PICCHIO DALMATINO - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliPICCHIO DALMATINO

NOME SCIENTIFICO: Dendrocopos leucotos
 

I boschi di latifoglie dell’Abruzzo e del Gargano sono uno degli ultimi rifugi per il Picchio Dalmatino. Vermi, insetti, e tutte quelle specie che proliferano su vecchie cortecce o alberi in via di putrefazione sono parte fondamentale della dieta di questo uccello, particolarmente legato alle foreste di faggi, e alla parte“morta” della foresta. L’eccessiva “pulizia” dei boschi, tramite gestione forestale intensiva, può essere nociva per molte specie, e in particolare per questo colorato e molto localizzato Picchio, per il quale gli alberi marci o morti sono un’importantissima fonte di vita…

 

Ordine: Piciformes  Famiglia: Picidae

Conosciuto anche come Picchio dorsobianco, il Picchio dalmatino è presente soprattutto in Europa orientale. Procedendo verso ovest, i siti di presenza si fanno più radi, le popolazioni meno numerose e più isolate tra loro.

La sottospecie nominale leucotos  occupa appunto quella parte del vecchio continente che va dalla Scandinavia fino all’Austria, Slovenia, Croazia, Carpazi e Ucraina. Più a sud – dall’Italia fino al Medio Oriente – è invece presente la sottospecie lilfordii . Altre 10 sottospecie sono presenti in Asia, oltre gli Urali.

Particolarmente caratteristico il piumaggio di questa specie: fitte striature biancastre che caratterizzano il dorso, per il resto sulle tonalità del nero. Più chiaro – quasi rossiccio – il ventre, mentre testa e collo sono bianche con un’evidente striatura nera. Non manca, anche in questa specie la classica macchia rossa sul capo.

Tra le caratteristiche distintive di questo uccello, particolarmente raro e localizzato in Italia, risalta la sua estrema dipendenza dalle faggete. Non solo: delle faggete, il Picchio dalmatino predilige quelle porzioni nelle quali siano presenti alberi morti o marci. Sono proprio queste formazioni infatti a costituire il veicolo grazie al quale questo uccello riesce a procurarsi il cibo: vermi, insetti, tutte quelle forme di vita che proliferano in una corteccia oramai morente costituiscono per il Picchio dalmatino una preziosa e, pare, insostituibile fonte di sostentamento.

Prospettive

Tendenzialmente stabile, la popolazione di Picchio dalmatino nel nostro Paese è attualmente confinata ad alcune aree protette dell’Italia centrale. Viene da chiedersi se non sia possibile implementare locali politiche di tutela dei boschi, anche al di fuori di aree vincolate, per offrire al Picchio dalmatino una sufficiente disponibilità di piante morenti e contribuire dunque all’espansione dell’areale di presenza.

L’estrema esiguità delle nidificazioni accertate al di fuori delle aree vincolate, sostiene a maggior ragione questa ipotesi, corroborata anche dai dati raccolti nelle aree di presenza della specie. È infatti emerso che nessuno degli alberi in cui è presente un nido di Picchio dalmatino può dirsi “completamente vivo”. In circa un terzo dei casi si tratta di piante completamente morte. In poco più del 60% di piante che presentano limitate porzioni secche. Nei casi restanti, a tronco per lo più in decadimento o morto si alternavano alcuni rami verdi.

Risulta dunque evidente la necessità, per una conservazione adeguata della specie, di mantenere non solo ambienti forestali idonei ma anche di gestirli salvaguardando in tutti i casi possibili le piante morenti, estendendo possibilmente queste azioni anche al di fuori delle aree protette, al fine di rendere meno localizzata la presenza della specie. Non è invece possibile calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), in mancanza di informazioni specifiche su parametri demografici e riproduttivi.

In termini di densità, è comunque utile proporre alcuni parametri, stabiliti prendendo a riferimento la densità massima riscontrata negli ambienti sicuramente favorevoli per la specie. Nel Parco nazionale Lazio, Abruzzo e Molise, in particolare, andrebbero mantenute densità non inferiori a 1,5 coppie per km quadrato, almeno 2 coppie nelle porzioni dell’area protetta che presentano caratteristiche ideali per la specie. Resta allo stesso tempo la necessità di razionalizzare gli interventi di gestione forestale anche al di fuori delle aree vincolate per favorire l’incremento dell’areale di presenza del Picchio dalmatino.

Minacce

La popolazione italiana di Picchio dalmatino appare stabile nell’ultimo ventennio. Attualmente consta di circa 250-350 coppie, di cui oltre il 70% concentrate nel Parco Nazionale d’Abruzzo, nel Lazio e nel Molise. A tale generale stabilità si accompagnano però fenomeni di locale decremento, con la specie che ha comunque beneficiato della progressiva estensione delle aree protette nell’Italia centrale e in particolare dell’ampliamento del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Prima di tale estensione la popolazione del Parco era stimata in appena 50 coppie, mentre dalla metà degli anni Novanta sono arrivate confortanti conferme sulla presenza della specie anche in altre aree, Velino-Sirente, Maiella, Terminillo, Nuria e Nurietta, oltre al Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e ai Monti Ernici e Simbruini. Altrove scarso e localizzato, è forse presente anche  sul Gargano, sebbene la specie sia da confermare.

L’estrema localizzazione si spiega con esigenze ecologiche particolarmente complesse, che consistono nella disponibilità di foreste mature, ben strutturate, eterogenee, ma soprattutto ricchissime di alberi morti, o di alberi vivi con ampie porzioni di legna morta. La tutela assicurata dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise alle foreste mature e alle piante morte in esse contenute costituisce probabilmente la principale motivazione della buona persistenza locale della specie, e spiega altresì come il Picchio dalmatino sia altrove sporadico o totalmente assente.

Tutte condizioni che appaiono in netto contrasto con la gestione tradizionale dei boschi, orientata alla produzione del legname. Per questo la specie risulta ad oggi confinata in aree remote o sottoposte a precisi vincoli di tutela, ed appare proprio questa dipendenza dalle piante “morenti” il principale fattore limitante per la specie, ostacolata altrove da una gestione forestale particolarmente intensiva o comunque non sempre attenta alle esigenze ecologiche di questa e di altre specie di uccelli selvatici legati agli ambienti forestali maturi.

Stato di salute

Il Picchio dalmatino presenta uno stato di conservazione favorevole in tutta l’Unione Europea, estendibile, in questo caso, anche su scala continentale. Attualmente nell’Ue nidificano dalle 7.700 alle 13mila coppie, pari a una frazione modesta della popolazione continentale, compresa tra le 180 e le 550mila coppie.

Per questo, pur essendo la popolazione italiana ridotta a sole 3-500 coppie, la sua conservazione risulta abbastanza significativa su scala “comunitaria”, mentre a livello continentale la frazione nazionale di presenza della specie diventa tutto sommato trascurabile. Il quadro cambia radicalmente se si considera la sola sottospecie lilfordii , la cui popolazione è probabilmente ridotta a poche migliaia di coppie su scala globale.

In questo scenario, le popolazioni di Picchio dalmatino, concentrate principalmente nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, oltre a essere le più importanti d’Italia sono sicuramente significative anche nel quadro di una tutela globale della sottospecie lilfordii . Particolarmente protetta in Italia dalla legislazione venatoria, la popolazione di Picchio dalmatino è risultata abbastanza stabile tra il 1990 e il 2000, in linea con lo scenario rilevato a livello comunitario.

Anche nell’Ue – fatte salve le considerazioni sulle due differenti sottospecie considerate – la specie risulta complessivamente stabile negli ultimi 40 anni. Restano tuttavia dati preoccupanti sul largo declino conosciuto dal Picchio dalmatino nel corso del Novecento, specialmente nell’Europa settentrionale, dalla Svezia alla Finlandia.

Semaforo

Ristretta e localizzata, la popolazione italiana di Picchio dalmatino si trova in uno stato di conservazione non soddisfacente, nonostante la stabilità riscontrata nei principali siti di presenza. Una popolazione in larga parte confinata nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che ha senza dubbio beneficiato dell’estensione dei confini dell’area protetta e soprattutto delle pratiche di gestione forestale orientate alla salvaguardia anche degli alberi morti o morenti. Il mantenimento di una presenza forte in quest’area unita alla diffusione di tali pratiche anche al di fuori dei confini del Parco Nazionale sono una condizione basilare per assicurare anche in futuro la persistenza di questa specie in Italia.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* poco conosciuto; ridotto inadeguato
Popolazione localmente in calo inadeguato
Habitat della specie forse stabile ma poco noto inadeguato
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Martellante e insistente, il canto di questo Picchio “rosso” è in linea con il tipico richiamo emesso da questo gruppo di specie. Utilizzato per delimitare il territorio e anche in funzione di comunicazione con la femmina, risuona più spesso nelle faggete dell’Italia centrale, dove la specie risulta attualmente confinata.