QUATTROCCHI - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliQUATTROCCHI

NOME SCIENTIFICO: Bucephala clangula
 
Semaforo N.C.

Il nome inglese della specie, Common goldeneye, deriva dal colore giallo dell’iride di questa anatra dalla struttura ben tornita. Stretta parente del Quattrocchi d’Islanda, ha l’abitudine di “parassitare” le nidiate di altri individui della sua specie e di altre specie di anatre. Le coppie nascondono con cura il nido dentro cavità naturali degli alberi: ecco perché nel loro ambiente di nidificazione non manca la vegetazione arborea…

Minacce

Il Quattrocchi è preda di numerose altre specie del mondo animale. La specie deve infatti guardarsi, oltre che dall’uomo, da falchi, gufi e aquile. Le femmine e i pulcini possono inoltre essere vittima di orsi, di donnole, visoni, procioni e scoiattoli rossi.

Durante gli atti di parassitismo dei quattrocchi nei confronti di altre specie di uccelli, non è raro che gli anatroccoli vengano uccisi da altre femmine della stessa specie, ma anche da strolaghe e da svassi collorosso, a causa della competizione che si instaura tra loro. Proprio come la Moretta grigia, la specie può inoltre essere minacciata dai livelli molto elevati di contaminanti organoclorurati, sostanze derivate da insetticidi e pesticidi che si accumulano negli ambienti marini e nei tessuti stessi degli organismi animali, come accade a Firth of Forth, insenatura marina della costa orientale della Scozia.

In Danimarca, la caccia al Quattrocchi – come a molte altre specie di Anatidi – è tuttora legale. In Nordamerica, durante gli anni ’70, circa 188.300 quattrocchi vennero uccisi dai cacciatori di anatre. La cifra complessiva rappresenta circa il 4% del numero totale di anatre abbattute nell’area durante quel periodo. Negli stessi territori, alcune popolazioni hanno subito un drastico declino a causa di degrado e perdita di habitat. Sui territori idonei alla nidificazione, le pratiche di deforestazione sono responsabili della diminuzione del numero di nidi e del successo riproduttivo; i territori di svernamento sono invece minacciati dalla canalizzazione dei fiumi, dalla perdita di territori paludosi, dall’inquinamento.

Tanto l’ambiente di nidificazione, quanto quello di svernamento, sono stati in gran parte danneggiati dall’incuria dell’uomo e dall’inquinamento. Un particolare pericolo cui sono esposti i quattrocchi è quello delle piogge acide, che causano la deposizione di particelle acide al suolo e sui bacini idrici. Questo comporta danni a catena per l’intero ecosistema, per esempio sui pesci e sull’altra fauna acquatica che si ritrova a vivere in acque superficiali con un’alta concentrazione di alluminio e, per conseguenza, su tutte le specie che se ne nutrono.