FALCO PECCHIAIOLO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFALCO PECCHIAIOLO

NOME SCIENTIFICO: Pernis apivorus
 

Maestoso, volteggia sullo Stretto di Messina e sulle altre isole circumsiciliane. Combatte contro il vento – e contro i bracconieri – per raggiungere e superare le alture del vicino Aspromonte. Diffidente e dalla vista straordinaria, l’Adorno – come è chiamato comunemente in Calabria – fa la spola tra la vetta d’Europa, l’Italia e l’Africa, percorrendo ogni anno, instancabile, migliaia di chilometri…

Minacce

Il Falco pecchiaiolo nidifica su alberi d’alto fusto, altri anche 20 m. Pur essendo in grado di costruirsi da solo il nido, non di rado occupa nidi lasciati vuoti da altre specie. Abile predatore, si nutre soprattutto di insetti ma anche di rettili, anfibi, uova, piccoli uccelli e mammiferi. Non a caso le uova per coppia non superano di solito le due unità, mentre un piccolo Falco impiega oltre 40 giorni, dalla nascita, per essere in grado di volare.

Essendo un predatore, il Falco pecchiaiolo necessita di territori piuttosto vasti per vivere e riprodursi, anche diversi km quadrati. Solo nella stagione della migrazione il Falco pecchiaiolo si concentra in aree ben precise, come quella dello Stretto di Messina, dove nei decenni passati – e in parte purtroppo ancora oggi – molti esemplari venivano uccisi e catturati dai bracconieri.

Appare ancora questo il pericolo principale per la specie, che è in buona salute nonostante l’esiguità delle popolazioni nidificanti in Italia. Nonostante il continuo contrasto alle attività di bracconaggio che hanno ridimensionato molto il fenomeno, infatti, sono diversi i falchi che vengono ogni anno rinvenuti feriti o uccisi, così come i bracconieri identificati e denunciati.

Una minaccia che si affianca ad altri pericoli – secondari ma comunque importanti – quali i cavi dell’alta tensione, o ancora il disturbo ai nidi o l’esecuzione di lavori di gestione forestale in grado di compromettere il successo della fase di nidificazione. Considerando il bassissimo numero di giovani che nascono ogni anno, si capisce come la salvaguardia di questa fase sia importantissima per mantenere stabile la popolazione italiana di questa specie.