CICOGNA NERA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCICOGNA NERA

NOME SCIENTIFICO: Ciconia nigra
 

In armonia con il luogo comune, la Cicogna nera è una Cicogna rara, anzi, rarissima. In Italia, le pochissime coppie presenti – per la verità la specie nidifica nel nostro Paese solo a partire dal 1994 – sono confinate in Piemonte, mentre solo in tempi più recenti è stata accertata la nidificazione certa di Cicogna nera anche in Calabria e Basilicata. A dispetto del nome che porta, la Cicogna nera presenta alcune penne biancastre sul ventre. Nulla di importante, ma quanto basta per fare da contrasto al resto del piumaggio, insieme a becco e lunghe zampe rosso fuoco…

Stato di salute

Rara in tuta l’Unione Europea, la Cicogna nera presenta uno stato di conservazione sfavorevole sia a livello comunitario sia su più vasta scala continentale. L’Ue, che ha incluso la Cicogna nera tra le specie protette dalla Direttiva Uccelli, vede una presenza non superiore alle 6mila coppie, anche secondo le stime più favorevoli, pari comunque a oltre la metà del contingente continentale complessivo, che non dovrebbe superare le 12mila coppie.

Se pure rara e minacciata, la Cicogna nera ha conosciuto un trend confortante negli ultimi 30-40 anni, in particolare tra il 1970 e il 1990, quando la popolazione “comunitaria” ha evidenziato un trend piuttosto positivo, seguito da sostanziale stabilità. Da sottolineare come il vecchio continente ospiti una frazione compresa tra un quarto e la metà della popolazione globale della specie, dando anche al nostro Paese, che pure vede una popolazione ridottissima, una responsabilità importante per la tutela di questa specie.

Ad oggi, si stima che sul suolo italiano nidifichino regolarmente dalle 4 alle 6 coppie di Cicogna nera, in aumento in anni recenti, tanto che, secondo le ultime stime, la popolazione potrebbe avere raggiunto – o superato – le 7 coppie. Irrilevante dal punto di vista percentuale, la popolazione italiana riveste invece grande importanza considerando la sua posizione “a metà” tra popolazioni disgiunte – quelle dell’Europa centro-orientale e quelle della regione iberica – che mostrano, per molti versi, esigenze ecologiche differenti.

La maggior parte dei soggetti avvistati in fase di migrazione, infatti, provengono dalle aree dell’Europa centrale, e soprattutto da Germania e Repubblica Ceca, come dimostrano i dati su ricatture e inanellamenti. Sempre più frequenti anche gli individui svernanti, con un trend orientato all’incremento già a partire dagli anni Settanta. Cuneese e Novarese, in Piemonte, Reggiano e Forlivese, in Emilia-Romagna, rappresentano i siti di svernamento più importanti, seguite da alcune zone umide toscane (Laguna di Orbetello e Daccia Bortona) e laziali (Circeo e Riserva Statale del Litorale Romano). Infine la Sicilia, con una popolazione svernante concentrata nelle zone umide di Vendicari, e il Golfo di Cagliari, in Sardegna, a cui vanno aggiunte le zone umide del Sulcis e il fiume Coghinas.