-12 giorni.

Prospettive

Le poche informazioni disponibili sulla popolazione italiana evidenziano, da un lato, l’abbandono di alcuni siti nella Pianura Padana centro-occidentale e sull’Appennino settentrionale. In provincia di Varese sono evidenti contrazioni di areale negli ultimi tre decenni, specialmente alle quote inferiori ai 1.400 metri. Se in Lombardia sono stimate 2.500-5.000 coppie – con andamento sconosciuto – la presenza della specie non appare confermata lungo il corso del Po, in provincia di Parma, mentre in Toscana alcune aree tra le province di Arezzo e Firenze risultavano occupate solo temporaneamente.

In linea generale, a fronte di una complessiva stabilità delle popolazioni, si evidenziano fluttuazioni anche marcate e la scomparsa della specie da alcuni siti ai margini dell’areale. Sulla base dei dati rilevati su presenza e successo riproduttivo, si può proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 5 coppie per 10 ettari su scala locale e a 25 coppie per kmq a scala di comprensorio.

Dal punto di vista conservazionistico, appare essenziale per il futuro mantenere gli ambienti in condizioni idonee alla specie, soprattutto nelle zone dove la popolazione appare maggiormente in regresso o a rischio, e cioè nelle aree subcontinentali. Ad influenzare l’andamento delle popolazioni sono poi le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa.

Importante è anche la tutela dei siti utilizzati dalle popolazioni in migrazione, dato il ruolo non secondario del nostro Paese come sito di passaggio da e per i quartieri di svernamento. Da rilevare la necessità di predisporre studi più approfonditi che consentano il calcolo di una Minima Popolazione Vitale (MVP) per la specie, da utilizzarsi come valore target per le popolazioni isolate.

Minacce

Specie piuttosto comune ed abbondante nel corso di entrambe le fasi migratorie, il Beccafico non è molto conosciuto e studiato nel nostro Paese. È auspicabile quindi avviare studi che approfondiscano ecologia e biologia riproduttiva e le dinamiche di popolazione.

Dal punto di vista delle minacce che possono, in linea di principio, avere un impatto negativo sulla specie, va sottolineata l’eliminazione e l’evoluzione verso cenosi forestali dei consorzi dominati da arbusti, dei margini dei boschi e di altri ambienti ecotonali strutturalmente simili. Tali modificazioni dell’habitat possono avere effetti importanti specialmente in periodo riproduttivo.

Ulteriore pericolo è rappresentato dai predatori che, in base ai dati disponibili, sono responsabili del 51% dei fallimenti nella riproduzione (a fronte di un 29% per abbandono, 3% per parassitismo del Cuculo, 1% per sfalcio). In termini percentuali, il successo riproduttivo della specie nel nostro Paese si mostra in linea – e lievemente superiore – a quello registrato in altre aree d’Europa (2,5 pulcini involati per nido, a fronte della media registrata nel Regno Unito, pari a 2,1).

Stato di salute

Il Beccafico è attualmente classificato come “sicuro” nell’Unione europea, con stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. Nel complesso, si registra stabilità della popolazione nidificante nel territorio dell’Europa a 27, sia nel periodo 1970-1990 sia nel decennio 1990-2000.

La popolazione dell’Ue è stimata in 6.100.000-13.000.000 coppie, pari al 36-42% della popolazione continentale della specie e a una frazione compresa tra il 25% e il 49% di quella globale. La popolazione italiana è inferiore all’1% di quella dell’Unione europea e non appare significativa a livello continentale. La sua consistenza è ritenuta stabile, anche se si sono riscontrate fluttuazioni locali e presenze irregolari, specialmente nelle aree marginali. I dati del progetto MITO2000 per il periodo 2000-2009 indicano peraltro una tendenza generale incerta.

Più significativi i dati sulla popolazione “in transito”: il Beccafico risulta inanellato in una vasta rete di siti, con numeri molto elevati nelle regioni settentrionali prealpine, in particolare in Friuli, Veneto e Lombardia. Diverse le isole sulle quali vengono censiti numeri elevati, nell’ambito degli spostamenti ad ampio raggio che portano i beccafichi ad attraversare l’intero Mediterraneo centro-occidentale. Nelle fasi autunnali, poi, oltre il 50% delle segnalazioni in Italia si riferisce a soggetti “grassi”, il che fa intuire la rilevanza del nostro Paese quale importante area di alimentazione per la specie durante le fasi pre-migratorie.

Non è stato redatto, ad oggi, un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Il Beccafico non è considerato nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).

Semaforo

Il Beccafico mostra sostanziale stabilità demografica nel nostro Paese, anche se non mancano fluttuazioni più o meno marcate ed estinzioni locali. Più in difficoltà si riscontrano ai margini dell’areale, in siti distanti da quelli occupati dalle popolazioni principali. Al di là di locali riduzioni di arbusteti, l’habitat della specie non sembra essere particolarmente minacciato.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In leggera contrazione Inadeguato
Popolazione Stabile, localmente fluttuante o ridotta Inadeguato
Habitat della specie Probabilmente stabile Favorevole
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione alpina
La situazione appare nel complesso favorevole, con vaste estensioni di ambienti idonei e trend generalmente stabile, salvo eccezioni locali.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Complessivamente stabile Favorevole
Popolazione Stabile, localmente fluttuante Favorevole
Habitat della specie Probabilmente stabile Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione continentale
L’area subcontinentale – insieme a piccole porzioni dell’adiacente bioregione mediterranea – è quella che presenta il quadro più critico per la specie. Questo a causa dell’estrema frammentazione delle popolazioni e al parallelo abbandono di diversi siti di presenza, sia in pianura che in Appennino.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In contrazione Cattivo
Popolazione Fluttuante, ridotta, in calo Inadeguato
Habitat della specie Variazioni non conosciute Sconosciuto
Complessivo   Cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il suo canto melodico, dolce e quasi ininterrotto, si accosta a quello della Capinera anche se il Beccafico – a differenza di quest’ultima – parte senza esitazione con un suono flautato, spesso inframmezzato a brevi “chiacchiericci”, concludendo il fraseggio con una mezza nota di richiamo.