UCCELLO DELLE TEMPESTE - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliUCCELLO DELLE TEMPESTE

NOME SCIENTIFICO: Hydrobates pelagicus
 

Il più piccolo uccello marino europeo, difficilissimo da avvistare, altrettanto da identificare rispetto alle specie “cugine”. Lungo appena 15 cm, presenta colorazioni nerastre, con una evidente macchia bianca posta all’attaccatura della coda. L’Uccello delle tempeste vive e si nutre in mare aperto, costruendo il nido su piccoli isolotti rocciosi. Per questo sono i marinai, storicamente, ad avere avuto gli incontri più ravvicinati con la specie, data la sua abitudine di seguire la scia delle navi, di solito ricca di residui di cibo…

 

Ordine: Procellariiformes  Famiglia: Hydrobatidae

Tra le diverse sottospecie di Uccello delle tempeste che popolano i mari del mondo, è la melitensis  ad essere endemica del Mediterraneo, e distribuita in modo abbastanza omogeneo tra le due sponde del “mare nostrum”. La metà o poco meno della popolazione globale della specie vive e nidifica entro i confini del vecchio continente, anche se questa distinzione risulta particolarmente inappropriata essendo l’Uccello delle tempeste una specie dalle abitudini totalmente pelagiche.

Non solo, infatti, la specie trascorre la maggior parte della propria vita in mare aperto, dove si sposta frequentemente seguendo i livelli di pescosità del mare – e occasionalmente mettendosi sulla scia delle navi di passaggio – ma anche il nido viene costruito in aree che hanno poco a che fare con la terraferma intesa in senso classico. Isole, isolotti, scogli rocciosi, tutte quelle formazioni che abbondano al largo delle coste siciliane e sarde, costituiscono i principali siti di presenza accertata della specie.

Con dimensioni non superiori ai 15 cm di lunghezza, l’Uccello delle tempeste è il più piccolo uccello marino nidificante in Europa. Il piumaggio si caratterizza per una colorazione prevalentemente nerastra, sul dorso, mentre la coda, anch’essa nera e dalla forma tozza, viene messa in risalto dall’ampia striatura bianca posta tra l’attaccatura e il dorso. Evidenti striature bianche sono presenti anche sulle ali, mentre il becco risulta completamente nero e “mimetizzato” nel resto del piumaggio.

Solo durante il periodo della nidificazione è possibile osservare la specie continuamente impegnata in un “pellegrinaggio” tra il mare aperto e la terraferma. Per l’allevamento dei pulcini, infatti, la coppia impiega diverse settimane. Un periodo delicatissimo durante il quale le colonie sono vittima di ogni tipo di predatori, su tutti il famigerato Ratto nero.

Prospettive

La popolazione siciliana è abbastanza abbondante per essere, con tutta probabilità, vitale nel lungo periodo. Anche la popolazione sarda, pure meno consistente, non appare in critiche condizioni di salute, per merito di una produttività particolarmente alta, se raffrontata a quella media riscontrata in altri Paesi d’Europa. Due le macropopolazioni di Uccello delle tempeste che è utile considerare ai fini della determinazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie, al fine di corroborare queste ipotesi con dati accurati su mortalità e successo riproduttivo.

Come detto, la produttività della specie risulta particolarmente alta in Sardegna. Considerando questo parametro, e in assenza di costrizioni dovute alla capacità portante dell’ambiente – cioè senza tenere conto della eventualmente limitata disponibilità di habitat idonei – è possibile stimare in soli 600 individui una Minima Popolazione Vitale (MVP) in grado di autosostenersi nei prossimi 100 anni. Tale MVP andrebbe riaggiornata a 2.000 individui considerando il dato medio nazionale di produttività, fermo a 0,5.

Facendo una ulteriore media tra i dati rilevati a livello italiano ed europeo - con una produttività dunque prossima al 40% – è possibile stimare in circa 3.000 individui (circa 1.000 coppie nidificanti più ulteriori 1.000 individui non ancora riproduttivi) la Minima Popolazione Vitale per entrambe le due isole maggiori. Nel caso della Sicilia, l’entità attuale della popolazione isolana sembra corrispondere a questo valore, da considerare quale FRV. Meno ottimistico lo scenario sardo, anche se i dati di produttività reale – più elevati della media – contribuiscono a mantenere vitale una popolazione pure ridotta e, in linea teorica, abbondantemente al di sotto dell’FRV proposto.

Tra le principali indicazioni di conservazione va annoverata la necessità di assicurare protezione alle colonie più importanti, limitando il disturbo ai siti riproduttivi – pesca e turismo – e monitorando l’effetto dei predatori terrestri (in particolare il ratto nero) procedendo ove necessario a interventi diretti di bonifica dei siti. Nel frattempo, l’eventuale scoperta di nuove colonie, dovrebbe comportare un riaggiornamento delle soglie minime qui proposte: allo stato attuale delle conoscenze, la specie non sembra correre rischi significativi, anche se l’estrema vulnerabilità di molte colonie e l’abbondanza di predatori presso i principali siti di presenza impongono, nel complesso, molta cautela.

Minacce

L’Uccello delle tempeste frequenta lo spazio immediatamente sovrastante la superficie marina. Sorvola le onde a non più di 10 m d’altezza su ampi tratti di mare, e abita prevalentemente la fascia costiera tra litorale e oceano profondo. Per quanto riguarda la sottospecie melitensis , endemica del Mediterraneo, è evidente come la sua distribuzione sia legata, più che alla profondità del mare, all’adeguata disponibilità di cibo, dipendente da vari fattori, tra tutti l’eccessivo sfruttamento da parte delle attività di pesca e il locale inquinamento delle acque.

A terra l’Uccello delle tempeste ritorna solo di notte, e solo in periodo riproduttivo. I nidi sono costruiti soprattutto su isole e isolotti non disturbati, in sottili fessure tra le pietre che compongono inaccessibili pareti rocciose. Particolarmente vulnerabile al disturbo umano, la specie teme fortemente i predatori alati – rapaci e gabbiani – e i predatori terrestri, cani, gatti rinselvatichiti e soprattutto ratti.

Il disturbo ai siti riproduttivi e la predazione al nido rappresentano fattori potenzialmente negativi per la specie. Immaginabile – anche se impossibile da quantificare dato l’attuale livello di conoscenze – è anche un effetto negativo sulla specie a causa dei cambiamenti climatici intervenuti negli ultimi anni nel bacino del Mediterraneo. Auspicabile risulta in ogni caso approfondire le indagini sull’ecologia della specie, nonché aumentare le conoscenze su parametri demografici e riproduttivi.

Tra i dati noti, la produttività media in Sardegna, pari a 0,5 giovani involati per coppia di successo, a fronte di una produttività pari a 0,64. Un successo riproduttivo piuttosto buono se confrontato con quelli riscontrati in altri paesi europei, dove la forbice è compresa tra 0,27 e 0,49 giovani involati per uovo deposto. Al di là dei dati medi, localmente alta risulta l’incidenza dei predatori terrestri, purtroppo diffusi – in particolare il ratto nero – nella maggior parte delle colonie riproduttive della specie.

Stato di salute

Con 430-510mila coppie, l’Europa potrebbe ospitare quasi la metà della popolazione globale della sottospecie melitensis . Di queste, circa 130-150mila nidificano nell’Europa meridionale “comunitaria”, di cui 1.700-2.500 coppie nel nostro Paese, pari a poco meno del 15% della popolazione mediterranea complessiva.

Classificata come “sicura” nell’Ue, la specie è particolarmente protetta in Italia dalla legislazione venatoria vigente. Piuttosto stabile il trend mostrato dalle popolazioni di Uccello delle tempeste negli ultimi 30-40 anni, sia in Europa sia a livello nazionale. Particolarmente evidente – oltre alla popolazione “ufficialmente” nidificante – è un movimento di individui tra Malta e le coste siciliane, come risulta dai dati delle ricatture.

Oggettive restano le difficoltà legate a un censimento accurato e a un monitoraggio preciso delle colonie, per una specie che passa la maggior parte della propria vita in mare aperto. Secondo i dati più aggiornati, in Sicilia dovrebbe nidificare una popolazione di circa 1.000 coppie, particolarmente concentrate a Marettimo, nelle Egadi, ma anche nelle Isole Pelagie, sulle Eolie – per esempio è nidificante storico nell’Isola di Vulcano – e in diverse isole minori, nonché lungo la costa siciliana (Taormina, Acitrezza, Acireale, Capo Murro di Porco).

Significativa, anche se meno numerosa, la popolazione sarda, oggi stimata in 600-700 coppie complessive, probabilmente grazie all’aggiornamento delle informazioni rispetto alle conoscenze della fine degli anni Ottanta, quando il dato rilevato si fermava a 300 coppie. Gran parte di esse dovrebbero essere concentrate nella zona di Alghero e nell’Arcipelago Succitano.

Semaforo

La popolazione siciliana, che ammonta ad almeno 1.000 coppie, sembra abbastanza consistente per autosostenersi nel lungo periodo. Anche quella sarda, seppure abbondantemente al di sotto della soglia di Minima Popolazione Vitale (MVP), sembra allo stato delle cose particolarmente stabile, grazie al successo riproduttivo più elevato della media nazionale ed europea. Ciononostante, la diffusione del ratto nero negli ambienti di nidificazione della specie potrebbe abbassare notevolmente l’idoneità dei siti, e abbattere il successo riproduttivo con conseguenze particolarmente pesanti sull’intera popolazione italiana della specie, e in particolare sulle colonie sarde.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* probabilmente stabile ma poco noto sconosciuto
Popolazione popolazione sarda inferiore all’FRV inadeguato
Habitat della specie probabilmente stabile inadeguato
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Probabilmente è la magnifica isola di Marettimo, nelle Eolie, il luogo migliore per osservare e ascoltare l’Uccello delle tempeste. Qui nidifica il più importante contingente siciliano, con i nidi abilmente ricavati tra le fratture delle rocce. Purtroppo, anche durante la nidificazione, l’Uccello delle tempeste torna a terra solo durante la notte, e si confonde nell’oscurità con il proprio piumaggio nero come la pece.